2022-02-17
Mps senza certezze mentre Mussari dà un movente al suicidio di Rossi
Dubbi sull’entità dell’aumento di capitale. Il Monte sta anche valutando la richiesta di danni per Antonveneta. L’ex presidente alla Commissione d’inchiesta: «C’era un clima terribile. Ma quei biglietti non sembrano suoi».Il 4 marzo ricorreranno i 550 anni dalla fondazione del Monte dei Paschi di Siena. E ancora il futuro della banca più antica del mondo non è chiaro, né certo. Martedì scorso l’agenzia Bloomberg ha rilanciato l’ipotesi di un aumento di capitale da 3,5 miliardi - rispetto ai 2,5 previsti dal piano - ma l’istituto ha subito gettato acqua sul fuoco definendole «indiscrezioni che non trovano alcun fondamento in iniziative avviate dalla banca». In ogni caso il Mef rischia di dover mettere mano al portafoglio in attesa di scendere dal Monte, operazione che ha il compito di agevolare il neo ad Luigi Lovaglio, arrivato da pochi giorni al posto di Guido Bastianini accompagnato alla porta dallo stesso azionista di maggioranza. Lovaglio ha scritto una lettera ai dipendenti per assicurare che garantirà «alla banca e alle sue persone un futuro fatto di certezze», consentendo così di «diventare più attraenti anche per gli investitori». Nel frattempo, si è però aggiunta la notizia pubblicata sempre martedì da La Stampa secondo cui Mps valuta in «almeno» 1,3 miliardi i danni causati dal cda e dal collegio sindacale in carica nel 2007/2008, in relazione all’operazione Antonveneta. E chiede di essere risarcita della somma «maggiorata di interessi e rivalutazione» ai membri del consiglio in carica all’epoca. Il passato ritorna, anzi non sembra mai andato via visti gli effetti che il «peccato originale» - ovvero l’acquisto dell’istituto padovano nel novembre 2007 - ha avuto sul tracollo del gruppo senese. Dal passato è tornato ieri l’ex presidente prima della Fondazione e poi della banca, Giuseppe Mussari, tra i destinatari della lettera citata da La Stampa, che è stato ascoltato per quasi quattro ore dalla commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi, l’ex capo comunicazione di Mps deceduto il 6 marzo 2013 dopo essere precipitato dalla finestra del suo ufficio. Un’audizione importante. Non solo perché Mussari, protagonista del blitz Antonveneta e dell’inchiesta giudiziaria ha rotto il suo silenzio dopo dieci lunghi anni durante i quali si è ritirato in Calabria dove ha ricominciato a svolgere l’attività di avvocato. Tra squarci di quell’operazione costata oltre 9 miliardi, l’audizione si è concentrata soprattutto sul legame tra Mussari e Rossi. Sul livello di confidenza che c’era tra i due anche al di fuori del lavoro. Fino alla domanda cruciale, ovvero se la morte di Rossi sia da classificare come suicidio. L’ex banchiere ha esordito citando due testi scritti, un brano di una lettera inviata pochi giorni dopo la tragedia dallo stesso Mussari alla vedova di Rossi, Antonella Tognazzi, e un passaggio dell’interrogatorio reso da Rossi dopo la perquisizione del febbraio 2013. «David Rossi era un fratello, un amico. Lo feci assumere perché nel suo lavoro era il più bravo di tutti». E ancora: «Non gli ho mai confidato nulla, ma se c’era bisogno di un amico, lui c’era». Che idea si è fatto su questa vicenda?, ha poi chiesto un membro della commissione. «Per me quello che dice Antonella è un vangelo», ha cominciato a rispondere Mussari. «Non posso rimanere indifferente e non posso che stare dalla loro parte ignorando le ragioni che li muovono, ci sono per scelta ontologica, per essenza della mia natura in relazione al rapporto che avevo con David, non posso stare da un’altra parte. Quando avrò la forza per affrontare direttamente questa cosa, e quindi le carte, sarò felice di darvi la mia opinione. Ma a prescindere dalla mia opinione, io di là devo stare ma non perché me lo ha ordinato il medico, ma perché la mia natura sta là». Alla domanda cruciale - «Lei pensa che Rossi non si sia suicidato?» - Mussari di fatto non ha risposto, ribadendo solo che «se Antonella sta di là io sto di là perché David mi avrebbe immaginato di là. E questo a prescindere dalle ragioni di Antonella». Chi in Commissione si aspettava dall’ex presidente una prova o una posizione netta a conferma dei sospetti su un presunto omicidio è quindi rimasto deluso. Certo, Mussari ha detto di non riconoscersi nei biglietti di addio scritti da Rossi («Quello non era il suo modo di esprimersi. Vorrei che si leggesse la prefazione del catalogo di una mostra svoltasi in quegli anni a Siena su Corto Maltese che avevamo scritto a quattro mani per capirlo») ma più volte nel corso dell’audizione lo stesso ex presidente ha raccontato il «clima terribile» nei mesi precedenti alla morte di Rossi, «per ogni cosa si era individuato un responsabile che ero io, prima che i processi si svolgessero». Ha parlato di «processo mediatico», di «un contesto di odio che si generava quotidianamente», sottolineando che «i fatti di quei mesi oggi sono incomprensibili. Quella tensione, quella modifica dell’ordinato vivere civile non potete immaginarla». Proprio quel clima, quel contesto così drammatico in una città già molto particolare per il suo legame simbiotico con la banca, rappresenta un valido movente per il suicidio di Rossi. Che, tra l’altro, Mussari ha visto per l’ultima volta a dicembre 2012. I tre mesi successivi, per l’amico David, saranno i più sofferti.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.