2022-12-23
Mosca insulta lo Zelensky d’America: «È il figlio di p... dell'Occidente»
Volodymyr Zelensky e Joe Biden (Ansa)
Il presidente ucraino (che a febbraio incontrerà i vertici Ue) ha ottenuto da Joe Biden altri soldi e nuove armi ma avrebbe voluto pure i missili a lunga gittata. E mentre il Cremlino attacca Kiev, Vladimir Putin parla di negoziati.L’«uomo dell’anno» incassa milioni e armi e torna in Patria, lasciando negli Usa un presidente che ha soddisfatto quasi tutte le sue richieste e fa, invece, fatica a negargli ulteriori concessioni che favorirebbero l’escalation con la Russia. Volodymyr Zelensky esce vittorioso dal vertice americano, mentre Joe Biden appare in difficoltà. Il presidente Usa arranca, tentando di bilanciare gli aiuti alla resistenza ucraina con la necessità di evitare che Mosca percepisca l’invio di armi come un crescente coinvolgimento degli Stati Uniti e della Nato nella guerra.Già la concessione dei Patriot è stata letta proprio in questo modo dal Cremlino, ora però Zelensky, perennemente insoddisfatto, continua ad alzare la posta. Al leader ucraino, infatti, non basta la batteria di Patriot ottenuta, ma ne vorrebbe altre, come specificato durante l’incontro con Biden. «Mi dispiace, ma siamo in guerra», ha fatto notare al capo della Casa Bianca a supporto dell’ulteriore richiesta. Biden è riuscito a dire di no almeno all’idea di fornire sistemi a lunga gittata, ben sapendo quali potrebbero essere le conseguenze di tale scelta.La delegazione ucraina avrebbe, infatti, chiesto nuovamente missili a lunga gittata e, dunque, a elevata capacità offensiva, i cosiddetti Atacms, vale a dire i più potenti e sofisticati missili terra-aria che l’esercito americano abbia attualmente a disposizione.Gli Stati Uniti, sul punto, resistono: con quel tipo di missili, l’esercito ucraino sarebbe in grado di colpire molto in profondità il territorio russo e la reazione di Mosca non si farebbe attendere contro chi li fornisce. Zelensky ha saputo incassare anche i soldi, e tanti. Biden ha annunciato che 1,8 miliardi di dollari verranno forniti per la sicurezza dell’Ucraina, mentre il Congresso - davanti al quale Zelensky ha tenuto un accorato discorso per convincere anche i più scettici, che non mancano soprattutto tra i repubblicani - si appresta ad approvare un budget che prevede altri 45 miliardi di dollari così suddivisi: 20 miliardi in aiuti militari e fondi per ristabilire l’arsenale del Pentagono, impoverito dall’invio di armi a Kiev; 6,2 miliardi per rafforzare la presenza Usa sul fianco orientale della Nato; altri fondi per sostenere l’economia e i rifugiati.Chi si aspettava che, in cambio, Zelensky si mostrasse più propenso a sedersi al tavolo della pace, ha fatto male i conti. Le condizioni per le trattative non sono state l’argomento principale per la visita a Biden, anzi il concetto di «pace giusta», più volte ripetuto da entrambe le parti, sembra essere sempre più cristallizzato sulla indisponibilità dell’Ucraina a discutere dell’assetto territoriale. «Non so cosa sia la pace giusta. Per me, come presidente, significa: nessun compromesso sulla libertà, la sovranità e l’integrità territoriale del mio Paese», ha detto il leader ucraino. Alla Crimea, e a come il suo ritorno in seno a Kiev costituisca un obiettivo non realistico, non si è fatto cenno. Insomma, l’uomo più potente del mondo, il presidente Usa, sembra completamente soggiogato da Zelensky e totalmente incapace di dirigere quella «exit strategy» che pure, secondo molti indizi, gli Stati Uniti vorrebbero mettere in atto.Ovviamente la visita ucraina a Washington, ma soprattutto le generose concessioni americane a Kiev, non hanno mancato di irritare Mosca. Già in risposta all’invio dei Patriot, Putin si era dichiarato pronto a dispiegare i missili balistici intercontinentali Sarmat, fiore all’occhiello dei nuovi programmi militari russi e a migliorare il programma nucleare. Ieri Putin ha ribadito che la Russia troverà «un antidoto» ai missili Patriot statunitensi in Ucraina. Nonostante questo, ha ripetuto ancora una volta che «tutte le guerre finiscono con i negoziati e noi non abbiamo mai rifiutato», mentre ha accusato il governo ucraino di «essersi proibito di negoziare».Toni alti sono stati anche quelli della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha definito Zelensky «il figlio di puttana dell’Occidente». Parole forti, che fanno riferimento al fatto che la Russia ritenga Zelensky, come chiarito ancora dalla Zakharova lo «strumento dell’Occidente contro il nostro Paese». Ma il presidente ucraino ha in animo di stringere sempre di più quei rapporti «contestati», tanto che di ritorno dagli Stati Uniti ha incontrato il collega polacco Andrzej Duda all’aeroporto di Rzeszow, nell’ovest della Polonia. «Abbiamo discusso di piani strategici per il futuro, relazioni bilaterali e interazioni a livello internazionale per il 2023», ha commentato Zelensky, ringraziando Duda «per il fermo sostegno della Polonia e dei suoi cittadini nei confronti degli ucraini».Non solo. Il prossimo 3 febbraio, a Bruxelles, si terrà il vertice Ue-Ucraina, con Zelensky invitato a parlare nella capitale d’Europa. Il vertice non sarà con tutti i leader dei 27 Stati membri, ma ci saranno i presidenti del Consiglio europeo, Charles Michel, e della Commissione europea, Ursula von der Leyen. La presenza a Bruxelles del presidente ucraino ancora non è confermata, ma non è difficile immaginare che, se sarà presente, chiederà ancora aiuti. I rappresentanti della Ue, invece, porranno forse il problema delle conseguenze della guerra, sul piano economico, energetico e della ricostruzione, al centro del summit.Intanto, ha attirato l’attenzione internazionale l’incursione della nave russa Akademik Pashin nel Canale di Otranto, in Puglia. I satelliti hanno rilevato che l’imbarcazione di Mosca è rimasta ferma per diverse ore sopra a un punto sensibile, quello in corrispondenza delle tubature del Tap, che costituisce una delle principali fonti di gas alternative a quello russo. La Akademik Pashin, pur essendo una nave-cisterna, in passato sarebbe stata usata per condurre attività di spionaggio.
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