True
2021-08-19
Un morto, due stupri, droga e alcol. Ma il maxi raduno illegale continua
Al terreno occupato, 35 ettari coltivati a grano a un tiro di schioppo dal lago di Mezzano, nella dispersa campagna di Valentano, paesello medievale con scarse 3.000 anime, si accede da tre diverse direttrici: Viterbo, Grosseto e Siena. Da lì, tra il 13 e il 14 agosto, sono passati indisturbati tir carichi di casse audio per migliaia di watt, carovane di furgoni e di automobili partite da tutta l'Europa. E, così, quel lembo di terra arsa e impolverata della Tuscia si è trasformata nello Space Travel, uno dei più grandi rave party della storia d'Italia. Ma anche in uno dei peggiori pasticci della storia dell'ordine e della sicurezza pubblica del Paese. Un ragazzo, Gianluca Santiago, morto per una overdose e finito in un lago, probabilmente una seconda vittima, colpita da arresto cardiaco, la cui notizia non viene confermata da alcuna fonte ufficiale ma che è finita sui siti di tutti i quotidiani online, due stupri denunciati in ospedale, cinque giovani ricoverati in coma etilico, uno dei quali positivo al Covid. E perfino il parto di una bambina, con la mamma che al nono mese di gravidanza non si è fatta scrupoli pur di raggiungere il rave. Questo è ciò che è accaduto finora nel non luogo scelto per l'assembramento di tekno non stop alimentato da giornate alcoliche, farmaci e droga sintetica. Ma a far tremare le istituzioni, che hanno convocato il Comitato della sicurezza al Viminale, è quello che potrebbe ancora accadere fino al 23. Perché, se da una parte è vero che degli stimati 10.000 partecipanti una buona fetta è ripartita dopo aver azzerato le proprie scorte di denaro, di alimentari e di droga (nei giorni successivi la quota sarebbe scesa tra le 6.000 e le 8.000 presenze), sembra che ci siano diversi autobus in arrivo. Quando sui gruppi social frequentati dai raver si è diffusa la notizia che per Prefettura e Questura la situazione era diventata ingestibile, per sfidare lo Stato sono partiti i rinforzi.
Il sottosegretario all'Interno Nicola Molteni ha fatto sapere che «sono stati evitati ulteriori ingressi e sono state identificate persone e veicoli che hanno illegalmente occupato l'area protetta».
La Procura di Viterbo ha aperto un'inchiesta con l'ipotesi di «morte in conseguenza di altro delitto», ovvero la cessione di droga. Ma gli investigatori, nella loro ricostruzione, sono partiti da chi potrebbe aver segnalato quel posto semi sconosciuto.
L'amara scoperta l'ha fatta il proprietario di una buona parte di quei terreni occupati, Piero Camilli, 71 anni, imprenditore, sindaco di Grotte di Castro ed ex patron del Grosseto calcio. Quando è arrivato nella sua villetta in campagna, accompagnato dalla colonna sonora tekno, ha visto centinaia di camper. E quando si è affacciato nel luogo dal quale proveniva quel rumore martellante e inarrestabile non riusciva a credere ai suoi occhi. Erano state allestite un'area gastronomica, una per la musica e una per gli stupefacenti, con tanto di cartello con l'indicazione «fumo». Su una tanica per l'acqua è addirittura indicato dove trovare la «pasticca arancione Tiger/Kenzo Alprazolan (Xanax)». Il commento del sindaco è amaro: «Le forze dell'ordine sono inermi. Ecco come siamo finiti in Italia, non siamo più padroni a casa nostra». E anche se i nuclei della celere hanno cinturato l'area, i raver si sentono intoccabili e non mollano. Il questore di Viterbo, Giancarlo Sant'Elia, napoletano, proveniente da un'esperienza in Vaticano come organizzatore della sicurezza per il Santo Padre, ha dichiarato la resa: «Lo sgombero è impossibile. Ci sono migliaia di partecipanti sparpagliati». Il prefetto Giovanni Bruno martedì aveva dato un ultimatum: «La festa deve finire domani». Parole al vento.
Ma l'idea di una resa dello Stato viene respinta. Il portavoce dell'Associazione nazionale funzionari di polizia, Girolamo Lacquaniti, sostiene che «non sembra coerente con quella che è una scelta, secondo noi correttissima, di evitare scenari di straordinario rischio». Un intervento prevederebbe un uso della forza che dovrebbe tenere conto dei rischi connessi al movimento di mezzi pesanti tra la folla. E allora le forze dell'ordine se ne stanno lì a guardare, mentre si consuma quella che per i raver è una umiliazione delle istituzioni. «È una situazione gravissima», denuncia il sindaco di Valentano Stefano Bigiotti, che chiede «l'intervento diretto del ministro dell'Interno». Ma Luciana Lamorgese per tutta la giornata di ieri è rimasta in silenzio, mandando avanti con le agenzie di stampa «fonti del Viminale», che fanno sapere che le forze di polizia «stanno lavorando con grande senso di responsabilità per ripristinare la legalità nel più breve tempo possibile». Dalla Questura di Viterbo dicono che con gli organizzatori, dei ragazzi francesi, è stata avviata una trattativa. Ma gli uomini della fiera dell'illegalità hanno risposto che non andranno via prima di aver coperto completamente i costi. Alle loro spalle lasceranno un morto, forse due e tonnellate di rifiuti che il piccolo Comune dovrà capire come smaltire. Con buona pace delle istituzioni.
Sicilia in allarme per casi e ricoveri però sbarcano altri 166 clandestini
Continuano senza sosta gli arrivi sulle coste italiane legati al fenomeno dell'accoglienza. Sono stati infatti sbarcati ieri nel porto di Augusta i 166 passeggeri recuperati in mare in quattro diverse operazioni dalla nave Resq people, l'imbarcazione di 39 metri varata dalla quasi omonima ong Resq-People Saving People, di cui è presidente onorario l'ex pm del pool Mani pulite Gherardo Colombo. A bordo della nave anche 12 bambini, scesi a terra ieri sulle banchine del porto della cittadina in provincia di Siracusa assegnata come porto sicuro (richiesto domenica dall'organizzazione non governativa) all'imbarcazione anche a seguito di numerosi appelli pubblici di personalità di sinistra, tra cui l'ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, affiancati da un campagna su Twitter che in alcuni casi arrivava perfino a mettere la confronto l'esigenza del porto sicuro per l'imbarcazione dell'Ong italiana con la nascente crisi umanitaria in Afghanistan. A ieri gli sbarchi censiti nel nostro Paese erano 34.868, 413 in più di quelli al 16 agosto, dati che portano il totale provvisorio del 2021 a superare quello definitivo dello scorso anno di arrivi del 2020, quando il dato, comunque impressionante, si era fermato a 34.154. Ma se il trend dovesse rimanere quello degli ultimi giorni, il dato del 2021 potrebbe sfiorare il raddoppio, con in prima linea la Sicilia e le altre isole come Pantelleria e Lampedusa (dove ieri sono comunque arrivati altre 34 persone) il cui hotspot, ad esempio è di fatto al collasso. La struttura infatti ha una capienza massima di 250 ospiti, ma quest'anno non si è mai scesi al di sotto delle 300 persone presenti, con punte di oltre mille stipate in una struttura sottodimensionata. Una situazione che sta mettendo sotto pressione il personale sanitario, che anche nelle isole minori fa parte delle Asl siciliane già provate dai numeri della pandemia.
Al momento sulle condizioni di salute dei passeggeri sbarcati esiste solo una generica dichiarazione di Colombo, secondo il quale «al momento non ci sono problemi dal punto di vista sanitario». Nulla si sa quindi riguardo a possibili casi di positivi al Covid-19, che andrebbero a impattare sulla situazione della Sicilia, già a rischio di zona gialla. La regione insulare infatti è prima in Italia sia per incidenza di posti letto occupati che per numero di degenti, saliti ieri a quota 701 (17 in più in un giorno) in area medica e a 80 (tre in più) nelle terapie intensive. In totale ieri in Sicilia anche ieri si sono registrati 997 nuovi casi di Covid su 15.038 tamponi processati, che non comprendono però i 144 adulti a bordo della Resq people, alla sua prima operazione in mare con il nuovo nome e la nuova organizzazione, ma i n realtà una vecchia conoscenza delle cronache sull'accoglienza. Quando navigava nel Mediterraneo per l'ong tedesca Sea Eye con il nome Alan Kurdi divenne infatti famosa per la prima inchiesta che colpì l'allora ministro dell'Interno del governo Conte I, Matteo Salvini. Il 3 aprile del 2019 la nave fece salire a bordo al largo della Libia, 64 persone accorse su un gommone. Il Viminale si oppose allo sbarco in Italia, l'imbarcazione restò 10 giorni al largo per poi fare rotta verso Malta e infine ridistribuire i 64 a bordo in altri paesi europei. Una scelta che costò al leader della Lega e al suo capo di gabinetto Matteo Piantedosi, un'indagine per abuso d'ufficio e rifiuto di atti d'ufficio. Posizione poi archiviata dal Tribunale dei ministri.
Continua a leggereRiduci
Fino a 10.000 persone alla festa nel Viterbese iniziata sei giorni fa. La Procura indaga sul decesso del giovane trovato nel lago. E il caos prosegue: un'altra vittima da confermare, intossicazioni, violenze e perfino un parto.La Resq people di Gherardo Colombo ha attraccato ad Augusta. A Lampedusa 34 nuovi ingressi.Lo speciale contiene due articoli.Al terreno occupato, 35 ettari coltivati a grano a un tiro di schioppo dal lago di Mezzano, nella dispersa campagna di Valentano, paesello medievale con scarse 3.000 anime, si accede da tre diverse direttrici: Viterbo, Grosseto e Siena. Da lì, tra il 13 e il 14 agosto, sono passati indisturbati tir carichi di casse audio per migliaia di watt, carovane di furgoni e di automobili partite da tutta l'Europa. E, così, quel lembo di terra arsa e impolverata della Tuscia si è trasformata nello Space Travel, uno dei più grandi rave party della storia d'Italia. Ma anche in uno dei peggiori pasticci della storia dell'ordine e della sicurezza pubblica del Paese. Un ragazzo, Gianluca Santiago, morto per una overdose e finito in un lago, probabilmente una seconda vittima, colpita da arresto cardiaco, la cui notizia non viene confermata da alcuna fonte ufficiale ma che è finita sui siti di tutti i quotidiani online, due stupri denunciati in ospedale, cinque giovani ricoverati in coma etilico, uno dei quali positivo al Covid. E perfino il parto di una bambina, con la mamma che al nono mese di gravidanza non si è fatta scrupoli pur di raggiungere il rave. Questo è ciò che è accaduto finora nel non luogo scelto per l'assembramento di tekno non stop alimentato da giornate alcoliche, farmaci e droga sintetica. Ma a far tremare le istituzioni, che hanno convocato il Comitato della sicurezza al Viminale, è quello che potrebbe ancora accadere fino al 23. Perché, se da una parte è vero che degli stimati 10.000 partecipanti una buona fetta è ripartita dopo aver azzerato le proprie scorte di denaro, di alimentari e di droga (nei giorni successivi la quota sarebbe scesa tra le 6.000 e le 8.000 presenze), sembra che ci siano diversi autobus in arrivo. Quando sui gruppi social frequentati dai raver si è diffusa la notizia che per Prefettura e Questura la situazione era diventata ingestibile, per sfidare lo Stato sono partiti i rinforzi. Il sottosegretario all'Interno Nicola Molteni ha fatto sapere che «sono stati evitati ulteriori ingressi e sono state identificate persone e veicoli che hanno illegalmente occupato l'area protetta». La Procura di Viterbo ha aperto un'inchiesta con l'ipotesi di «morte in conseguenza di altro delitto», ovvero la cessione di droga. Ma gli investigatori, nella loro ricostruzione, sono partiti da chi potrebbe aver segnalato quel posto semi sconosciuto. L'amara scoperta l'ha fatta il proprietario di una buona parte di quei terreni occupati, Piero Camilli, 71 anni, imprenditore, sindaco di Grotte di Castro ed ex patron del Grosseto calcio. Quando è arrivato nella sua villetta in campagna, accompagnato dalla colonna sonora tekno, ha visto centinaia di camper. E quando si è affacciato nel luogo dal quale proveniva quel rumore martellante e inarrestabile non riusciva a credere ai suoi occhi. Erano state allestite un'area gastronomica, una per la musica e una per gli stupefacenti, con tanto di cartello con l'indicazione «fumo». Su una tanica per l'acqua è addirittura indicato dove trovare la «pasticca arancione Tiger/Kenzo Alprazolan (Xanax)». Il commento del sindaco è amaro: «Le forze dell'ordine sono inermi. Ecco come siamo finiti in Italia, non siamo più padroni a casa nostra». E anche se i nuclei della celere hanno cinturato l'area, i raver si sentono intoccabili e non mollano. Il questore di Viterbo, Giancarlo Sant'Elia, napoletano, proveniente da un'esperienza in Vaticano come organizzatore della sicurezza per il Santo Padre, ha dichiarato la resa: «Lo sgombero è impossibile. Ci sono migliaia di partecipanti sparpagliati». Il prefetto Giovanni Bruno martedì aveva dato un ultimatum: «La festa deve finire domani». Parole al vento.Ma l'idea di una resa dello Stato viene respinta. Il portavoce dell'Associazione nazionale funzionari di polizia, Girolamo Lacquaniti, sostiene che «non sembra coerente con quella che è una scelta, secondo noi correttissima, di evitare scenari di straordinario rischio». Un intervento prevederebbe un uso della forza che dovrebbe tenere conto dei rischi connessi al movimento di mezzi pesanti tra la folla. E allora le forze dell'ordine se ne stanno lì a guardare, mentre si consuma quella che per i raver è una umiliazione delle istituzioni. «È una situazione gravissima», denuncia il sindaco di Valentano Stefano Bigiotti, che chiede «l'intervento diretto del ministro dell'Interno». Ma Luciana Lamorgese per tutta la giornata di ieri è rimasta in silenzio, mandando avanti con le agenzie di stampa «fonti del Viminale», che fanno sapere che le forze di polizia «stanno lavorando con grande senso di responsabilità per ripristinare la legalità nel più breve tempo possibile». Dalla Questura di Viterbo dicono che con gli organizzatori, dei ragazzi francesi, è stata avviata una trattativa. Ma gli uomini della fiera dell'illegalità hanno risposto che non andranno via prima di aver coperto completamente i costi. Alle loro spalle lasceranno un morto, forse due e tonnellate di rifiuti che il piccolo Comune dovrà capire come smaltire. Con buona pace delle istituzioni.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/morto-stupri-droga-alcol-rave-2654712075.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="sicilia-in-allarme-per-casi-e-ricoveri-pero-sbarcano-altri-166-clandestini" data-post-id="2654712075" data-published-at="1629315562" data-use-pagination="False"> Sicilia in allarme per casi e ricoveri però sbarcano altri 166 clandestini Continuano senza sosta gli arrivi sulle coste italiane legati al fenomeno dell'accoglienza. Sono stati infatti sbarcati ieri nel porto di Augusta i 166 passeggeri recuperati in mare in quattro diverse operazioni dalla nave Resq people, l'imbarcazione di 39 metri varata dalla quasi omonima ong Resq-People Saving People, di cui è presidente onorario l'ex pm del pool Mani pulite Gherardo Colombo. A bordo della nave anche 12 bambini, scesi a terra ieri sulle banchine del porto della cittadina in provincia di Siracusa assegnata come porto sicuro (richiesto domenica dall'organizzazione non governativa) all'imbarcazione anche a seguito di numerosi appelli pubblici di personalità di sinistra, tra cui l'ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, affiancati da un campagna su Twitter che in alcuni casi arrivava perfino a mettere la confronto l'esigenza del porto sicuro per l'imbarcazione dell'Ong italiana con la nascente crisi umanitaria in Afghanistan. A ieri gli sbarchi censiti nel nostro Paese erano 34.868, 413 in più di quelli al 16 agosto, dati che portano il totale provvisorio del 2021 a superare quello definitivo dello scorso anno di arrivi del 2020, quando il dato, comunque impressionante, si era fermato a 34.154. Ma se il trend dovesse rimanere quello degli ultimi giorni, il dato del 2021 potrebbe sfiorare il raddoppio, con in prima linea la Sicilia e le altre isole come Pantelleria e Lampedusa (dove ieri sono comunque arrivati altre 34 persone) il cui hotspot, ad esempio è di fatto al collasso. La struttura infatti ha una capienza massima di 250 ospiti, ma quest'anno non si è mai scesi al di sotto delle 300 persone presenti, con punte di oltre mille stipate in una struttura sottodimensionata. Una situazione che sta mettendo sotto pressione il personale sanitario, che anche nelle isole minori fa parte delle Asl siciliane già provate dai numeri della pandemia. Al momento sulle condizioni di salute dei passeggeri sbarcati esiste solo una generica dichiarazione di Colombo, secondo il quale «al momento non ci sono problemi dal punto di vista sanitario». Nulla si sa quindi riguardo a possibili casi di positivi al Covid-19, che andrebbero a impattare sulla situazione della Sicilia, già a rischio di zona gialla. La regione insulare infatti è prima in Italia sia per incidenza di posti letto occupati che per numero di degenti, saliti ieri a quota 701 (17 in più in un giorno) in area medica e a 80 (tre in più) nelle terapie intensive. In totale ieri in Sicilia anche ieri si sono registrati 997 nuovi casi di Covid su 15.038 tamponi processati, che non comprendono però i 144 adulti a bordo della Resq people, alla sua prima operazione in mare con il nuovo nome e la nuova organizzazione, ma i n realtà una vecchia conoscenza delle cronache sull'accoglienza. Quando navigava nel Mediterraneo per l'ong tedesca Sea Eye con il nome Alan Kurdi divenne infatti famosa per la prima inchiesta che colpì l'allora ministro dell'Interno del governo Conte I, Matteo Salvini. Il 3 aprile del 2019 la nave fece salire a bordo al largo della Libia, 64 persone accorse su un gommone. Il Viminale si oppose allo sbarco in Italia, l'imbarcazione restò 10 giorni al largo per poi fare rotta verso Malta e infine ridistribuire i 64 a bordo in altri paesi europei. Una scelta che costò al leader della Lega e al suo capo di gabinetto Matteo Piantedosi, un'indagine per abuso d'ufficio e rifiuto di atti d'ufficio. Posizione poi archiviata dal Tribunale dei ministri.
Kennedy Jr (Ansa)
D’ora in avanti, le donne che risultano negative al test per l’epatite B potranno decidere, consultando il proprio medico, se vaccinare o no alla nascita il proprio bambino. I membri che hanno votato a favore delle nuove raccomandazioni hanno sostenuto che il rischio di contrarre il virus è basso, e che i vaccini dovrebbero essere personalizzati.
Il gruppo di lavoro dell’Acip, rinnovato dallo scorso giugno dal segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr. ha suggerito di attendere almeno i 2 mesi di età per la prima dose. La vaccinazione continuerà a essere somministrata ai neonati di madri che risultano positive, o il cui stato di salute è sconosciuto. Il direttore facente funzioni dei Cdc, Jim O’Neill, ora dovrà decidere se adottare o meno queste raccomandazioni.
La commissione ha inoltre votato a favore della consultazione dei genitori con gli operatori sanitari, per sottoporre i figli a test sulla ricerca degli anticorpi contro l’epatite B prima di decidere se sia necessario somministrare altre dosi del vaccino. Attualmente, dopo la prima i bambini ricevono la seconda a 1-2 mesi di età e la terza tra i 6 e i 18 mesi.
Kennedy ha già limitato l’accesso ai vaccini contro il Covid-19 e raccomandato che i neonati vengano vaccinati separatamente contro la varicella. Susan Kressly, presidente dell’American academy of pediatrics, ha affermato che il cambiamento apportato dall’Acip renderà i bambini americani meno sicuri. «Esorto i genitori a parlare con il pediatra e a vaccinarsi contro l’epatite B alla nascita, indipendentemente dallo stato di salute della madre», è stato il suo appello.
Il presidente Donald Trump, invece, ha commentato soddisfatto l’esito della votazione. Con un post su Truth, venerdì sera aveva definito «un’ottima decisione porre fine alla raccomandazione sul vaccino contro l’epatite B per i neonati, la stragrande maggioranza dei quali non corre alcun rischio di contrarre una malattia che si trasmette principalmente per via sessuale o tramite aghi infetti. Il calendario vaccinale infantile americano richiedeva da tempo 72 “iniezioni” per bambini perfettamente sani, molto più di qualsiasi altro Paese al mondo e molto più del necessario. In effetti, è ridicolo! Molti genitori e scienziati hanno messo in dubbio, così come me, l’efficacia di questo “programma”».
Trump ha poi annunciato di avere appena firmato «un memorandum presidenziale che ordina al dipartimento della Salute e dei Servizi Umani di “accelerare” una valutazione completa dei calendari vaccinali di altri Paesi del mondo e di allineare meglio quello statunitense, in modo che sia finalmente radicato nel Gold Standard della scienza e del buon senso», ha concluso il presidente.
Prima del voto, questa settimana dodici ex dirigenti della Fda avevano contestato sul The New England journal of medicine la proposta di revisione delle approvazioni dei vaccini da parte dell’agenzia, sostenendo che i cambiamenti minacciano gli standard basati sulle prove, indeboliscono le pratiche di immunobridging (strategia scientifica e normativa che confronta i marcatori della risposta immunitaria indotti da un vaccino in diverse situazioni per stimare l’efficacia del vaccino) e rischiano di erodere la fiducia del pubblico.
A proposito della nota interna di Vinay Prasad, direttore della divisione vaccini della Food and drug administration (Fda), che dieci giorni ha sostenuto che «non meno di 10» dei 96 decessi infantili segnalati tra il 2021 e il 2024 al Vaers, il sistema federale di segnalazione degli eventi avversi da vaccino, erano «correlati» alle somministrazioni di dosi contro il Covid, i dodici si affannano a criticarla. «Prove sostanziali dimostrano che la vaccinazione può ridurre il rischio di malattie gravi e di ospedalizzazione in molti bambini e adolescenti», dichiarano. Dati che non risultano confermati da nessuno studio o revisione paritaria.
Sul continuo attacco alle scelte operate nel campo delle vaccinazioni dalla nuova amministrazione americana interviene il professor Francesco Cetta, ordinario di Chirurgia e docente di Intelligenza artificiale umanizzata presso lo Iassp (Istituto di alti studi strategici e politici). «Trump non è contro la scienza, come urla ad alta voce la sinistra nostrana», commenta. «Al contrario, pragmaticamente, per i problemi che non conosce, ha insediato nuove commissioni indipendenti di esperti, in grado di acclarare in tempi brevi, per quanto possibile, la verità su due argomenti particolarmente sensibili come le vaccinazioni e gli effetti dei cambiamenti climatici. E su che cosa si può fare in concreto per controllarli. Con quali costi e benefici per la comunità».
Il professore aggiunge: «Bisogna evitare le terapie a tappeto, indistintamente uguali per tutti, ma adattare ad ogni malato il suo trattamento come un “abito su misura”. In particolare, per alcune categorie come i bambini e le donne in gravidanza, bisogna valutare con attenzione vantaggi e svantaggi della somministrazione di ogni farmaco, incluso i vaccini, che determinano una perturbazione delle difese immunitarie individuali».
Considerazioni che dovrebbero essere fatte anche dal nostro ministero della Salute e dalle varie associazioni mediche che non ammettono revisioni dei metodi vaccinali.
Continua a leggereRiduci
Giorgia Meloni (Imagoeconomica)
L’attuale governo sta mostrando la consapevolezza di dover sostenere, con una politica estera molto attiva sul piano globale, il modello economico italiano basato sull’export che è messo a rischio - gestibile, ma comunque problematico per parecchi settori sul piano dei margini finanziari - dai dazi statunitensi, dalla crisi autoinflitta per irrealismo ambientalista ed eccessi burocratici dell’Ue, dai costi eccessivi dell’energia e, in generale, dal cambio di mondo in atto senza dimenticare la crisi demografica. Vedremo dopo le soluzioni interne, ma qui va sottolineato che l’Italia non può trasformare il proprio modello economico dipendente dall’export senza perdere ricchezza. La consapevolezza di questo punto è provata dalla riforma del ministero degli Esteri: accanto alla Direzione politica, verrà creata nel prossimo gennaio una Direzione economica con la missione di sostenere l’internazionalizzazione e l’export delle imprese italiane in tutto il mondo. Non è una novità totale, ma mostra una concentrazione di risorse e capacità geoeconomiche e geopolitiche finalmente adeguate alla missione di un’Italia globale, per inciso titolo del mio libro pubblicato nell’autunno 2023 (Rubbettino editore). Con quale meccanismo di moltiplicazione del potere negoziale italiano? Tradizionalmente, via la duplice convergenza con Ue e Stati Uniti pur sempre più complicata, ma con più autonomia per siglare partenariati bilaterali strategici di cooperazione economica-industriale (i trattati doganali sono competenza dell’Ue, condizione necessaria per un mercato unico europeo essenziale per l’Italia) a livello mondiale.
E con un metodo al momento solo italiano: partenariati bilaterali con reciproco vantaggio, cioè non asimmetrici. Con priorità l’Africa (al momento, 14 nazioni) ed il progetto di «Via del cotone» (Imec) tra Indo-Pacifico, Mediterraneo ed Atlantico settentrionale via penisola arabica. La nuova (in realtà vecchia perché elaborata dal Partito repubblicano nel 2000) dottrina di sicurezza nazionale statunitense è di ostacolo ad un Italia globale? No, perché, pur essendo divergente con l’Ue, non lo è con le singole nazioni europee, con qualche eccezione. Soprattutto, le chiama a un maggiore attivismo per la loro sicurezza, lasciando di fatto in cambio spazio geopolitico. Come potrà Roma usarlo? Aumentando i suoi bilaterali strategici e approfondendoli con Giappone, India, nazioni arabe sunnite, Asia centrale (rilevante l’accordo con la Mongolia se riuscisse) ecc. Quale nuovo sforzo? Necessariamente integrare una politica mercantilista con i requisiti di schieramento geopolitico. E con un riarmo non solo concentrato contro la minaccia russa, ma mirato a novità tecnologiche utili per scambiare strumenti di sicurezza con partner compatibili. Ovviamente è oggetto di studio, ma l’Italia ha il potenziale per farlo via progetti condivisi con America, europei e giapponesi nonché capacità proprie. Considerazione che ci porta a valutare la modernizzazione interna dell’Italia perché c’è una relazione stretta tra potenziale esterno e interno.
Obiettivi interni
La priorità è ridurre il costo del debito pubblico per aumentare lo spazio di bilancio utile per investimenti e detassazione stimolativi. Ciò implica la sostituzione del Pnrr, che finirà nel 2026, con un programma nazionale stimolativo (non condizionato dall’esterno) di dedebitazione: valorizzare e cedere dai 250 a 150 miliardi di patrimonio statale disponibile, forse di più (sui 600-700 teorici) in 15 anni. Se ben strutturata, tale operazione «patrimonio pubblico contro debito» potrà dare benefici anticipativi via aumento del voto di affidabilità del debito italiano riducendone il costo di servizio che oggi è di 80-90 miliardi anno. Già tale costo è stato un po’ ridotto dal giusto rigore della politica di bilancio per il 2026. Con il nuovo programma qui ipotizzato, da avviare nel 2027 per sua complessità, lo sarà molto di più dando all’Italia più risorse per spesa sociale, di investimenti competitivi e minori tasse.
Stimo dai 10 ai 18 miliardi anno di risparmio sul costo del debito e un aumento di investimenti esteri in Italia perché con voto di affidabilità (rating) crescente. Senza tale programma, l’Italia sarebbe condizionabile dalla concorrenza intraeuropea e senza i soldi sufficienti per la politica globale detta sopra. Ci sono tante altre priorità tecniche sia per invertire più decisamente il lento declino economico dell’Italia, causato da governi di sinistra e/o dissipativi, sia per rendere più globalmente competitiva l’economia italiana. Ma sono fattibili via un nuovo clima di cultura politica che crei fiducia ed ottimismo sul potenziale globale dell’Italia. Come? Più ordine interno, investimenti sulla qualificazione cognitiva di massa, sulla rivoluzione tecnologica, in sintesi su un’Italia futurizzante. L’obiettivo è attrarre più capitale e competenze dall’estero, comunicando credibilmente al mondo che l’Italia è terra di libertà, sicurezza, opportunità e progresso. Non può farlo solo la politica, ma ci vuole il contributo dei privati entro un concetto di «nazione attiva», aperta al mondo e non chiusa. Ritroviamo il vento, gli oceani.
www.carlopelanda.com
Continua a leggereRiduci
Lando Norris (Getty Images)
Nell’ultimo GP stagionale di Abu Dhabi, Lando Norris si laurea campione del mondo per la prima volta grazie al terzo posto sul circuito di Yas Marina. Nonostante la vittoria in gara, Max Verstappen non riesce a difendere il titolo, interrompendo il suo ciclo di quattro mondiali consecutivi.
Lando Norris è campione del mondo. Dopo quattro anni di dominio incontrastato di Max Verstappen, il pilota britannico centra il titolo iridato al termine di una stagione in cui ha saputo coniugare costanza, precisione e lucidità nei momenti decisivi. La vittoria ad Abu Dhabi, conquistata con una gara solida e senza errori, suggella un percorso iniziato con un Mondiale che sembrava già scritto a favore dell’olandese.
La stagione ha visto Norris prendere il comando delle operazioni già nelle prime gare, approfittando di alcuni passaggi a vuoto di Verstappen e di una gestione impeccabile del suo team. Il britannico ha messo in mostra una costanza rara, evitando rischi inutili e capitalizzando ogni occasione: punti preziosi accumulati gara dopo gara che hanno costruito un vantaggio psicologico e tecnico difficile da colmare per chiunque, ma non per Verstappen, che nelle ultime gare ha tentato il tutto per tutto per costruirsi una chance di rimonta. Una rimonta sfumata per appena due punti, visto che il pilota della McLaren ha chiuso il Mondiale a quota 423 punti, davanti ai 421 del rivale della RedBull e che se avessero chiuso a pari punti il titolo sarebbe andato a Verstappen in virtù del numero di gran premi vinti in stagione: otto contro i sette di Norris. Inevitabile per l'olandese non pensare alla gara della scorsa settimana in Qatar, dove Norris ha recuperato proprio due punti sfruttando un errore di Kimi Antonelli all'inizio dell'ultimo giro.
La gara di Abu Dhabi ha rappresentato la sintesi perfetta della stagione di Norris: partenza accorta, gestione dei pit stop e mantenimento della concentrazione fino alla bandiera a scacchi. L’olandese, pur vincendo la corsa, non è riuscito a recuperare il distacco, confermando che i quattro anni di dominio sono stati interrotti da un talento giovane e capace di gestire la pressione del momento clou.
Alle spalle dei due contendenti, la stagione è stata amara per Ferrari e altri protagonisti attesi al vertice. Charles Leclerc e Lewis Hamilton non hanno mai realmente impensierito i leader della classifica, incapaci di inserirsi nella lotta per il titolo o di ottenere risultati significativi in gran parte del campionato. Una conferma, se ce ne fosse bisogno, delle difficoltà del Cavallino Rosso nel trovare una combinazione di macchina e strategia competitiva.
Il Mondiale 2025 si chiude quindi con un volto nuovo sul gradino più alto del podio e con alcune conferme sullo stato della Formula 1: Norris dimostra che la gestione mentale, l’attenzione ai dettagli e la capacità di evitare errori critici contano quanto la velocità pura. Verstappen, pur da vincitore di tante gare, dovrà riflettere sulle occasioni perdute, mentre la Ferrari è chiamata a ripensare, ancora una volta, strategie e sviluppo per la stagione successiva.
Continua a leggereRiduci