
- L'ad del marchio Giuseppe Colombo: «L'intuizione è stata sostituire blu e grigi con colori e disegni. Tutto mi ispira, anche un libro di geometria» Per ogni paio servono dieci chilometri di filo. «All'inizio nessuno le voleva, ora sono un must. Il primo a crederci fu Elio Fiorucci».
- Sarta riscopre la paglia di Vienna per borse dal sapore artigianale. La stilista Giorgia Gaeta: «Instagram è stato fondamentale per arrivare al successo».
- La Levi's Festival Season continua a Matera, all'Open Sound Festival. Il noto brand di jeans si butta nel mondo dei music festival e crea una capsule dedicata.
- HNH Hospitality abbraccia il progetto StayPlasticLess per «dimostrare che si può fare impresa nel rispetto dell'ambiente e della comunità».
Lo speciale contiene tre articoli e gallery fotografiche.
Se ne sono andate in giro per il mondo, inconfondibili, da New York a Hong Kong. Ma mai avrebbero immaginato di essere le protagoniste del giuramento di un ministro. Matteo Salvini non ha avuto dubbi: le calze a righe colorate sotto l'abito blu erano perfette anche davanti al presidente della Repubblica. Ovviamente firmate Gallo. Non c'è giornale che non abbia immortalato quel pezzo di caviglia così trendy in un'occasione tanto solenne. «Bisogna essere creativi in ogni momento della vita e le calze sono espressione della personalità di ciascuno», dice Giuseppe Colombo, ad di Gallo, giunto a capitanare l'azienda di famiglia nel 1998. «Avevo 43 anni, non ero giovane», precisa.
Fino a qual momento quale era il suo mestiere?
«Mi occupavo di gestione patrimoniale, sembrerà strano ma anche in quella serve creatività. A un certo punto è arrivato il momento in cui ho dovuto prendere in mano la situazione entrando azienda e cambiando totalmente lavoro. Pensiamo di poterci occupare di una cosa sola per volta. E invece non è così. Abbiamo una testa che ha la capacità di donare linfa, ma abbiamo un difetto, che è quello di non chiederla mai. Il cervello è una macchina che non utilizziamo appieno. Siamo noi a limitare la nostra mente. Noi tutti possiamo fare più grandi cose che trasmettono gioia».
Gallo quando è nata?
«L'azienda è stata fondata nel 1927 e ha sempre fatto calze da uomo di alta qualità. La mia famiglia è subentrata negli anni Quaranta. Una rivalutazione avvenne negli anni Cinquanta grazie a una serie di intuizioni che portarono alla produzione di calze traforate per i bambini. E poi le calze più piccole al mondo, da neonati, un vero record, per le quali erano stati costruiti dei telai appositi».
Ma non avete mai smesso di produrre calze da uomo.
«Certo che no. Le aziende hanno momenti di particolare vigore alternati ad altri di assestamento, di riflessione o rivoluzionari. Anche le civiltà sono fatte così. Un'azienda è come un territorio e se ne può leggere la storia. Certe hanno da subito una personalità forte e proprietà che riescono a dare sempre la giusta propulsione nel rispetto della continuità e delle caratteristiche del marchio, oggi si dice del Dna. Chi è capace di lavorare sull'anima dell'azienda attualizzandola, perché gli stili cambiano e le necessità pure, ha raggiunto il suo scopo. Quando ho iniziato io alla fine degli anni Novanta sono entrato con un progettino, un'idea. Le calze da uomo erano sempre state acquistate per bisogno blu, grigie o nere. Volevo centrare l'obiettivo dell'acquisto d'impulso. La calza blu per quanto fosse la più cara e la più bella al mondo rimaneva sempre una calza blu. Mi immaginavo il cliente che cercava una calza che lo faceva godere senza trovarla. Quello che ho fatto è stato usare tanti colori tutti insieme».
Un successo immediato?
«Macché. Quando ho iniziato fu un disastro, le nostre calze non le voleva nessuno. Era già accaduto con tutte le invenzioni di Gallo, all'inizio mai recepite. Erano troppo nuove. Mi sembrava impossibile che un prodotto così simpatico non trovasse l'apprezzamento del pubblico. Poi ha iniziato a comprarle Elio Fiorucci e da lì è sbocciata una nuova tendenza che poi ha fatto scuola. Fiorucci in quegli anni era ancora Fiorucci e scopriva prodotti in tutto il mondo. È stato uno dei nostri primi clienti, insieme agli stranieri che arrivavano a Milano e le acquistavano nel nostro primo negozio di via Manzoni. Le nostre calze sono state copiate da tutti, come è logico che sia quando una cosa ha molto successo».
Ok il colore, ok le fantasie particolari. Ma le calze Gallo sono anche molto di più.
«Il filo deve essere sottilissimo: ne servono 10 chilometri per ogni paio. Si lavora ancora con gli storici telai Bentley, unici per i microricami. Alle originali proposte della linea Collection si affiancano quelle più sofisticate della linea Tailoring, rivoluzione nella rivoluzione. Prima sono arrivate le righe, poi i disegni, che rappresentano il modo in cui Gallo interpreta a modo suo ciò che esiste in natura come le farfalle, le piante, i frutti. Cerco di vedere le cose da prospettive diverse rispetto al solito. Poi la calza è sempre la calza, ma vista da un'angolazione particolare. In modo molto naturale abbiamo portato questo stile di colore su altri accessori: costumi, portafogli e via di seguito».
Ogni anno è caratterizzato da un disegno diverso. Da dove le vengono le idee?
«Basta avere gli occhi e guardare. Mi ispiro in campagna, osservo le piante, la corteccia. Se ammiro un quadro l'ispirazione può venire da lì, ma anche da un libro di geometria. Al mercato ortofrutticolo di idee ce ne sono una marea. È semplicissimo. Sono calze con un'anima trasversale, che finiscono inevitabilmente per essere collezionate. Un fenomeno in espansione che crea necessità e dipendenza... Senza nuocere alla salute! D'altra parte, il colore è contagio e l'originalità è vita».
Calze trasversali?
«Sì, di genere, di età, di cultura. Ora abbiamo applicato il nostro gusto anche alle calze sportive. È la calza virale. Le hanno sempre messe i politici, da Matteo Renzi a Giorgio Napolitano che veniva con la moglie a comprarle a Roma e mi lasciava un biglietto con i complimenti. Le indossa Jovanotti durante i concerti e mi fa un certo effetto vedere sul maxi schermo le nostre calze. Le mettono un po' tutti. Quando sugli aerei si tolgono le scarpe spunta la nostra punta con la scritta Gallo».
Quanti negozi avete?
«Circa 30 in Italia. E stiamo iniziando ora il progetto di internazionalizzazione. Mi sono serviti i tempi giusti per cominciare a guardare oltre i confini».
Dove vengono prodotte le calze Gallo?
«Disegno e produzione sono a Desenzano, dove c'era un immobile che apparteneva a mio nonno. Gli altri prodotti, per cui non possediamo la tecnologia adatta, vengono prodotti in altre aziende di eccellenza. Tutto è pensato da noi. Fatturato 23 milioni e mezzo per 230 dipendenti».
Sarta riscopre la paglia di Vienna per borse dal sapore artigianale
Se c'è un accessorio di cui non si può fare a meno questa estate (e che si userà almeno fino alla fine di settembre) è la borsa di paglia. Chi non ce l'ha ancora può correre ai ripari e procurarsene una velocemente, certa che un tocco del genere farà sembrare alla moda pure un abito di qualche anno fa.
Giorgia Geata, palermitana classe 1985, laurea in architettura e un master in fashion styling allo Ied di Milano, si è dedicata anima e corpo nella nuova impresa di creare borse in paglia di Vienna. «Con l'incoscienza e l'entusiasmo di chi è innamorato di qualcosa, nel mio caso della moda, ho provato a lavorare per trasformare tutto in una virtù e sono partita con questo progetto». Nasce così, nella primavera 2017, Sarta, marchio di accessori realizzati con l'aiuto di artigiani esperti a Palermo. Un nome che dice tutto. «Cercavo una parola che avesse un forte rimando all'artigianalità, al saper fare. L'ho trovata in Sarta».
La volontà è quella di dare vita a prodotti artigianali reinterpretando in chiave moderna materiali della tradizione, come la paglia di Vienna. Da qui la decisione di combinare il più classico degli intrecci con la pelle conciata al vegetale, disegnando una linea di borse che risponde a un bisogno concreto di praticità e stile. Dettagli, ricerca e innovazione vengono messi al servizio di un'unica ambizione, la semplicità, bussola creativa di tutto il progetto. «La prima sensazione d'esser sostenuta l'ho ricevuta quando ho iniziato a far toccare i primi prodotti alle persone. Sono state loro a darmi la carica; vedendo come entravano in sintonia con le mie borse, ho capito che le cose stavano andando nel verso giusto. E non mi sono più fermata. Le mie idee nascono dalla convinzione che solo stressando al massimo questo concetto si possano creare prodotti con un'identità unica».
La base creativa e produttiva si trova a Palermo, città che incide sul progetto con la sua forte tradizione artigianale, i suoi umori e i suoi scenari. Negli ultimi mesi l'attività di ricerca è proseguita, concentrandosi su nuovi oggetti, con l'obiettivo di cercare ancora equilibri nuovi tra eleganza, modernità e materiali tradizionali. «I social sono stati fondamentali per la nascita e la crescita di Sarta. Senza, questo progetto non sarebbe mai entrato in contatto con le persone che ne hanno apprezzato stile e identità. I social, soprattutto Instagram, sono una grande opportunità per i piccoli brand che puntano su qualità e artigianalità».
E sono i prodotti a parlare, davvero speciali e raffinatissimi. Pochette, cestini rigorosamente fatti a mano in pelle di vitello conciata al vegetale con coperchio rivestito in rattan naturale, oltre alle particolarità delle fodere in tessuto, cinturini in pelle staccabili, chiusure a calamita.
Non è mancata qualche difficoltà. «Sono una perfezionista, tendo sempre a pensare che i miei prodotti siano suscettibili di miglioramento. Ho dovuto imparare ad apprezzare e tollerare il grado di imperfezione dei prodotti artigianali. Ho capito che in fondo è proprio nell'incontro tra ricerca della perfezione e realizzazione concreta di un prodotto che sta il design che ho voglia di proporre». Ma non finisce qui. «Oggi disegno borse ma mi nutro di qualsiasi stimolo proveniente dal mondo del design. Non escludo di poter disegnare anche altro in futuro».
La Levi's Festival Season continua a Matera, all'Open Sound Festival
La LEVI'S® Festival Season, inaugurata ad aprile a Palm Springs per Coachella, seguita dall'Home Festival di Venezia e dal mega raduno della «Big Family» di Alessandra Amoroso a Roma di metà luglio, culminerà a Matera - Capitale Europea della Cultura 2019 - con l'Open Sound Festival, in programma dal 28 agosto all'1 settembre, dove LEVI'S® sarà partner ufficiale attraverso un'attiva e stimolante Immersive Experience con il suo «bespoke» LEVI'S® Tailor Shop, nello spazio appositamente creato all'interno de Le Monacelle, per tutti gli artisti che animeranno il Festival. Da sempre al centro della cultura e storicamente vicino al mondo della musica, qui celebrata come bene comune da valorizzare, Levi's® si connette a OSF e al suo concetto chiave #Urla con l'anteprima del nuovo spot che interpreta il settimo capitolo della campagna #LiveInLevis e che sollecita i giovani a far sentire la propria voce, sostenere i propri valori e cambiare positivamente il mondo che li circonda. Open Sound Festival è un progetto di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 coprodotto da Multietnica e Fondazione Matera Basilicata 2019.
L'Home Festival ha scelto LEVI'S® perché da sempre la musica è nel DNA del brand, connesso alle young-culture e alle nuove idee: molte le collab create negli anni dai tanti artisti italiani che hanno sostenuto il percorso con la loro presenza sui social. E quest'anno per la prima volta a Matera a fine agosto.
Levi's® incarna quello stile cool e easy tipicamente Americano. Creati da Levi Strauss & Co nel 1873, i jeans Levi's® sono diventati uno dei capi più iconici in tutto il mondo – catturando l'immaginazione e la fedeltà di generazioni e generazioni. A oggi, il portfolio di Levi's® continua a evolversi grazie a uno spirito innovativo e pionieristico, cosa non sempre scontata nel mondo dell'apparel. Il range di prodotti leader nel mondo del jeans è disponibile in più di 110 Paesi, permettendo a tutti di esprimere il proprio stile personale. E c'è pure una capsule collection dedicata ai music festival. Dalle immancabili t-shirt personalizzate agli shorts in jeans, alle camicie a fiori da annodare sotto il seno. Non mancano i pezzi maschili e oversize come il giubbotto di jeans bianco da mettere sopra ai vestitini gipsy o minidress con le frange. E dal primo di agosto, in alcuni stores, è arrivata anche la capsule collection Levi's per Hello Kitty, una reinterpretazione di classici Levi's per festeggiare con stile il 45° anniversario di uno dei personaggi giapponesi più amati del mondo.
Ormai la parola ambiente ha fatto breccia in ogni settore della vita. L'attenzione alla salvaguardia dell'aria e dell'acqua trova, finalmente, sempre più consensi. Dalla moda, uno dei settori industriali più inquinanti, fino al turismo, la tutela a un mondo che ha effettivamente bisogno di essere salvaguardato è ormai a 360°. HNH Hospitality, gruppo italiano specializzato da oltre cinquant'anni nel mondo dell'hotellerie 4 e 5 stelle, sta investendo in attività eco-compatibili e green coinvolgendo attivamente tutte le 12 strutture in gestione ed il proprio headquarter. Il progetto poggia su tre pilastri: formazione e supporto agli acquisti sostenibili, assessment dei comportamenti virtuosi con conseguente calcolo del rating, sensibilizzazione e coinvolgimento degli ospiti nelle strutture. Una sfida che si pone come obiettivo la riduzione di consumo della plastica all'interno degli hotel, diminuendo l'utilizzo di oggetti monouso. «Cerchiamo di fare in modo che le nostre scelte aziendali siano guidate dalla Corporate Social Responsibility» spiega Luca Boccato, Amministratore Delegato di HNH Hospitality «mettendo in atto azioni concrete e tangibili: il 100% dell'energia elettrica dei nostri hotel non è prodotta da centrali a carbone, olio o gas, l'80% dei nostri fornitori è a Km zero, il 50% dei nostri hotel ha alti rating di sostenibilità ambientale. Vogliamo dimostrare che si può fare impresa nel rispetto dell'ambiente e della comunità».
Uno dei principali progetti che HNH Hospitality ha abbracciato è «StayPlasticLess», un piano di tutela ambientale nato dalla storica collaborazione tra Best Western e LifeGate. Grazie al contributo degli albergatori e ai soggiorni effettuati dai clienti entro il 30 settembre 2019 in una delle 180 strutture italiane del gruppo (cinque delle quali attualmente in gestione completa da parte di HNH Hospitality) è in corso un'operazione per finanziare l'acquisto di 4 Seabin LifeGate, i dispositivi per la raccolta di plastica e microplastica dal mare. Il primo Seabin LifeGate di Best Western è già stato inaugurato a Santa Margherita Ligure, poi a Palermo e nel mese di settembre sarà il turno di Venezia e Pescara.
L'impegno green di HNH Hospitality non si ferma qui: tutti gli hotel del gruppo e la sede, situata a Venezia Mestre, utilizzano energia proveniente da fonti rinnovabili. Centrali idroelettriche situate sulle alte Dolomiti sfruttano la potenza dell'acqua per generare energia pulita certificata al 100%. Questa scelta ha permesso a tutto il Gruppo nel 2018 di consumare 6.717.079 kWh, evitando l'immissione in atmosfera di 2.137.360 kg di CO2.
Inoltre, tutte le strutture, ad esclusione dell'Hotel Indigo Venice - Sant'Elena (struttura sita in laguna) e il Grand Hotel Des Arts di Verona (entrato recentemente nel gruppo), si pongono l'obiettivo di incentivare la mobilità elettrica, riducendo così l'inquinamento atmosferico, attraverso la dotazione ad uso gratuito di colonnine elettriche che permettono di ricaricare le vetture degli ospiti che alloggiano in uno dei 10 hotel gestiti dal gruppo.


















































