2024-08-12
«Musk vuole libertà di parola. Quindi è nella lista dei cattivi»
Il professore di scienza politica, Luigi Curini: «Il piano di Elon funziona, il tasso di partecipazione su X è aumentato. Questo però non piace a chi punta al monopolio dell’informazione».Luigi Curini, è più corretto definirla politologo o sociologo?«Tecnicamente scienziato politico. Ma sono dettagli».Lei insegna all’Università Statale di Milano, ma anche in Giappone...«Visiting professor alla Waseda University di Tokyo».Da ormai otto anni.«Una vita. Trascorro lì due mesi ogni anno».E presumo lei insegni in inglese.«Ho studiato un anno la lingua madre, ma insegnare in giapponese è impossibile».A proposito di inglese, che succede in Regno Unito? Da scienziato della politica ci descrive le forti tensioni che scuotono il Paese? La narrazione ufficiale è che si è scatenata la caccia agli immigrati dopo la diffusione di fake news sul social X. Ma la manifestazione popolare antifascista di qualche giorno fa avrebbe sconfitto i «cattivi». E ora il governo annuncia un giro di vite contro la diffusione delle fake news via social...«Il dato oggettivo è che un figlio di immigrati (la cosiddetta seconda generazione) ha ucciso a coltellate tre bambine inglesi. Sul social X, già Twitter, si è accusato subito l’islam. La reazione di alcuni cittadini è stata indubbiamente orchestrata e coordinata da gruppi di estrema destra. Alcune manifestazioni hanno poi avuto connotazioni razziste. Il governo ha quindi reagito come lei diceva. E questo è il dito. Poi però c’è la luna...»Vale a dire?«Ci sono regioni dell’Inghilterra, da Newcastle a Birmingham, che soffrono l’immigrazione. O meglio, il cosiddetto “proletariato bianco” ne soffre. Quello che JD Vance, il vice di Donald Trump, ha definito “generazione Hillbilly”. Non soffre chi abita nel centro di Londra, che grazie all’immigrazione ottiene servizi alla persona migliori e a un prezzo più basso, ma chi subisce l’arrivo degli immigrati nel suo tessuto urbano ed entra in concorrenza con lui nel mondo del lavoro. Keir Starmer fa solo un generico discorso contro la violenza. Per carità, condivisibile. Il grande Isaac Asimov sosteneva a ragione che questa è l’ultimo rifugio degli incapaci. Ma non si può ricondurre un evento disturbante per la narrazione mainstream a semplice disinformazione via social, dove esistono i buoni che hanno sempre ragione e la destra brutta e cattiva che, per definizione, non ha ragioni. Si trascurano le ragioni vere dietro questo conflitto. Cattivi che non avrebbero ragione di protestare secondo questa narrazione, se non perché manipolati soprattutto sui social media».E qui l’accusa è più specifica. Non i social in particolare, ma la piattaforma X di Elon Musk, peraltro presa di mira anche da Bruxelles perché non in linea con il Digital service act.«I liberali e i libertari dovrebbero essere grati a Musk per aver acquisito il controllo di Twitter. Le motivazioni che possono averlo indotto all’operazione sono le più disparate: non dimentichiamo che tutto nasce da una sua battuta rilanciata su Twitter. C’è la componente egocentrica del ricco annoiato che vuole contornarsi di “nani e ballerine”. Ma anche l’investitore che intravede un’opportunità di profitto su un social in quel momento sottovalutato. Il sentimento di rivalsa verso un certo tipo di narrazione esacerbato da vicende familiari con il figlio transgender. Un sentimento di onnipotenza però unito a un genuino interesse per la tutela del free speech. Insomma, c’è tutto questo. I risultati interessanti sono però di due tipi».Cioè?«Tutte le metriche ci dicono che il tasso di partecipazione è cresciuto. Più commenti e più utenti, più engagement. Più libertà. Anche se i grandi inserzionisti pubblicitari sanzionano tutto questo riducendo gli investimenti. E soprattutto l’invenzione delle cosiddette “community notes” con cui gli utenti valutano - se si vuole essere più precisi, “sanzionano” - con un’informativa i contenuti che non si ritengono veri. Un controllo dal basso che non piace a chi vorrebbe avere il monopolio».Il cosiddetto «capitalismo woke» che abbraccia questo tipo di narrazione ottiene però risultati economici e finanziari pessimi. Perché lo fa, allora?«C’è una differenza fra breve e medio termine. Una sorta di trade off. Gli azionisti (shareholder) di Disney sono scontenti e protestano. Ma il manager si ritiene portatore di interessi più generali, dei cosiddetti stakeholder. Nel breve periodo questa strategia fallimentare rimane quindi sostenibile. Pensiamo all’enfasi su tutta la Corporate social responsibility. Aggiungiamoci il connubio fra capitalismo e politica. Se il Leviatano impone un certo tipo di regolamentazione perché non assecondarlo con la narrazione? Se ne avranno vantaggi alla fine anche economici».Da scienziato della politica le chiedo una riflessione sui motivi che hanno indotto Trump e Kamala Harris a scegliere rispettivamente due vice che sono «più loro di loro». JD Vance è più Trump di Trump e Walz è più Harris della Harris.«Secondo me le ragioni che hanno indotto i due contendenti a fare queste scelte sono diverse, anche se alla fine gli effetti sono gli stessi. Intanto hanno scelto persone fuori dai radar e che provengono da Stati che oggi non sono così swing, cioè in bilico. Trump sceglie Vance in un momento particolare, cioè subito dopo l’attentato quando il competitor era Joe Biden e lui era strafavorito. Sono convinto che se avesse dovuto scegliere oggi il suo vice avrebbe fatto una valutazione diversa. Doveva annunciare la sua definitiva presa del Partito repubblicano con conseguente costruzione di una nuova constituency. Basta con la dottrina neocon, e via con un trumpismo più giovane. La Harris ha scelto un vice ancor più progressista di lei, che però non la mettesse in ombra. Josh Shapiro, potente e stimato governatore della Pennsylvania, aveva organizzato una convention in onore della Harris di grande successo. Ma il pubblico non esaltava che lui. La Harris viene da primarie del 2020 fallimentari. Biden la sceglie perché donna e di colore. Con il ritiro di Biden, di fatto scalzandolo, la Harris riesce ad arrivare alla candidatura senza vincere le primarie. Si aggiunga che Shapiro è di religione ebraica e questo avrebbe potuto irritare la componente pro Pal, mentre Walz sarebbe funzionale all’ottenimento del consenso della componente islamica, forte non solo in Michigan».Se Trump vincesse in Pennsylvania sarebbe presidente. Avrebbe avuto più senso nominare Shapiro. Scelta strategicamente incomprensibile.«Esattamente. Tanto incomprensibile dal punto di vista strategico, quanto chiara invece se si pensa ai risvolti in termini di protezione della sua leadership. Avendo lei fatto le scarpe a Biden, non vuole un vice che le faccia a lei».Terminiamo con Parigi 2024. Mai come questa volta un evento autenticamente sportivo come le Olimpiadi è stato dominato dalla fuffa e sovrastruttura delle polemiche. Si pensi alla cerimonia di apertura, oppure al caso della Senna o della pugile algerina. Ci hanno messo sopra un carico di ideologia sorprendente per oscurare l’aspetto sportivo, e ci sono riusciti. E pure noi ci siamo cascati.«Le Olimpiadi sono lo specchio, ahimè perfetto e non distorto, della società in cui viviamo, caratterizzata da un elevato tasso di polarizzazione affettiva dove tutto diviene politica. E la politica non è che un altro modo di fare la guerra. Tutto viene interpretato attraverso una lente molto ideologizzata. È accaduto esattamente lo stesso tre anni fa quando l’Italia ha vinto gli Europei. Ricordo benissimo le dispute sui giocatori che dovevano inginocchiarsi per la questione Black lives matter, oppure le surreali spiegazioni secondo cui l’Italia vincendo sconfiggeva la Brexit».Ma anche che l’amore degli inglesi per gli Europei di calcio andava letto come rifiuto della Brexit...«Un frame ideologico e interpretativo che polarizza il confronto in maniera tribale. Mi aspetto una cosa del genere alla prima occasione utile anche nel nostro campionato di calcio. Dieci o 15 anni fa non era mica così, però. “Il mondo è andato avanti”, direbbe il pistolero protagonista della saga La torre nera di Stephen King. E non è necessariamente una cosa poi così buona».
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.