2025-04-16
Dati sul morbillo usati contro Trump. Ma l’impennata dei casi è in Europa
Matteo Bassetti (Imagoeconomica)
Bassetti utilizza la morte di tre bimbi per attaccare il tycoon e Burioni straparla di «idioti no vax». Peccato che, a fronte di 680 infetti negli Stati Uniti, il Vecchio continente ne conti ben 127.000, con quasi 40 decessi.Il segretario alla Salute Kennedy annuncia indagini sull’uso fuori controllo di psicofarmaci, specie tra ragazzi. Il piano fa infuriare la sinistra, che ciancia di stigma verso i problemi mentali.Lo speciale contiene due articoli.Tutto fa brodo pur di attaccare Donald Trump e il ministro della salute Robert F. Kennedy, anche l’uso e l’abuso dei dati sul morbillo. Lo sanno bene due vecchie conoscenze della pandemia, le virostar Roberto Burioni e Matteo Bassetti che, esulando come spesso capita da quelle che dovrebbero essere le loro competenze, hanno cavalcato i dati più recenti pubblicati dall’Oms sul morbillo in America per lanciare il loro anatema contro la nuova amministrazione americana. Ma è stata la stessa Organizzazione, nel diffondere anche i dati europei, a far apparire le loro intemerate quantomeno fuori luogo. Il «La», come sempre, lo ha dato Bassetti: «Ecco i risultati di aver portato i peggiori a governare il mondo» ha scritto il virologo dell’ospedale San Martino di Genova commentando un titolo di giornale sulla seconda bambina morta di morbillo in Texas, «ignoranza, incoerenza e arroganza calpestano ogni giorno la scienza e le evidenze». Poco dopo, accorgendosi che i decessi erano tre e non due, ha tuonato: «Il terzo decesso per morbillo dimostra che l’arroganza, l’incoerenza e l’ignoranza governano in questo momento gli Stati Uniti. Non ci sono solo i dazi», ha osservato Bassetti, ma «ottusità e chiusura (sic) da parte dell’amministrazione Trump e in particolare del suo ministro Kennedy Jr. contro la scienza». Due giorni fa, sul tema è tornato anche Roberto Burioni. Il virologo dell’ospedale San Raffaele di Milano non ha resistito al richiamo di Heather Parisi, pensando bene di andare sulla bacheca dell’ex showgirl per replicare a un post in cui Parisi, da tempo attiva contro scientisti e distonie pandemiche nel suo e nel nostro Paese, traduceva in italiano le reali dichiarazioni di Robert F. Kennedy nel corso dell’intervista sul morbillo concessa alla Cbs. «Ecco cosa ha veramente detto Kennedy alla Cbs sui vaccini», ha scritto Parisi, «1) Negli Usa ci sono stati 3 morti di morbillo negli ultimi vent’anni; 2) erano tutti pazienti con un quadro clinico già compromesso; 3) il morbillo ci sarà sempre perché il vaccino ha un’efficacia che diminuisce velocemente nel tempo; 4) il governo non deve rendere obbligatori i vaccini che devono rimanere una scelta personale; 5) in questo momento non conosciamo il rischio di molti di questi prodotti perché molti vaccini sono stati testati solo per due o tre giorni senza gruppo placebo». Burioni, che da qualche anno è stato folgorato sulla via del piccolo schermo e dei social diventando, di fatto, un influencer dei vaccini, non si è fatto sfuggire l’occasione e ha replicato alla «Cara Collega» dichiarando che nel 2004 il morbillo negli Usa non circolava più ma purtroppo «a causa degli idioti no vax», nel 2013 l’immunità di gregge si è persa, «e ci è scappato il morto». Per Burioni l’epidemia «molto grave» negli Usa è partita «a causa della disinformazione sui vaccini».«Molto grave»? Secondo il ministro della Salute americano, le vere emergenze negli Usa sono altre e casualmente né la stampa né gli scientisti vi dedicano l’attenzione dovuta. Kennedy ha fatto il punto della situazione venerdì nel corso di un Consiglio dei ministri che il presidente Trump ha convocato di fronte alla stampa: «I Cdc (Centri per la prevenzione delle malattie americani, ndr) hanno fatto un lavoro straordinario riuscendo a tenere sotto controllo l’epidemia di morbillo», ha spiegato il segretario per la salute Usa, «oggi ci sono circa 680 casi in 22 Stati, rispetto allo stesso focolaio in Europa che è di 127.000 casi e 37 morti. I nostri numeri sono ora stabilizzati, nel nostro Paese ci sono stati tre morti per morbillo in 20 anni e vorremmo che la stampa rivolgesse più attenzione all’epidemia di malattie croniche come il diabete e l’autismo: il 38 per cento dei giovani americani è in condizioni prediabetiche, fenomeno del tutto assente 30 anni fa; ogni bambino che diventa diabetico meriterebbe un titolo di giornale», ha rintuzzato Kennedy, «mentre i tassi di autismo sono passati da 1 su 10.000 quando io ero bambino a 1 su 31 attuali». A mettere un sigillo tombale sulla pretestuosa polemica ci ha già pensato, comunque, la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, che alla diffusione del morbillo in America e in Europa ha dedicato due report, pubblicati rispettivamente l’11 e il 13 marzo: se negli Stati Uniti dal 1 gennaio sono stati registrati 378 casi di morbillo e due decessi, nelle regioni europee sono stati rilevati, nel solo 2024, 127.350 casi, il doppio del 2023 e il tasso più alto dal 1997, senza contare il tragico bilancio di 38 decessi: si tratta della situazione peggiore degli ultimi 25 anni, titola il report. E a poco servono le puntualizzazioni sull’area geografica coperta dal report, che non è strettamente l’Unione europea, né quella sull’immunità di gregge, che l’America aveva già raggiunto a differenza delle regioni europee: lo scenario rappresentato dalle virostar nostrane, strumentalizzato in chiave terroristica a favore di una tesi politica, rasenta il ridicolo. Se si suona il campanello d’allarme per l’America che ha avuto «soli» tre decessi, per l’Europa che ne ha avuti 38 si sarebbero dovute, seguendo la logica delle virostar, suonare le campane a morto e fare mea culpa, ma non è avvenuto. E chissà se tra i «meriti della sanità pubblica» riconosciuti a Burioni con la medaglia di bronzo concessagli dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella è incluso anche questo tipo di propaganda politica travestita da divulgazione scientifica.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/morbillo-bassetti-burioni-2671778879.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ansiolitici-kennedy-cauto-ira-dem" data-post-id="2671778879" data-published-at="1744787374" data-use-pagination="False"> Ansiolitici, Kennedy cauto. Ira dem Vietato applicare i sacrosanti principi del «consenso informato», vietato preoccuparsi della salute dei cittadini, specialmente se si tratta di giovanissimi: è questo il senso di una surreale lettera indirizzata da un gruppo di deputati e senatori del partito democratico americano al ministro della salute Robert F. Kennedy riguardo l’abuso di psicofarmaci negli Stati Uniti. Kennedy ne aveva parlato nel corso della sua audizione al Senato, anticipando che avrebbe ordinato ai suoi servizi di valutare la «minaccia rappresentata dalla prescrizione di inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (Ssri), antipsicotici, stabilizzatori dell’umore e stimolanti». Il tema è stato messo all’ordine del giorno della prima riunione della commissione Make America Healthy Again (Maha), istituita da Donald Trump il giorno stesso del suo insediamento a gennaio, ma è bastato discuterne per far scattare una dura lettera di censura da parte dei dem, capitanati dalla senatrice Tina Smith. L’accusa a Kennedy è di «promuovere teorie confutate e assolutamente false» su questi farmaci, ribattezzati in maniera edulcorata «medicine per la salute comportamentale». Lungi dallo scoraggiarne l’uso, il punto discusso da Kennedy già al Senato è che, nonostante il vasto consumo di psicofarmaci, i problemi di salute mentale in America aumentano sempre più, colpendo oltretutto la fascia di bambini e giovani dai 3 ai 17 anni e bisogna capire perché. Sono stati gli stessi dem a corroborare le tesi di Kennedy, evocando le statistiche dei Cdc sulla salute mentale dei bambini, pubblicate il 31 gennaio 2025: in questa fascia di età ben il 43 per cento dei giovanissimi «ha assunto farmaci per curare una condizione emotiva, di concentrazione o comportamentale». Una platea enorme che, per chi studia i dati senza riserve ideologiche, non può che spingere a interrogarsi sull’efficacia e sicurezza di quei farmaci somministrati ai giovani americani, a fronte di un aumento dei problemi di salute mentale. La contraddizione è evidente: se questi medicinali fossero davvero risolutivi, perché il problema peggiora? Di salute mentale aveva parlato anche il nostro premier Mario Draghi nel suo primo discorso al Senato nel 2021. Se con la mano sinistra i legislatori spingevano sempre più, in quei mesi, per attuare misure restrittive che fatalmente avrebbero inciso sulla salute di centinaia di milioni di bambini in tutto il mondo, con la destra erano già consapevoli delle conseguenze, che in America hanno portato all’aumento del consumo di psicofarmaci. Ebbene, secondo i dem Usa, il solo suggerire che queste medicine possano rappresentare una «minaccia» per la salute dei cittadini equivale a lanciare uno stigma su chi le usa, con il rischio (sic) che ne assuma meno. Che possano far male, però, lo dice anche la Food and Drug Administration (Fda): gli studi più recenti evidenziano che questi farmaci raddoppiano il rischio di ideazione e comportamento suicida in alcune popolazioni, mentre altri studi hanno rilevato un'associazione sproporzionata tra alcuni farmaci psicotropi e comportamenti violenti nel sistema di segnalazione degli eventi avversi della Fda, oltre alla tendenza a minimizzare e sottostimare i danni. La proposta di Kennedy, dunque, è di indagare a tutto campo sulla portata degli effetti di questi farmaci. Ma a quanto pare discutere sui rischi delle medicine è ormai considerato «pericoloso»: nella lettera inviata al segretario per la salute Usa, i dem americani lo invitano ad «aderire al consenso scientifico e medico ben consolidato e ampiamente accettato». Quale consenso? L’appello a bloccare qualsiasi tipo di ricerca su medicinali potenzialmente dannosi anziché promuoverne un esame oggettivo ricorda le polemiche scoppiate durante la pandemia: chi tocca i fili muore. E forse le pressioni per mettere a tacere il dissenso lasciano intendere che gli interessi protetti potrebbero non coincidere con quelli dei cittadini.
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.