2022-03-01
Missili, blindati, mitragliatrici. Il governo tira dritto sui rinforzi
Il decreto non basta, serve un voto in Aula: sarà oggi, dopo il discorso di Mario Draghi. Già mobilitati 1.350 militari. Disco verde della Lega sia a Roma che a Bruxelles. Anche Fdi si allinea: pronti a votare il provvedimento.Sarà il parlamento a dare il via libera all’invio di armi in Ucraina: il consiglio dei ministri, riunitosi ieri, ha approvato un decreto legge che introduce ulteriori misure urgenti sulla crisi. «Fino al 31 dicembre 2022», si legge all’articolo 1 del dl, «previa risoluzione delle Camere, è autorizzata la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, in deroga alle disposizioni di cui alla legge 9 luglio 1990, n. 185 e agli articoli 310 e 311 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 e alle connesse disposizioni attuative. Con uno o più decreti del ministro della Difesa, di concerto con i ministri degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e dell’Economia e delle finanze, sono definiti l’elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari oggetto della cessione di cui al comma 1 nonché le modalità di realizzazione della stessa, anche ai fini dello scarico contabile». L’invio di armi in Ucraina va naturalmente in deroga alle norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (legge 185 del 9 luglio 1990) e al dl che disciplina la cessione di beni mobili del ministero della Difesa (articoli 310 e 311 del dl 66 del 15 marzo 2010, il Codice dell’ordinamento militare). La risoluzione verrà votata oggi alla Camera e al Senato, dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi, e dovrebbe ricalcare, secondo indiscrezioni, il testo del decreto varato ieri dal Cdm. Quali saranno le armi inviate in Ucraina? A quanto apprende La Verità da fonti della Difesa, si tratterà con ogni probabilità di mezzi blindati leggeri Lince, mitragliatrici Browning o le più leggere Mg, missili terra-terra anticarro Panzerfaust, mortai, munizioni di vario genere e, ma questo è da verificare, anche di missili terra-aria Stinger. Il numero degli anticarro e degli Stinger dovrebbe essere nell’ordine delle centinaia; migliaia dovrebbero essere invece le mitragliatrici pesanti Browning o le più leggere Mg. Gli armamenti verranno consegnati direttamente al governo di Kiev. Venerdì scorso, il governo aveva varato un altro decreto che stanziava 174 milioni di euro tra il 2022 e il 2023 per il potenziamento della presenza militare a Est, e mobilitava 1.350 militari subito fino al 30 settembre, e altri 2.000 per eventuali esigenze di rinforzi o per dare il cambio ai soldati già presenti in Lettonia e Bulgaria.Il testo della risoluzione che verrà discussa e votata oggi è stato oggetto di lunghissime riunioni di maggioranza e opposizione, che si sono protratte fino a tarda notte: «Credo che filerà tutto liscio», dice alla Verità un autorevole esponente del governo, «semmai i problemi potranno spuntare in sede di conversione del decreto legge». Coinvolgere il parlamento in una scelta così delicata come quella di fornire armi all’esercito ucraino è il minimo sindacale.«La Lega», fanno sapere fonti del Carroccio, «voterà le mozioni unitarie sia a Roma che a Bruxelles. L’obiettivo, che Matteo Salvini ha ribadito anche al presidente Draghi nel corso di una telefonata prima del Consiglio dei ministri, è offrire massima collaborazione, dimostrare compattezza e confermare il senso di responsabilità. La Lega invita alla cautela, auspicando che alle bombe si sostituisca la diplomazia. Concetti che il leader della Lega ha ribadito anche all’ambasciatore dell’Ucraina a Roma», aggiungono le stesse fonti, «questa sera (ieri, ndr), al termine di una giornata che Salvini aveva cominciato con un momento di raccoglimento privato ad Assisi».Dall’opposizione arriva l’ok di Fratelli d’Italia: «Crediamo», dice all’Ansa il deputato di Fdi, Andrea Delmastro, «che non possiamo disallinearci rispetto al resto delle potenze occidentali anche sull’eventuale invio di armi, noi siamo favorevoli se il governo italiano opterà per questa scelta. Sembra che si vada verso l’unanimità, perché si sono resi conto che l’attacco del 24 febbraio è stato uno spartiacque su cui non si può filosofeggiare. Occorre scegliere da che parte stare e noi scegliamo di stare con l’Occidente. In più», aggiunge Delmastro, «esprimiamo massima solidarietà all’Ucraina, condanna dell’invasione della Russia e disponibilità ad aiutare la popolazione Ucraina e ad avviare il meccanismo del riconoscimento dello status di rifugiato per gli ucraini in fuga, con la redistribuzione in tutta Europa, oltre al fondo per riequilibrare il peso delle sanzioni tra i vari Paesi europei». Problemi interni, manco a dirlo, nel M5s. «Non voterò qualsiasi provvedimento possa uscire dal Consiglio dei ministri», dice all’Agi il presidente della Commissione Esteri, il pentastellato Vito Petrocelli, «che dovesse decidere l’invio di armi letali all’Ucraina, come risposta all’operazione folle di Putin, che ovviamente non posso che condannare». Sono molti i pentastellati contrari all’invio di armi in Ucraina. E proprio su questo aggettivo, «letali», si consumerà prevedibilmente una polemica politica.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco