2025-01-15
Da Starlink a Tiktok: gli «scoop» anti Elon
Nuove rivelazioni su Musk, che sarebbe pronto a comprare il social cinese vicino al bando negli Usa: lo stillicidio evoca strategie per far saltare tutto. Il passaggio della piattaforma in mani statunitensi cambierebbe radicalmente gli equilibri delle guerre ibride.Una volta ci sta. Due forse significa che c’è un interesse particolare. L’agenzia Bloomberg, fondata dall’omonimo imprenditore, sindaco di New York e politico dem, torna a interessarsi di Elon Musk. La prima volta si è trattato di un lancio all’indomani del blitz di Giorgia Meloni a Mar-a-Lago. Titolo: accordo tra governo italiano e Starlink sui satelliti. Importo 1,6 miliardi di dollari. Pur non essendo uno scoop (la notizia della trattativa era vecchia) né una rivelazione puntuale (nessun accordo è ancora stato firmato), il lancio di agenzia ha sollevato un enorme polverone. Il risultato è stato forse più un problema per la Meloni che per Musk, il quale ha gioito semi confermando la notizia. È chiaro però che il retro pensiero era quello di sollevare il tema del monopolio dei satelliti. Così, ieri, l’agenzia è tornato su Musk, segnalando la possibile trattativa in corso per l’acquisto di Tiktok da parte del magnate di Tesla. I cinesi, attuali proprietari della piattaforma, che deriva da una originaria app musicale, hanno diffuso una nota per smentire la notizia. Anche in questo caso Bloomberg ha però cercato di lanciare un sasso in uno stagno. Non sappiamo se la fonte della notizia miri a far saltare una eventuale operazione. Che in realtà potrebbe essere in atto, al di là delle smentite.Lo scorso aprile l’amministrazione di Joe Biden aveva firmato un ordine con l’intento di imporre a Bytedance, la società proprietaria di Tik Tok, la vendita o la chiusura entro fine gennaio di quest’anno. Le motivazioni? La possibilità che l’app venga utilizzata per spiare gli utenti americani. Eventualità molto probabile nonostante le varie e numerose smentite dei cinesi. Dieci giorni fa, la Corte suprema ha sentito i legali di Tiktok, i quali si sono opposti alla cessione perché violerebbe il primo emendamento. La sentenza potrebbe arrivare venerdì, anche se è difficile aspettarsi un parere distante da quanto ha già affermato la Casa Bianca. Sui temi di sicurezza nazionale storicamente i giudici non vanno mai a disallinearsi. Per questo motivo sia i cinesi sia i giudici attendono l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. Il tycoon negli ultimi quattro anni sembra aver cambiato idea. Da fervente anti Tiktok, si è trasformato in un mediatore probabilmente non volendo intestarsi la chiusura di un social. Che negli Usa vanta 120 milioni di utenti. Più di X (che ne ha 106) e un po’ meno di Instagram (che ne vanta circa 160). In questa fase di delicate decisioni si inserisce il lancio d’agenzia di Bloomberg. Infatti spetterà a Trump decidere se dare seguito alle decisioni di Biden e al tempo stesso convincere i cinesi a vendere a operatori americani. Uno di questi sarebbe sicuramente Musk. Sia per le capacità finanziarie sia per la strategia. I due social (X e Tiktok) sono complementari e se si sommassero gli utenti, anche togliendo un 30% di probabili sovrapposizioni, si arriverebbe a un numero complessivo superiore a quelli di Instagram. Avere un tale ventaglio significherebbe per Musk profilare la gran parte degli americani e la quasi totalità di quelli con il diritto di voto. Senza contare che la raccolta dei dati sottostanti Tiktok sarebbe una ulteriore spinta allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale sulla quale si concentrerà lo scontro tra gli schieramenti della ex Silicon Valley. Sam Altman è il patron di Openai, quello che dopo aver raccolto miliardi per sviluppare l’Intelligenza artificiale sotto l’ombrello della beneficenza ha deciso di fare i soldi annunciando la trasformazione da società non profit a profit. Prima aveva la protezione dem per gestire un racconto fasullo attorno a un business in grado di cambiare la società. Adesso l’aria è cambiata e Musk avrebbe già messo al lavoro gli avvocati perché scrivano un ordine esecutivo presidenziale per punire chi vuole fare il passaggio da non profit a profit. Una batosta per Altman e per tutta la filiera che ha comandato la Casa Bianca e la ex Silicon Valley fino a oggi. La filiera che fa capo a Barack Obama. Piaccia o no, dietro a Musk e a Peter Thiel (fondatore di Paypal e di Palantir) si sta formando la filiera che svilupperà il mondo nel prossimo ventennio. E le capacità tecniche ci sono eccome. Speriamo che non si infilino in un monopolio uguale e opposto da quello che sostenne Obama nelle elezioni del 2009. Se i dati di Tiktok, ad esempio, venissero usati per profilare i votanti Usa, potremmo dire di aver riavvolto la pellicola e basta. Al contrario un Tiktok di proprietà americana potrebbe invertire la rotta sugli strumenti di guerra ibrida. Basta guardare la mappa degli utenti. Tiktok è usato da 157 milioni di persone in Indonesia, 105 in Brasile, 77 in Messico, oltre 50 in Pakistan, 50 nelle Filippine e in Russia. Intorno ai 40 milioni in Paesi come la Turchia, l’Iraq, il Bangladesh e l’Egitto. A scendere negli altri Paesi arabi. Numeri importanti e geograficamente diversi da quelli di X. Pechino ha sviluppato la sua app con il chiaro intento di far correre sulle immagini di Tiktok gli esperimenti di guerra ibrida. La capacità di utilizzare la propaganda per i gruppi estremisti dell’islam, terroristi compresi. L’abbiamo visto negli ultimi anni di guerra a Gaza e in Medio Oriente. Ma anche in numerosi altri Paesi asiatici. Non sarà facile immaginare che la Cina rinunci a tale capacità d’influenza. Che cosa chiederà in cambio? Ha la forza di trattare con Trump? Il terreno su cui ci sarà il tira e molla è l’Europa, destinata a essere un vaso di coccio tra pilastri di cemento?Non sappiamo. Forse nel breve capiremo gli sviluppi finanziari della trattativa attorno a Tiktok, gli sviluppi sulla guerra ibrida sono invece avvolti nella nebbia e solo poche persone vedono i contorni netti.
Simona Marchini (Getty Images)