
Un libro raccoglie i più illustri exempla romani, per dare al pubblico più assetato di avventure un mito eterno in cui riconoscersi.Da Federico II Hoenstaufen a Machiavelli, dagli artisti del Rinascimento fino ai patrioti risorgimentali, dai giacobini francesi ai padri costituenti americani, fino ad arrivare ai fascisti: l'elenco dei mondi culturali e politici che hanno attinto alla fonte romana nel corso dei secoli è sterminato. Roma ha continuato a parlare agli uomini per anni e anni dopo la sua caduta e continua a farlo ancora oggi. Personalità e ambienti dalle origini più disparate hanno guardato ai sette colli per trovarvi ispirazione. E se gli studiosi che più sono andati in profondità hanno saputo sviscerare l'essenza di pratiche, istituzioni, riti in tutta la loro complessità, uno dei modi più immediati e più intuitivi di approcciarsi a Roma resta lo studio degli exempla: le vite e le avventure degli uomini straordinari che hanno forgiato quella civiltà. È a questo metodo che si rifà Sergio Filacchioni nel suo Il mito di Roma, appena pubblicato per i tipi di Altaforte.Scrive lo studioso Sandro Consolato nella postfazione al volume: «Chi scrive queste righe ricorda come ancora nella sua infanzia (anni ’60) i sussidiari delle elementari riportassero le storie di questi personaggi, massimamente quelle di Muzio Scevola e di Cincinnato, poi scomparse dall’orizzonte pedagogico nazionale. Riportarle all’attenzione in termini di exempla è un’operazione passatista ed eminentemente retorica? Non direi, se un filosofo originale come il francese Michel Onfray, libertario e severo critico del globalismo, dell’economicismo e della deriva antipopolare delle sinistre, ha ritenuto di dover scrivere un libro come Saggezza. Saper vivere ai piedi di un vulcano (2019), centrato, ancor prima che sullo stoicismo adottato dai Romani come filosofia privilegiata dopo l’incontro con la Grecia, su quello Stoicismo naturale che era proprio già ai Romani prischi».Il saggio si compone di una serie di ritratti: «Romolo: fondare un popolo», «Bruto: il bacio che cambiò tutto», «Menenio Agrippa: lo stato secondo concordia», «Cincinnato: terra e libertà», «Furio Camillo: il padre della Patria», e così via. Tutti nomi che, come osserva Consolato, un tempo erano familiari anche all’uomo poco coltivato, come frutto di una pedagogia nazionale diffusa, sentita, quasi come fosse l’album di famiglia di un intero popolo. Poi, piano piano, il modo di raccontare Roma è cambiato, lasciando spazio a sguardi più asettici e scientifici. Questo, paradossalmente, proprio nel momento in cui, negli studi specialistici, veniva archiviato l’approccio ipercritico di matrice germanica e si riscopriva la sostanziale verità dei racconti di fondazione, finalmente confermati dalle scoperte archeologiche. Una ragione in più, quindi, per reincantare il modo in cui Roma viene raccontata, soprattutto ai più giovani e a coloro che non sono destinati ad affollare le aule dei dipartimenti di romanistica.Scrive ancora Consolato: «Riprendendo l’idea evoliana, ma di radice soreliana (Evola la ha, per così dire, “magicizzata”), di una “idea-forza”, di un “mito”, che destato o ri-destato, entro una determinata collettività umana, può agire su di essa e in essa risvegliandone e attuandone delle potenzialità superiori, relative a tutti i piani dell’essere, dallo spirituale al fisico, Filacchioni vede sostanzialmente, ma anche in continuità con tutta una tradizione pure letteraria ben nota (si pensi solo al Petrarca e al Leopardi della “poesia civile”), nella virtus l’idea e il mito su cui ri-porre l’attenzione».E a chi è destinata questa idea-forza che forse, oggi, nell’era della disillusione, potrebbe penetrare negli animi come un coltello caldo nel burro? Per l’autore de Il mito di Roma, a doversi abbeverare agli exempla sono soprattutto i giovani. Anche perché Roma era la civiltà dei giovani. Scrive Filacchioni: «Sono sempre i giovani a scrivere le pagine più eroiche della sua storia: da Muzio che dichiara la guerra della gioventù romana al Re Porsenna fino a quella “gioventù militare” che come ricorda Tito Livio si barrica nel Campidoglio all’arrivo di Brenno per difendere “gli Dei, gli uomini e il nome romano”. A loro si rivolgono i vecchi abbandonati nel momento di crisi, “affidando al loro coraggio e al loro giovane vigore tutte le speranze che restavano”. Roma vive costantemente in questa tensione tra forza e saggezza, arditismo e sacerdozio. Ma sarà sempre la forza a rompere quello stallo che nessuno riesce a risolvere altrimenti: è la via dell’azione, la via della gioventù, il potere fondativo che si perpetua nello spazio e nel tempo come un continuo sovvertimento e messa in forma del principio romuleo e numinoso».
Ansa
L’ateneo milanese forma e dà lavoro a tanti protagonisti delle inchieste sull’urbanistica. Ma chi insegna e progetta spesso approva pure i cantieri: un intreccio rimarcato dai pm.
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Ansa
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Giorgia Meloni (Ansa)
Trump pubblica sui social un video dove si spiega che la Meloni sta trattando con gli Usa sui dazi. Palazzo Chigi: «Stiamo cercando di evitare le tariffe sulla pasta». Era quello che i dem le rimproveravano di non fare. Ma ora cambiano idea e la attaccano.