2025-03-11
Monta la rabbia dei cittadini rumeni. Georgescu ricorre, si attende il responso
Sette arresti e 13 agenti feriti nelle proteste in favore del politico escluso dalle presidenziali. L’indignazione fa il giro del mondo.«Un assalto alla democrazia». Così tanti cittadini europei hanno reagito sui social, alla notizia che l’Ufficio elettorale nazionale di Bucarest (Bec) ha respinto con 10 voti a favore e 4 contrari la candidatura di Calin Georgescu al nuovo appuntamento elettorale del 4 maggio per le presidenziali della Romania. Il candidato indipendente si era imposto al primo turno nel novembre scorso, raccogliendo il più alto numero dei voti (23%) ma si era già visto contestare il risultato delle urne, annullato dalla Corte costituzionale con la scusa di interferenze di Mosca. Pochi giorni fa la Corte europea per i diritti dell’uomo (Cedu) ha respinto il ricorso per l’annullamento delle elezioni di novembre. Georgescu, dunque, votato dai rumeni ma non gradito a Bruxelles, non potrà mai più candidarsi legalmente alla presidenza. Elon Musk, commentando la notizia su X aveva detto: «È una follia». Centinaia di sostenitori del candidato ultranazionalista si sono scontrati con i gendarmi nel centro storico di Bucarest gridando «Libertà». Sette persone sono state arrestate e 13 agenti sono rimasti feriti.Elena Lasconi, leader del partito liberale di opposizione Usr, che avrebbe dovuto affrontare Georgescu al ballottaggio prima che le elezioni venissero annullate, ha chiesto al Bec di motivare in tempi rapidi la scelta di bloccare l’avversario. «Le decisioni devono essere spiegate, altrimenti le persone diventeranno furiose, sospettose e inclini a cospirazioni». Domani sera si conoscerà l’esito del braccio di ferro tra il candidato sessantaduenne, che per diversi sondaggi oggi godrebbe nel Paese di un sostegno superiore al 40%, e l’establishment che lo accusa di non rispettare la democrazia. Georgescu, infatti, che ha definito la decisione di domenica «un colpo diretto al cuore della democrazia in tutto il mondo», ha presentato ricorso nelle 24 ore previste. La Corte Costituzionale ne ha altre 48 per valutarlo, quindi entro mercoledì sera dovrà pronunciarsi. «Questo è solo l’inizio», ha postato Georgescu. «L’Europa è ora una dittatura, la Romania è sotto la tirannia!».A febbraio, nel suo discorso alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance aveva detto che la decisione della Romania di annullare le elezioni «sulla base dei deboli sospetti di un’agenzia di intelligence» era la prova della «minaccia interna» dell’Europa. «Se la tua democrazia può essere distrutta con poche centinaia di migliaia di dollari di pubblicità digitale da un Paese straniero, allora non era molto forte fin dall’inizio». Lo scorso dicembre, la Corte costituzionale della Romania annullò le elezioni a 48 ore dal ballottaggio, sulla base di «documenti desegretati». Clamorosamente venne annullato non solo il voto ma tutto il procedimento elettorale. I servizi informativi avrebbero documentato manipolazioni attraverso Tik Tok (come una campagna virale che chiedeva la fine degli aiuti all’Ucraina) e un contributo di 381.000 euro alla campagna elettorale di Georgescu, che sarebbe arrivato da Putin. Su simili basi venne annullato il voto di milioni di persone (tutti seguivano Tik Tok?), calpestando un processo democratico. Il 27 febbraio, il candidato accusato di essere filorusso e che aveva promesso «di eliminare il primo giorno dopo essere diventato presidente la “Rete Soros” che ha causato molti danni alla Romania», venne messo sotto controllo giudiziario con l’accusa di «aver agito contro l’ordine costituzionale rumeno, aver istigato all’odio, aver fondato un’organizzazione fascista e aver rilasciato false dichiarazioni sulle fonti di finanziamento» della sua campagna elettorale. L’obiettivo era togliersi di torno l’ex diplomatico.«Il rifiuto del dossier di candidatura di Calin Georgescu è un nuovo abuso e una continuazione del colpo di Stato del 6 dicembre. Abbasso Ciolacu, abbasso i dittatori!», ha tuonato su Fb George Simion, leader del partito sovranista Alleanza per l’unione dei rumeni (Aur). Simion, vicepresidente del Partito dei conservatori e riformisti europei (Ecr), la casa europea anche di Fratelli d’Italia, più volte ha dichiarato che non avrebbe corso per le elezioni di maggio e che sosteneva Georgescu. L’ha ribadito pure ieri in un post, sottolineando che si tratta del «candidato che ha ottenuto più voti alle presidenziali».«Se l’alta Corte confermasse la decisione dell’autorità elettorale centrale, i tre partiti ultranazionalisti, che detengono il 35% dei seggi in Parlamento e che hanno sostenuto la precedente candidatura di Georgescu, rischiano di non avere nessun candidato alle elezioni di maggio», riferiva ieri l’agenzia Reuters.Santiago Abascal, leader del partito sovranista spagnolo Vox, ha postato: «Condividiamo con i nostri amici rumeni di Aur e Ecr la preoccupazione per il blocco della candidatura di Calin Georgescu […] blocco avvenuto in seguito all’inconcepibile pressione dei burocrati di Bruxelles. In un momento di estrema indignazione e confusione, ribadiamo la nostra difesa incondizionata della volontà popolare liberamente espressa dal popolo rumeno. La democrazia non può morire in Europa». Jordan Bardella, presidente di Rassemblement national ha chiesto: «Dov’è l’indignazione dell’Unione europea di fronte a questa negazione della democrazia?». Per poi aggiungere: «L’annullamento delle elezioni presidenziali in Romania e la successiva esclusione del candidato vincitore al primo turno dovrebbero essere motivo di preoccupazione per tutti i sinceri democratici».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)