2020-11-22
Morra assediato: «Non mi dimetto». E il centrodestra lascia l’Antimafia
Dopo gli insulti alla governatrice della Calabria morta di tumore, il grillino rincara: «Infangato da mafiosi». Matteo Salvini: «È un cretino, lo querelo». Elisabetta Casellati: «Istituzioni disonorate».Niente dimissioni, pseudo scuse ma molte parole di autodifesa e di accuse tanto da diventare una vittima. Non si placa la tempesta politica scatenata dal senatore del M5s nonché presidente della commissione antimafia, Nicola Morra, dopo le frasi scioccanti nei confronti della presidente della Regione Calabria, l'azzurra Jole Santelli, morta di cancro lo scorso 15 ottobre. E così dopo gli interventi del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e di quello della Lega Matteo Salvini che lo avevano attaccato duramente attaccato duramente chiedendone le dimissioni, ieri la nota congiunta: «La Lega» hanno fatto sapere ai presidenti di Senato e Camera Elisabetta Casellati e Roberto Fico, e allo stesso Morra, i componenti leghisti del Parlamento, «non parteciperà ai prossimi lavori in commissione Antimafia e ai suoi comitati». Stessa decisione per Fratelli d'Italia e Forza Italia. In un'intervista radiofonica il presidente dell'Antimafia due giorni fa aveva affermato, nell'ambito di un commento sull'arresto del presidente del consiglio regionale calabrese, il forzista Domenico Tallini, accusato di aver favorito una cosca della 'ndrangheta: «Umanamente ho sempre rispettato la defunta Santelli, politicamente c'era un abisso. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev'essere responsabile delle proprie scelte: hai sbagliato, nessuno ti deve aiutare, perché sei grande e grosso». Immediata la reazione del centrodestra ma anche dello stesso M5s che aveva chiesto al suo esponente di ritirare quella frase che non rispecchiava il pensiero del Movimento. La stessa presidente del Senato, Casellati, aveva definito l'uscita del sen. Morra «grave perché disonora le istituzioni. Perché infanga la memoria di Jole Santelli ritenuta colpevole di essere stata malata; perché discrimina senza umanità i malati specie quelli oncologici; perché delegittima la libera scelta degli elettori, perché offende i calabresi come fossero tutti delinquenti». Anche Roberta Santelli in un post su Fb ha scritto rivolgendosi a Morra: «C'è un abisso tra lei e mia sorella. Si vergogni come uomo e come politico di ciò che ha avuto il coraggio di dire». Infine la Rai venerdì sera ha cancellato la partecipazione del senatore grillino al programma di Rai3, in prima serata, Titolo Quinto. Così Morra, ieri ospite su La7, ha chiesto sinteticamente scusa «se ho offeso la sensibilità di qualcuno» ma poi ha ribadito: «Rimango frastornato da quello che è avvenuto, perché se andate a riascoltare le parole che ho detto, non attraverso al taglio e cuci fatto da qualcuno, capirete il senso del mio pensiero». E tornando sul caso Santelli: «La governatrice doveva rinunciare a candidarsi giacché la cosa era notoria, adesso non ci si deve scandalizzare se ora si deve tornare al voto». A rispondergli per le rime, Salvini: «Uno che se la prende coi malati di tumore, con una donna di valore purtroppo scomparsa, con i calabresi e con milioni di italiani non dà fastidio alla mafia, è semplicemente un cretino». Ma il pentastellato ha contrattaccato l'opposizione che chiede le sue dimissioni: «Questo è ciò che vuole il centrodestra, di cui fa parte Forza Italia che ha nel Dna un problema con la mafia. Noi non dobbiamo fare il loro gioco ma restare uniti, perché solo così dal Parlamento potremo fare una seria lotta alla 'ndrangheta. Dimettermi da presidente della commissione antimafia? Piacerebbe a tanti ma io credo che anche quello che è accaduto ieri sia un episodio all'interno di una strategia: quando dai fastidio a Cosa nostra, la mafia e la 'ndrangheta, come ci hanno insegnato, allora bisogna sporcare, infangare e delegittimare» (frase, quest'ultima, che ha spinto Salvini ad annunciare una querela nei suoi confronti). Infine l'attacco alla Rai: «Questo è il Paese dell'ipocrisia e dei sepolcri imbiancati in cui forse qualcuno, facendo servizio pubblico, reputa che il presidente di commissione antimafia piuttosto che essere severamente esaminato, dai giornalisti debba essere semplicemente escluso dalla partecipazione ad una trasmissione. Il servizio pubblico può tranquillamente intervistare il figlio di Totò Riina, Salvatore Buzzi, però il presidente della commissione antimafia non può essere scartavetrato dai giornalisti». Sul caso Rai si sono schierati dalla sua parte i senatori M5s Paola Taverna, Marco Pellegrini e Barbara Lezzi ma anche il vice segretario del Pd, Andrea Orlando, e il deputato di Italia viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi che ha twittato: «Precedente gravissimo per la vita democratica». La Rai in una nota ha fatto sapere che «per Morra, escluso per non alimentare polemiche, ci saranno altre opportunità».
La sede della Corta penale internazionale dell’Aia (Ansa)
Volodymyr Zelensky (Getty Images)