2022-08-01
Gismondo: «Il ministero di Speranza ha provocato molti morti»
«È stata demonizzata qualunque cura non fosse il vaccino: l’ultimo caso è quello degli antivirali. I medici hanno avuto il terrore di fare il loro mestiere. E i numeri sono stati usati come faceva comodo. È ora di cambiare tutto»«La prescrizione degli antivirali è in calo, ma soprattutto il dato dell’utilizzo di questo farmaco è assolutamente esiguo rispetto alla reale necessità». A parlare è la professoressa Maria Rita Gismondo, direttore di microbiologica chimica, virologia e bio-emergenze dell’ospedale Sacco di Milano che, interpellata dalla Verità, conferma la preoccupante frenata nelle prescrizioni di pillole antivirali contro il Covid-19. Una notizia allarmante, visto che gli antivirali attualmente in commercio, a detta di molti medici e virologi italiani, rappresentano importanti strumenti contro il virus.Professoressa, perché allora non vengono prescritti come si deve?«Perché i miei colleghi medici sono stati travolti da questa atmosfera di demonizzazione di qualsiasi cosa che non sia il vaccino. Il vaccino ha avuto il suo ruolo e nessuno lo ha mai contestato o perlomeno molti di noi non lo hanno mai messo in discussione. La cura, però, è un’altra cosa».Ovvero?«Non esiste nessuna malattia per la quale sia a disposizione un vaccino, ma per la quale si demonizzi la terapia. Sono due strade diverse, ma è bene sottolineare che la terapia, quando è disponibile e quando si dimostra efficace a tal punto da prevenire le forme gravi e anche le ospedalizzazioni, è obbligatoria e deontologicamente dovuta. Da un lato ha come primo effetto quello di non far peggiorare le condizioni del paziente e dall’altro quello di non affollare gli ospedali».In questo scenario dove si prescrivono poco gli antivirali ci può essere anche una componente burocratica? Ovvero, possono esistere delle difficoltà da parte dei medici nel far pervenire il medicinale al paziente?«Prima questa situazione esisteva ed era vera. E devo dire che questa complicazione burocratica è stata la causa che ha portato alla diffusione di questa allure, di questa atmosfera negativa nei confronti degli antivirali».Addirittura.«Le dirò di più. Era così difficoltoso per medici e pazienti raggiungere questi farmaci che, secondo me, si è anche creata una forma di credenza che fossero pericolosi da somministrare».Questa è una cosa gravissima.«In questo caso, con gli antivirali, dobbiamo passare una trafila non da poco ma ignoriamo che, per altre malattie in Italia, si prescrivono farmaci con effetti collaterali importanti che i medici somministrano tranquillamente ai loro pazienti. Questo per dire che, ove necessario, non stiamo troppo a guardare i pro e i contro di un farmaco».Ci può fare un esempio, professoressa?«Quando abbiamo un’infezione da herpes, noi medici prescriviamo degli antivirali che possono avere un’epatotossicità che conosciamo benissimo ma preferiamo scegliere sempre il rischio minore».Mi scusi, quindi può esserci una sorta di paura da parte dei dottori nel prescrivere questi antivirali?«Allora, la paura esiste ma rientra sempre in quell’atmosfera di cui parlavamo prima, quell’atmosfera che è stata creata dal nostro ministero (della Salute, ndr) dove qualsiasi approccio libero al Covid è stato demonizzato».Questa è una paura diversa.«I medici hanno avuto paura di fare il loro mestiere. Sappia che ci sono stati dei medici radiati dall’Ordine perché hanno fatto solo il proprio dovere, cioè hanno curato i loro pazienti».Da quel che le risulta, la mancata prescrizione di questi antivirali sta causando forme di malattia più gravi? Stiamo peggiorando le condizioni di alcuni pazienti?«Non credo questo. Io vedo esclusivamente una demonizzazione della terapia al Covid. Mi accorgo solo adesso che molte cose e molte verità che dicevamo noi virologi stanno venendo a galla».Sia più chiara, professoressa.«Sto leggendo un documento del presidente dell’Ordine degli odontoiatri il quale dice che il 65% dei pazienti trovati positivi in ospedale ci arrivano per altre motivazioni. Quando questo fu detto, si alimentò una persecuzione da parte degli ordini dei medici. In tutto questo Covid c’è stata un’atmosfera di caccia alla streghe, un’atmosfera di demonizzazione di tutti quelli che pronunciavano una parola diversa da quella che era concessa dal ministero (della Salute, ndr)».Le sue, professoressa, sono parole forti.«Il ministero (della Salute, ndr) ha reso tutto più difficile e ha, lo dico con grande responsabilità, provocato morti. Perché se oggi nei primi 5 giorni di positività noi somministrassimo gli antivirali, soprattutto agli anziani, anche se non hanno forme gravi, o ai fragili o a tutti quei pazienti ritenuti idonei dal medico curante, non avremmo tutti questi casi di ospedalizzazione e forse molti meno decessi. Fra parentesi, vorrei far notare che i numeri nei dati giornalieri vengono usati in a seconda di ciò che deve emergere».Non finisce di dirci cose forti.«Quando serve rimarcare un incremento in uno dei dati quotidiani, si riportano le percentuali. Così i 4 ricoverati di oggi rispetto ai 2 di ieri diventano il 100% in più. Quando invece si vogliono usare i dati in termini diversi, si fa affidamento ai numeri assoluti. Questo è un periodo da cancellare, dimenticare. Dobbiamo tornare alla reale medicina».Mi viene da dire che non abbiamo imparato nulla dal passato. Oggi gli antivirali, ieri gli anticorpi monoclonali.«Io le dico che la classe medica è sempre pronta all’innovazione, alle nuove terapie, a seguire le possibilità che nascono per guarire i propri pazienti. Noi abbiamo vissuto un periodo di terrore e i medici hanno avuto appunto il terrore di poter fare il loro mestiere. Purtroppo, un terrore fondato, visto come hanno reagito l’Ordine dei medici e il ministero (della Salute, ndr)».Si riferisce ai medici radiati?«Assolutamente.»Lei, professoressa, è sempre stata coraggiosa. E allora le chiedo se crede che la caduta di questo governo porterà un nuovo vento in Italia.«Non mi pronuncio sul governo perché non ho le capacità politiche per farlo e nemmeno voglio farlo, il mio ruolo deve rimanere quello della virologa. Come medico trovo questa situazione un’opportunità per il cambiamento dell’intero ministero (della Salute, ndr). E me lo auguro».
L'infettivologa Chiara Valeriana
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