2025-07-20
Mr. Expo rintanato: stillicidio o dimissioni?
Attilio Fontana (Imagoeconomica)
Sabato domestico per Sala, alle prese con mille dubbi in vista del consiglio comunale di domani. Quasi tutta la sinistra l’ha mollato, lo difendono solo correnti, partitini e il governatore lombardo Fontana. La Sardone: «Non ha più una maggioranza».Un sabato di riposo, se riposo si può chiamare, quello di Beppe Sala, che ieri è rimasto a casa dopo aver dedicato gli ultimi giorni a una serie incessante di incontri con i partiti che compongono la sua maggioranza e in attesa del consiglio comunale di domani, lunedì, quando spiegherà in aula la sua posizione rispetto all’inchiesta che lo vede indagato. Potrebbe anche decidere di far saltare il banco, Sala, dimettendosi ed evitando quello che, qualsiasi siano gli sviluppi dell’inchiesta, si preannuncia un calvario politico e anche personale. Le richieste di arresto della Procura nei confronti di altri indagati pendono come una spada di Damocle sul futuro della giunta guidata da Sala. Si sa come funziona, in questi casi: un verbale di interrogatorio passato ai giornali, una rivelazione inedita e ogni giorno scoppia una grana, ogni giorno una pena, ogni giorno una prima pagina. Dimettendosi, Sala avrebbe poi 20 giorni di tempo per ritornare sui propri passi e pure per capire davvero se il centrosinistra è disposto a sostenerlo fino in fondo, naturalmente a patto che ci siano «innovazione e cambiamento», come chiesto da Elly Schlein nella nota di «vicinanza» assai tiepida diramata l’altro ieri. Del resto, il Pd non ha mai amato Beppe Sala e i motivi sono comprensibili: il sindaco non è un iscritto dem, nel 2022 ha dichiarato di votare per il Pd in quanto suo «partito di riferimento», aggiungendo però che «probabilmente» non avrebbe mai «preso la tessera». Per Elly Schlein, politicamente parlando, Sala è un bel problema: il M5s è carico a pallettoni e chiede a gran voce le dimissioni, mentre il centrodestra predica garantismo ma razzola azzannando. La linea dettata dalla comunicazione di Palazzo Chigi, «Sala deve andarsene non perché è indagato ma perché è inadeguato», viene seguita non senza difficoltà e con clamorose sbavature (chiamiamole così) come quelle del consigliere comunale di Fdi Enrico Marcora, che ha pubblicato (per poi rimuoverlo dopo pochi minuti e, immaginiamo, ruvidi messaggi di rimprovero) un post sui social che ritrae il sindaco in tenuta da carcerato e con la palla al piede e i calzini arcobaleno. Un caso isolato, certo, ma anche il segnale che Fdi non ha alcuna intenzione di mollare l’osso e, dunque, la pressione sul sindaco è destinata ad aumentare ora dopo ora, giorno dopo giorno. Lo stesso Angelo Bonelli, co-leader di Avs, avverte: «È importante che la magistratura faccia chiarezza. In questo modo il sindaco potrà chiarire la correttezza del suo operato. Ma noi chiediamo», sottolinea Bonelli, «discontinuità nelle politiche urbanistiche, stop al consumo di suolo e riqualificazione ambientale e sociale delle periferie».A difendere sinceramente Sala restano così un po’ di Pd lombardo, Azione, Italia viva e il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana: «Beppe Sala deve rimanere al suo posto», dice Fontana a La Stampa, «è sbagliato dimettersi per un avviso di garanzia. Io sono dell’opinione che nessuno debba dimettersi preventivamente perché è una cosa contraria ai principi dello Stato di diritto, la presunzione di innocenza è una garanzia fondamentale per ogni cittadino. Se si blocca l’edilizia a Milano, e uno dei rischi della paura generalizzata che si sta diffondendo è proprio questo», aggiunge Fontana, «a pagarne le spese saranno l’economia di Milano e della Lombardia». Assai meno diplomatica la posizione del vicesegretario della Lega, Silvia Sardone, europarlamentare e consigliere comunale a Milano: «Se il Pd e Sala pensano di risolvere tutto facendo dimettere Tancredi», dice la Sardone alla Verità, «e usandolo come capro espiatorio, allora non hanno capito assolutamente nulla. Quel passo indietro non basta per affrontare un problema ben più ampio: Sala non ha una maggioranza che lo sostiene sulle grandi scelte per il futuro della città. Inoltre, dopo anni possiamo dirlo chiaramente: non è certo l’inchiesta ad aver bloccato Milano. I milanesi non ricordano un solo progetto di qualità prodotto dalla giunta Sala. Anzi», aggiunge la Sardone, «lo ricorderanno solo per piste ciclabili rifatte persino tre volte, come successo in corso Buenos Aires, o per le deprimenti piazze di urbanistica tattica, un vero insulto alla capitale del design. Senza contare i disastri conclamati sul fronte della sicurezza, dove Milano da anni primeggia per reati e delinquenza».Il centrodestra punta a riconquistare Milano il prima possibile, il centrosinistra spera di non andare avanti per ben due anni, ovvero esattamente il tempo che resta fino alle prossime elezioni politiche, con il bastone-Sala tra le ruote: mai come in questo caso le convergenze parallele si allineano contro il sindaco di Milano. Cosa frulla nella sua testa lo sa solo lui, cosa gli stanno suggerendo i suoi avvocati pure: ricordiamo sempre che per chi è coinvolto in una inchiesta restare al proprio posto vuol dire esporsi a qualsiasi genere di sviluppo giudiziario. Cosa farà, il sindaco? Sbilanciarsi in pronostici è praticamente impossibile, ma l’unica cosa certa è che, se deciderà di andare avanti, Beppe Sala ha davanti a sé un percorso lastricato di ostacoli alti quanto grattacieli.
lUrsula von der Leyen (Ansa)