La Mira del libro antifascista scrisse contro il 25 aprile e a favore del Msi?

Quello che al momento si può dire, parafrasando il celebre titolo di un articolo di Tommaso Besozzi sulla morte di Salvatore Giuliano, è che di sicuro c’è solo che il nome è lo stesso: Valentina Mira. Le due Valentina Mira di cui stiamo per parlare, però, potrebbero non avere esclusivamente il nome in comune, ma essere proprio la medesima persona. Innanzitutto: chi è Valentina Mira? O perlomeno quella Valentina Mira che da alcuni giorni è al centro delle cronache culturali e politiche dopo essere stata inserita nella dozzina di finalisti del Premio Strega con il suo secondo romanzo dal titolo degregoriano Dalla stessa parte mi troverai? È una giornalista e scrittrice romana nata nel 1991 che, nella biografia recuperabile sul sito della casa editrice del suo romanzo, la Sem, dichiara collaborazioni «con vari quotidiani e siti di informazione, tra cui il manifesto e il Corriere della Sera» e afferma di scrivere per la radiotelevisione svizzera. Acquisita visibilità grazie alla presenza tra i dodici finalisti dello Strega, il libro di Valentina Mira è stato di recente criticato da alcuni esponenti del governo in carica, in particolare Federico Mollicone e Tommaso Foti. Critiche che, secondo le opposizioni e la grande parte del mondo intellettuale, sarebbero strumentali: evidenzierebbero cioè, avendo carattere politico e non letterario, la volontà del governo Meloni di condizionare la libera espressione e di contribuire in forme aggressive al progetto di egemonia culturale della destra di cui più volte ha parlato la premier Meloni. L’accusa mossa a Valentina Mira è di avere trattato senza rispetto né compassione la strage di Acca Larenzia, l’uccisione a Roma, il 7 gennaio del 1978, di due giovani militanti missini da parte di estremisti di sinistra tuttora ignoti. Un episodio assolutamente centrale in Dalla stessa parte mi troverai (era infatti richiamato con grande evidenza nella prima fascetta di lancio del libro), dato che il romanzo ricostruisce la vicenda di Mario Scrocca, ex membro di Lotta Continua impiccatosi a Regina Coeli nel 1987 dopo essere stato condotto in carcere poiché sospettato di aver preso parte all’attentato di nove anni prima.
Qui tuttavia non ci interessa entrare nel merito della polemica, bensì far notare come, oltre alla Valentina Mira di sinistra, antifascista e femminista (così si è definita l’altroieri, ospite di Lilli Gruber su La7), esista una Valentina Mira (se ne è accorto per primo, segnalandolo su X, il vicedirettore Francesco Borgonovo) che, alcuni anni fa, ha collaborato, firmando svariati pezzi, con il sito di ispirazione marcatamente conservatrice Gli Italiani. Pezzi nei quali, tra l’altro, si possono leggere riserve sulla celebrazione del 25 aprile, un elogio di Alain de Benoist e un ricordo dell’attivista missino Ugo Venturini. Ora, fatti salvi i capelli, che prima erano bruni e ora sono biondi, la Valentina Mira osservabile in foto sul sito de Gli Italiani somiglia in modo incredibile alla Valentina Mira narratrice progressista. Curioso. Col tempo si può cambiare anche totalmente idea, è ovvio, ma allora Valentina (che La Verità ha provato senza successo a contattare) farebbe bene a dirlo. Se non altro per fugare il sospetto che una così radicale e repentina conversione politica sia ancor più strumentale delle critiche a «Dalla stessa parte mi troverai». Strumentale, per capirci, nel senso di utile al decollo della propria carriera letteraria.






