2025-06-27
Mps ha tutto pronto per Mediobanca. Che prepara le difese
Il palazzo che ospita la sede di Mediobanca in piazzetta Enrico Cuccia a Milano (Ansa)
Dal cda di Siena via libera all’aumento di capitale per l’Ops. Banca Ifis al 52,3% di Illimity. Punta al 90% e oggi si chiude. Montepaschi ha preparato le munizioni per l’attacco a Mediobanca. Il consiglio d’amministrazione ha dato il via libera all’aumento di capitale da 2,23 miliardi finalizzato all’Ops su Piazzetta Cuccia. L’obiettivo è quello di creare un «campione bancario nazionale» nel campo del credito. In realtà si tratta di un terremoto che potrebbe spostare gli equilibri della finanza italiana. A guidare le danze non sarebbe più la creatura fondata 80 anni fa da Enrico Cuccia ma una nuova governance organizzata attorno alla figura di Francesco Gaetano Caltagirone, grande azionista, insieme con il Tesoro, del gruppo senese. Più defilati gli eredi Del Vecchio che, secondo indiscrezioni raccolte da Il Sole 24 Ore, vorrebbero monetizzare gli utili miliardari nascosti in pancia a Delfin, la cassaforte di famiglia. Fra queste spiccano proprio le partecipazioni in Mps, Mediobanca, Generali e Unicredit. Vendere queste azioni, che valgono una trentina di miliardi, renderebbe certamente più facile la divisione dell’eredità di Leonardo Del Vecchio, scomparso tre anni fa.Mps nel proporre l’Ops su Mediobanca si aggrappa a un’idea nobile: creare un polo finanziario in grado di rispondere ai bisogni del Paese, di sostenere famiglie e imprese, e - implicitamente -di restituire al Monte un ruolo da protagonista dopo anni passati a rimettere insieme i cocci.Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, cerca di opporsi e questa mattina presenterà l’estensione del piano industriale portandolo dal 2026 al 2028. Promette un forte innalzamento dell’utile e quindi del dividendo purché i soci non accettino la proposta di Mps. Sicuramente aderiranno il gruppo Caltagirone che possiede il 9,9% e Delfin con il 19,9%. Un po’ più incerte le scelte delle casse previdenziali guidate da Enpam (medici), che complessivamente controllano il 5%. Il 51% è ancora lontano ma il cambio di governance sarebbe solo rimandato: al rinnovo del consiglio di Mediobanca del prossimo anno, Mps avrebbe la possibilità di presentare la sua lista.Ma questo non è solo un affare industriale. È una partita di potere, e, come sempre in Italia, quando si toccano le leve strategiche del credito i salotti si scaldano, gli equilibri si spezzano, gli alleati diventano neutrali e i neutrali pensano alla ritirata.La banca fondata da Ennio Doris, oggi guidata da Massimo, ha il 4,45% di Mediobanca compresa la partecipazione che fa capo direttamente alla famiglia. La quota fa parte del patto di consultazione che raccoglie complessivamente più dell’11% di Mediobanca. Per 25 anni è stata un’alleanza tranquilla nata per il private banking con Banca Esperia.Dopo un po’ di anni il divorzio. Consensuale e senza veleni. Ma i tempi sono cambiati. E Banca Mediolanum - fresca di un bilancio 2024 record, utile da 1,1 miliardi, crescita del 10% nel primo trimestre 2025 - non ha alcuna voglia di farsi trascinare nella guerra tra Siena e Piazzetta Cuccia. Il governo fa chiaramente il tifo per Mps e la famiglia Berlusconi è grande azionista della creatura fondata da Ennio Doris. Qualunque scelta a favore o contro l’Ops verrebbe letta in chiave politica come riflesso telecomandato da Forza Italia. Meglio lasciar perdere. Ufficialmente, nessuna decisione è stata presa, e il Cda - almeno per ora - non ha il dossier all’ordine del giorno. Ma tra le righe il messaggio è chiaro: Banca Mediolanum vuole restare leggera, liquida, indipendente. E sganciarsi da una battaglia che potrebbe diventare velenosa, polarizzante, tutt’altro che tecnica.L’uscita dell’istituto guidato da Massimo Doris (che ha già declassato la quota a partecipazione non strategica nel 2020) sarebbe un colpo simbolico fortissimo per il fronte Mediobanca. Dopo la cessione del 20 giugno da parte di Vittoria assicurazioni, il patto è sceso all’11,6%. Se anche Mediolanum decidesse di uscire il messaggio sarebbe uno solo: il salotto buono è stanco, e chi può si alza dal tavolo prima che i bicchieri vadano in frantumi.Si avviano, invece, al successo le altre operazioni in corso. Innanzitutto Banca Ifis che ha raggiunto il 52,3% di Illimity, l’istituto fondato e diretto da Corrado Passera. L’Opas si chiude oggi e il cda di Banca Ifis ha annunciato un aumento del prezzo del 5% se le adesioni andranno oltre il 90%.Verso il successo anche l’Ops di Bper su Banca Popolare di Sondrio. Unipol ha annunciato che aderirà all’offerta apportando il suo 20% nell’istituto valtellinese. Una manovra giocata in casa considerando che il gruppo bolognese possiede il 20% di Bper.
lUrsula von der Leyen (Ansa)