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2024-06-28
«My Lady Jane»: la serie tv fantasy riscrive la storia reale inglese
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«My Lady Jane» (Amazon Prime Video)
Se, in altre parole, non le fosse stata tagliata la testa a nove giorni appena dalla nomina. Non c'è morte, dunque, non c'è tristezza. Non c'è la vita spezzata di Edoardo, figlio di re Enrico VIII, la tubercolosi e la corsa a formare una linea di successione che potesse garantire alla corona di restare in famiglia. Edoardo VI ha le guance rosee, ritratto di buona salute. Nella testa, la leggerezza dei suoi sedici anni. Jane Grey, sua cugina, è spensierata e felice, innamorata dei libri e della vita di corte così come la descrivono le cronache dell'epoca.
Ma l'epoca, il 1553, non è quello che la giovane ha vissuto. Il sovrannaturale si è infiltrato fra le pieghe della realtà, già trasformata dalla fantasia, dalla finzione. Così, sopra le divisioni religiose realmente esistite, gli sceneggiatori delle serie televisiva - adattamento accurato dell'omonima saga di romanzi young adult - hanno deciso di ricamare un intrico di antipatie e lotte. Nello show, la gente comune, altrimenti detta Verities, vive fianco a fianco con gli Ethians, individui all'apparenza normali, ma custodi invece di un segreto profondo. Sono figure mitologiche, eredi di maghi e stregoni, capaci di trasformarsi in altro da sè. Animali, per lo più, in una mutazione continua verso la quale la società canonica si è sempre mostrata sospetta, intollerante.
Gli Ethians sono costretti a vivere nell'ombra, mistificando la propria natura. «C'è storia, fantasy, satira ed è anche molto sexy. Restituisce una visione femminista della storia, perché Jane era un'eroina tragica e questa serie le dà una seconda possibilità. In realtà, Jane era una ragazza con non molta libertà a causa della sua posizione sociale e intelligenza, e poi uccisa per questo», ha provato a spiegare Emily Bader, attrice scelta come interprete della giovane regina, raccontando come i due mondi di cui sopra collimino nel privato fittizio di Lady Jane, data in sposa ad uno degli Ethians, «Rendersi conto che Guildford ha un pericoloso segreto le permette di guardarlo sotto una luce diversa. Realizza infatti come stia lottando con questo segreto e ciò la rende consapevole della condizione di altre persone», ha detto ancora, sottolineando il proposito della serie, che, come Bridgerton, vorrebbe riscrivere la storia per produrre (anche) una critica del presente, il nostro.
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Riduci
L'impianto narrativo è costruito sullo stesso principio che ha mosso Bridgerton: non la realtà, ma una sua versione alternativa, gli sliding doors, i what if. My Lady Jane, su Amazon Prime Video da giovedì 27 giugno, è il racconto di quel che sarebbe potuto succedere a Lady Jane Gray, giovane nobildonna della dinastia Tudor, se, una volta incoronata regina d'Inghilterra, avesse avuto la possibilità di vivere una reggenza lunga e prolifica.Se, in altre parole, non le fosse stata tagliata la testa a nove giorni appena dalla nomina. Non c'è morte, dunque, non c'è tristezza. Non c'è la vita spezzata di Edoardo, figlio di re Enrico VIII, la tubercolosi e la corsa a formare una linea di successione che potesse garantire alla corona di restare in famiglia. Edoardo VI ha le guance rosee, ritratto di buona salute. Nella testa, la leggerezza dei suoi sedici anni. Jane Grey, sua cugina, è spensierata e felice, innamorata dei libri e della vita di corte così come la descrivono le cronache dell'epoca.Ma l'epoca, il 1553, non è quello che la giovane ha vissuto. Il sovrannaturale si è infiltrato fra le pieghe della realtà, già trasformata dalla fantasia, dalla finzione. Così, sopra le divisioni religiose realmente esistite, gli sceneggiatori delle serie televisiva - adattamento accurato dell'omonima saga di romanzi young adult - hanno deciso di ricamare un intrico di antipatie e lotte. Nello show, la gente comune, altrimenti detta Verities, vive fianco a fianco con gli Ethians, individui all'apparenza normali, ma custodi invece di un segreto profondo. Sono figure mitologiche, eredi di maghi e stregoni, capaci di trasformarsi in altro da sè. Animali, per lo più, in una mutazione continua verso la quale la società canonica si è sempre mostrata sospetta, intollerante.Gli Ethians sono costretti a vivere nell'ombra, mistificando la propria natura. «C'è storia, fantasy, satira ed è anche molto sexy. Restituisce una visione femminista della storia, perché Jane era un'eroina tragica e questa serie le dà una seconda possibilità. In realtà, Jane era una ragazza con non molta libertà a causa della sua posizione sociale e intelligenza, e poi uccisa per questo», ha provato a spiegare Emily Bader, attrice scelta come interprete della giovane regina, raccontando come i due mondi di cui sopra collimino nel privato fittizio di Lady Jane, data in sposa ad uno degli Ethians, «Rendersi conto che Guildford ha un pericoloso segreto le permette di guardarlo sotto una luce diversa. Realizza infatti come stia lottando con questo segreto e ciò la rende consapevole della condizione di altre persone», ha detto ancora, sottolineando il proposito della serie, che, come Bridgerton, vorrebbe riscrivere la storia per produrre (anche) una critica del presente, il nostro.
(Totaleu)
Lo ha detto il Ministro per gli Affari europei in un’intervista margine degli Ecr Study Days a Roma.
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Ed è quel che ha pensato il gran capo della Fifa, l’imbarazzante Infantino, dopo aver intestato a Trump un neonato riconoscimento Fifa. Solo che stavolta lo show diventa un caso diplomatico e rischia di diventare imbarazzante e difficile da gestire perché, come dicevamo, la partita celebrativa dell’orgoglio Lgbtq+ sarà Egitto contro Iran, due Paesi dove gay, lesbiche e trans finiscono in carcere o addirittura condannate a morte.
Ora, delle due l’una: o censuri chi non si adegua a certe regole oppure imporre le proprie regole diventa ingerenza negli affari altrui. E non si può. Com’è noto il match del 26 giugno a Seattle, una delle città in cui la cultura Lgbtq+ è più radicata, era stata scelto da tempo come pride match, visto che si giocherà di venerdì, alle porte del nel weekend dell’orgoglio gay. Diciamo che la sorte ha deciso di farsi beffa di Infantino e del politically correct. Infatti le due nazioni hanno immediatamente protestato: che c’entriamo noi con queste convenzioni occidentali? Del resto la protesta ha un senso: se nessuno boicotta gli Stati dove l’omosessualità è reato, perché poi dovrebbero partecipare ad un rito occidentale? Per loro la scelta è «inappropriata e politicamente connotata». Così Iran ed Egitto hanno presentato un’obiezione formale, tant’è che Mehdi Taj, presidente della Federcalcio iraniana, ha spiegato la posizione del governo iraniano e della sua federazione: «Sia noi che l’Egitto abbiamo protestato. È stata una decisione irragionevole che sembrava favorire un gruppo particolare. Affronteremo sicuramente la questione». Se le Federcalcio di Iran ed Egitto non hanno intenzione di cedere a una pressione internazionale che ingerisce negli affari interni, nemmeno la Fifa ha intenzione di fare marcia indietro. Secondo Eric Wahl, membro del Pride match advisory committee, «La partita Egitto-Iran a Seattle in giugno capita proprio come pride match, e credo che sia un bene, in realtà. Persone Lgbtq+ esistono ovunque. Qui a Seattle tutti sono liberi di essere se stessi». Certo, lì a Seattle sarà così ma il rischio che la Fifa non considera è quello di esporre gli atleti egiziani e soprattutto iraniani a ritorsioni interne. Andremo al Var? Meglio di no, perché altrimenti dovremmo rivedere certi errori macroscopici su altri diritti dei quali nessun pride si era occupato organizzando partite ad hoc. Per esempio sui diritti dei lavoratori; eppure non pochi operai nei cantieri degli stadi ci hanno lasciato le penne. Ma evidentemente la fretta di rispettare i tempi di consegna fa chiudere entrambi gli occhi. Oppure degli operai non importa nulla. E qui tutto il mondo è Paese.
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