Preoccupante aumento dei decessi negli ultimi due anni in quasi tutti i Paesi occidentali. Il clima non c’entra: il fenomeno è costante nei mesi e a ogni latitudine. E non è legato alla mancata prevenzione: colpiti anche i giovani. Chiesti dati distinti per status vaccinale.
Preoccupante aumento dei decessi negli ultimi due anni in quasi tutti i Paesi occidentali. Il clima non c’entra: il fenomeno è costante nei mesi e a ogni latitudine. E non è legato alla mancata prevenzione: colpiti anche i giovani. Chiesti dati distinti per status vaccinale.Perché continua a morire tanta gente? In Italia, come nel resto d’Europa e del mondo? Colpa del clima impazzito, come ha provato a sostenere l’Istat? Implausibile. Strascichi del Covid? Improbabile, se intendiamo la malattia e non le restrizioni attuate per combatterla, ignorandone gli effetti collaterali di medio periodo. E i vaccini? Possibile che, come notò lo scienziato Peter Doshi analizzando i documenti di Big pharma, tra chi vi si sottopone aumentino i decessi per cause diverse dal coronavirus? Ora, una nuova ricerca solleva interrogativi sul mistero dell’extra mortalità. L’ha commissionata l’associazione Umanità e ragione, presieduta dall’avvocato Olga Milanese, attingendo agli archivi di Istat, Eurostat, Ocse, Euromomo e Our world in data, scandagliati da studiosi di statistica, con la consulenza del dottor Alberto Donzelli, membro della Commissione medico scientifica indipendente. Il report è stato inviato alla presidenza del Consiglio, alle Camere, al ministero della Salute, all’Aifa e all’Iss, con la richiesta di pubblicare le cifre sulla mortalità «con la distinzione tra vaccinati e non vaccinati» ed eliminando la «pratica distorsiva di classificare come “non vaccinati” (o vaccinati nella categoria precedente) i soggetti deceduti nei 14 giorni successivi a ciascuna inoculazione». I dati sono allarmanti. 1 Nel 2021 e nel 2022 si è registrato un eccesso di dipartite, rispetto alla media del periodo 2015-2019, «molto superiore alle normali fluttuazioni». Per capirci: l’anno scorso ci sono stati 67.879 decessi di troppo, contro una deviazione standard, nel 2015-2019 usato come termine di paragone, di 12.960 decessi.2 L’eccesso di mortalità nel 2022, rispetto al 2021, supera i 12.000 decessi.3 Rispetto al primo anno di pandemia, sia nel 2021 sia nel 2022 è stato rilevato un aumento della mortalità in quasi tutte le fasce d’età più giovani. 4 L’aumento della mortalità nel 2022 a confronto con l’anno precedente, convalidata dall’ultimo bollettino dell’Istat, nei dati Euromomo sembra riproporsi nei primi mesi del 2023. 5 Poiché i decessi, nel 2021 e nel 2022, si sono mantenuti in «lineare e progressivo aumento», pare logico escludere un impatto «di fenomeni stagionali, quali l’influenza, il freddo o il caldo». Smentito il nostro Istituto nazionale di statistica, che ha alimentato la retorica ecocatastrofista della stampa. Bisogna sottolineare che i riscontri ufficiali sono incoerenti con l’atteso «effetto mietitura» (o harvesting). In sostanza, siccome i decessi degli anziani e dei fragili, che sarebbero comunque scomparsi entro pochi mesi o pochi anni, si sono concentrati nella fase in cui il Covid ha colpito più duramente, ci si sarebbe potuti attendere una «riduzione compensatoria della mortalità» in quelle classi d’età. E invece, sia nel 2021 sia nel 2022, la mortalità è aumentata tra gli over 50 a paragone con il periodo di riferimento, cioè gli anni dal 2015 al 2019. Addirittura, nel 2022 sono trapassati più over 65 dei 365 giorni precedenti. Vittime dei cambiamenti climatici? La tesi, secondo gli autori del report, è poco sostenibile. Lo scorso anno, infatti, la mortalità si è mantenuta elevata in ciascuno dei quattro trimestri. Le temperature non spiegano alcunché.Poi, ci sono i giovani: confrontando 2021 e 2022 con l’annus horribilis 2020 - quando, in realtà, gli under 44 sono morti meno che nell’arco temporale 2015-2019 - si osserva un aumento dei decessi in quasi tutte le fasce d’età intermedie: 10-14, 20-24, 30-34. Anche il raffronto tra 2022 e 2021 non è positivo: lo scorso anno si è manifestato nuovamente un incremento percentuale di dipartite tra 5 e 9 anni, 15 e 19, 20 e 24. E i numeri non confortano nemmeno se si guarda fuori dal nostro Paese. Nell’Ue, la mortalità è cresciuta per tutto il 2022 e l’incremento percentuale di decessi in eccesso è stato considerevole in tutti gli Stati: meno marcato in Svezia (+2,6%), che però era uscita dal primo anno di pandemia con una diminuzione della mortalità; più accentuato da noi, con un +10,6 rispetto alla media 2015-2019; superiore in Danimarca (+11), Spagna (+11,5), Francia (+11,8) e Germania (+14,6). Non va meglio in Nuova Zelanda, Australia, Regno Unito, Canada, Israele: tutti hanno avuto più morti nel 2022 che nel 2021. L’unica eccezione sono gli Usa.Permane il giallo sulle cause di questo tragico andamento. E in pochi sono disposti a indagare in direzione dei vaccini: Umanità e ragione invoca statistiche di mortalità per stato vaccinale, che escluderebbero o confermerebbero un ruolo delle iniezioni. Stiamo pagando ancora il conto dei lockdown? Può darsi. Quel che è sicuro, è che i morti ormai tacciono. Ma i vivi no, proprio non possono restare in silenzio.
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La premier nipponica vara una manovra da 135 miliardi di dollari Rendimenti sui bond al top da 20 anni: rischio calo della liquidità.
Big in Japan, cantavano gli Alphaville nel 1984. Anni ruggenti per l’ex impero del Sol Levante. Il boom economico nipponico aveva conquistato il mondo con le sue esportazioni e la sua tecnologia. I giapponesi, sconfitti dall’atomica americana, si erano presi la rivincita ed erano arrivati a comprare i grattacieli di Manhattan. Nel 1990 ci fu il top dell’indice Nikkei: da lì in poi è iniziata la «Tokyo decadence». La globalizzazione stava favorendo la Cina, per cui la nuova arma giapponese non era più l’industria ma la finanza. Basso costo del denaro e tanto debito, con una banca centrale sovranista e amica dei governi, hanno spinto i samurai e non solo a comprarsi il mondo.
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