2025-09-02
«Minacce da Mosca». L’Ue vuole finanziare lo stop agli immigrati diretti in Germania
Ursula von der Leyen (Ansa)
Bruxelles promette fondi a Polonia e baltici affinché blindino le frontiere. Mentre cincischia sulla gestione dei flussi da Sud.Vera o fasulla, tangibile o artefatta, la «minaccia russa» va bene per tutto. Anche per giustificare il piano con il quale l’Ue si prepara a girare fondi ai Paesi baltici e dell’Europa orientale, affinché controllino i flussi migratori. Evitando così nuovi ingressi di clandestini, guarda caso diretti prevalentemente in Germania. Sulla rotta mediterranea, che pure rimane la più battuta, l’Europa invece continua a cincischiare: le nuove regole per velocizzare i rimpatri e uniformare le liste dei Paesi d’origine sicuri, al momento, restano dei meri proclami.All’indomani della visita di Ursula von der Leyen alla frontiera tra Polonia e Bielorussia, alla presenza di Donald Tusk, la Commissione ha ricevuto una lettera firmata da Varsavia, Helsinki, Riga, Vilnius e Tallinn, che chiedono ulteriori finanziamenti per la protezione dei confini esterni dell’Unione. Su di loro, hanno scritto i ministri dell’Interno dei cinque Stati, grava infatti il carico delle operazioni ibride fomentate da Russia e Bielorussia: gli sconfinamenti di droni esplosivi e, soprattutto, l’immigrazione sfruttata quale strumento di pressione politica. La numero uno dell’esecutivo comunitario, giunta ieri in Lituania, ha mostrato di aver recepito il messaggio: «Vi trovate di fronte alla Russia a Kaliningrad, di fronte alla Bielorussia», ha constatato, durante il punto stampa che ha tenuto insieme al presidente lituano, Gitanas Nauseda. «Vivete sotto pressione geopolitica ed economica, oltre che sotto costanti minacce militare e ibride. La strumentalizzazione dei migranti, ad esempio, è qualcosa che la Lituania conosce fin troppo bene. E ho sentito che il mese scorso due droni hanno attraversato il vostro confine con la Bielorussia». Von der Leyen ha quindi aggiunto: «Mentre la Lituania è messa alla prova, lo è anche l’Europa nel suo complesso. Siamo con voi, in tutti i modi possibili». La presidente della Commissione Ue ha definito «investimento di comune interesse europeo» lo «Scudo orientale»: «Mi ha fatto piacere sentire», ha commentato, «che i tre Stati baltici e la Polonia stanno già preparando un appalto congiunto per l’iniziativa». Il progetto prevede di blindare le frontiere calde: ufficialmente, per prevenire eventuali invasioni armate, ma, con ogni evidenza, anche per impedire invasioni migratorie. Varsavia si era già portata avanti, iniziando a realizzare, dallo scorso gennaio, 600 chilometri di fortificazioni, con una fascia spessa 200 metri di campi minati, barriere anticarro, bunker, filo spinato e depositi di munizioni.Sorge il più classico degli interrogativi: cui prodest? A chi giova tutto ciò? Per carità, la Von der Leyen ha ragione: proteggere le frontiere esterne dell’Unione reca beneficio all’intero continente. Ma più nell’immediato, a essere interessati dai transiti provenienti da Est sono i tedeschi. E non è un certo un mistero di quanto sia urgente, sul piano politico, la lotta all’immigrazione, per un governo di coalizione che sente sul collo il fiato di Alternative für Deutschland, ormai primo partito in Germania, anche se soltanto nei sondaggi e anche se escluso da ogni possibile alleanza con le forze di sistema. La forza contrattuale di cui gode Friedrich Merz, nonostante la «locomotiva» d’Europa arranchi sempre di più, si sente. Pure a scapito delle nostre esigenze più urgenti, visto che le iniziative per scoraggiare le partenze dal Nord Africa, o almeno per facilitare i respingimenti, latitano. Eppure, i russi sono altrettanto coinvolti in scenari come quello libico e possono servirsi della leva migratoria con la stessa facilità con la quale la impiegano alle estremità orientali del Vecchio continente.Quest’anno, nel periodo gennaio-settembre, gli sbarchi in Italia si sono mantenuti più o meno costanti (sotto i 43.000 totali) e, soprattutto, ben lontani dai quasi 115.000 dello stesso arco di tempo nel 2023. Tuttavia, i dati Frontex certificano che il Mediterraneo continua a essere il più frequentato dai migranti, salpati in prevalenza proprio dall’instabile Libia. Nemmeno un mese fa, l’agenzia europea segnalava che, nei primi sette mesi del 2025, gli attraversamenti irregolari verso l’Ue erano calati del 18%, ma quelli via Mediterraneo centrale erano saliti del 9% rispetto al 2024, con 36.700 passaggi sui 95.200 complessivi; quelli via Mediterraneo occidentale erano cresciuti dell’11%; si erano ridotti del 16% solo quelli via Mediterraneo orientale. Queste non sono minacce ibride? Roma, alle prese con la magistratura che blocca il protocollo Albania, in teoria ha incassato dal commissario Magnus Brunner, nonché dalla stessa Von der Leyen, l’impegno ad anticipare l’entrata in vigore di almeno una parte del nuovo Patto sulle migrazioni, oltre che a stilare un elenco unico dei Paesi sicuri, nei quali rispedire gli stranieri che non hanno diritto alla protezione internazionale. Tante belle parole; per ora, zero fatti. Se sui barconi comparissero le «Z» dell’esercito di Putin…
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