2022-04-25
Quando l'industria lombarda dominava cieli e strade
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Enrico Piaggio e la Vespa nel 1962 (Getty Images)
L'industria motociclistica italiana derivò in molti casi da quella aeronautica. La riconversione postbellica e l'origine dei progettisti segnò il forte legame tra i due settori. Da Piaggio a Guzzi ad Aermacchi e Caproni.La storia di tre case motociclistiche lombarde oggi quasi dimenticate: Sertum, Rumi e Mi-Val, che nella loro breve esistenza interpretarono al meglio la qualità Made in Italy. Lo speciale contiene due articoli.C'è un profondo legame storico tra le aziende motociclistiche e quelle aeronautiche. Non soltanto per la provenienza dei suoi fondatori, come nel caso di Giorgio Parodi per la Moto Guzzi, ma soprattutto a causa delle limitazioni alla produzione di velivoli inflitte alle nazioni sconfitte dalle guerre. In Italia fu il caso di aziende come Aermacchi, che produrrà veicoli industriali e moto dal 1945 fino al 1972, di Fiat Aviazione, nata nel 1908 e che riprenderà il settore negli anni Cinquanta (per poi divenire Aeritalia e quindi Avio), e lo stesso accadde all'estero, in Germania con Bmw e Messerschmitt, e anche in Giappone con la conversione all'elettronica e alle produzioni per la mobilità di Mitsubishi (costruttore di caccia) e della Kawasaki (motori aeronautici e bombardieri).Il collegamento tra ali e ruote esiste da sempre, a cominciare dai fratelli Wright che furono costruttori di biciclette, il cui marchio esiste ancora oggi. Un legame che ha portato a invenzioni uniche ci ricorda la storia di Rinaldo Piaggio, che nel 1924 acquistò lo stabilimento della Costruzioni meccaniche nazionali (Cmn) di Pontedera, e nel 1926, quando fondò la Società Anonima Navigazione Aerea. Alla sua morte, nel 1938, il figlio Armando ereditò gli stabilimenti liguri di Finale Ligure e Sestri, mentre Enrico Piaggio quelli toscani di Pontedera e Pisa. Il primo, impegnato nella costruzione di bombardieri, riprenderà nel secondo dopoguerra a fare aeroplani, mentre Enrico produrrà la Vespa proprio grazie alla mente e all'esperienza aeronautica dell'ingegner Corradino d'Ascanio. In mezzo, l'era del colonialismo portò Piaggio a fare autocarri, teleferiche, serramenti, ma anche a creare la Omao (Officine meccaniche Africa orientale), con stabilimenti ad Addis Abeba e Gura, in Etiopia, proprio per le riparazioni e le costruzioni aeronautiche. E fu sempre a causa del divieto post bellico di realizzare aeroplani che Domenico Agusta, figlio del conte Giovanni, fondatore dell'azienda, nel 1945 decise di creare le officine Meccaniche Verghera, dando così vita al marchio MV Agusta. Nel secondo dopoguerra, primi anni Cinquanta, allentate le limitazioni industriali, nel capoluogo lombardo nacque l'Aviamilano Costruzione Aeronautiche, che con a capo l'ingegner Stelio Frati costruirà alcuni modelli di aeroplani da turismo e scuola – il più diffuso il P.19 Scricciolo dell'ingegner Preti – ma l'azienda divenne celebre soprattutto per lo F.8 Falco, unico aeromobile a vincere il premio Compasso d'oro nel 1960. La produzione del Falco passò quindi alla Aeromere (Aero-Caproni) di Trento, che produsse anche moto tra il 1946 e il 1964, come il celebre Capriolo, una monocilindrica di diverse cubature. Nel 1964 Aeromere fu acquisita da Laverda, che tentò fino al 1968 di rilanciare anche la produzione aeronautica con il Laverda Super Falco, del quale furono realizzati soltanto 20 esemplari.La condivisione di tecnologie tra i due settori spazia da talune caratteristiche dei motori, come il rapporto peso-potenza e il raffreddamento ad aria, ai telai realizzati in elementi metallici tubolari e oggi spesso fatti in materiali compositi. Furono di derivazione motociclistica le ruote dei primi carrelli d'atterraggio, furono impiegati elastici per le sospensioni di entrambe le invenzioni e si utilizza spesso la medesima tecnologia per smorzare le vibrazioni dei motori. Infine, nel pilotaggio di aeroplani, specialmente se piccoli, e motociclette, servono equilibrio e lungimiranza, visione periferica e una buona coordinazione manuale. Insomma che ci si trovi seduti su una sella oppure su un seggiolino si ha molto in comune.