2023-10-22
«Militare morto a causa del vaccino». Ma per i giudici non ci sono colpevoli
Nel riquadro Stefano Paternò (Ansa)
La perizia su Stefano Paternò conferma che il decesso è imputabile al siero Astrazeneca, inoculato a contagio già avvenuto. Il caso, però, è stato archiviato per assenza di reati. Sebbene bastasse un test per evitare il dramma.La correlazione con il vaccino anti Covid c’è, ma per la morte di Stefano Paternò, avvenuta 12 ore dopo l’inoculo, non ci sono colpevoli. Non lo sono un medico e un infermiere dell’ospedale militare di Augusta dove avvenne la somministrazione e neppure un medico del 118 che tentò di rianimarlo, infatti le loro posizioni risultano già archiviate. Non è colpevole l’amministratore delegato di Astrazeneca, Lorenzo Wittum: il procedimento penale a suo carico è stato archiviato dal gup di Siracusa, Carmen Scapellato, accogliendo la richiesta del pm presentata il 2 agosto del 2022. «La notizia di reato è infondata», i familiari del sottufficiale della marina militare di Augusta, deceduto a 43 anni in provincia di Catania per sindrome da distress respiratorio acuto (Ards), potranno semmai contare su un indennizzo e un risarcimento da reazione avversa al vaccino. «Ce lo aspettavamo», commenta Dario Seminara, avvocato della famiglia. «Nella denuncia pensavamo che il lotto di Astrazeneca (codice lotto/fiala ABV2856, ndr) presentasse dei problemi, ma dalla verifica risultò che non era contaminato. La perizia disposta dal pm ha accertato che il decesso era stato provocato dal vaccino, però la Procura ha richiesto l’archiviazione perché non risulta violata nessuna norma del codice penale». A Paternò venne somministrata la prima dose di Astrazeneca l’8 marzo 2021, morì alle 3 di notte del giorno seguente. «La morte del militare non può che essere ascrivibile alla risposta individuale al vaccino, indotta da uno stato di sensibilizzazione al Sars-CoV-2», si legge nella perizia depositata il 25 maggio del 2021. Il sottufficiale ebbe «una risposta infiammatoria abnorme al vaccino, stimolata dal pregresso contatto con il virus (dimostrato dalla positività all’Rna su tampone e dalla presenza di IgG a titolo significativo) e sostenuta da una risposta citochinica che ha indotto un eclatante e drammatico danno polmonare, con la conseguente Ards». Paternò era stato un positivo asintomatico, ma «un complesso meccanismo di risposta immunitaria certamente esagerata» gli risultò fatale. Gli esperti, autori della perizia richiesta dalla Procura, dedicano ampio spazio all’Ade, l’Antibody dependent enhancement, ovvero la produzione di anticorpi che invece di proteggere l’individuo ne peggiorano le condizioni cliniche. Il cosiddetto effetto paradosso, che sarebbe responsabile di molto eventi avversi post vaccinazione. Il ruolo dell’Ade in Sars-CoV-2 non è chiaro», scrivono, «ma i report precedenti su altri coronavirus mettono in guardia sulle complicazioni associate all’Ade. Quindi, dovrebbe essere assicurata ogni dovuta cura prima di sviluppare vaccini e mAbs (anticorpi monoclonali, ndr) per la profilassi ed il trattamento di Covid-19».Non si poteva accertare la presenza di anticorpi con un test sierologico prima di vaccinare Paternò? Era nella Marina, tra i primi ad aver risposto all’appello e quando gli inoculi ancora si facevano all’interno di un ospedale militare, tenuto ad applicare un rigido protocollo di vaccinazione. Lo aveva stabilito il decreto dei ministri della Difesa e Salute il 16 maggio 2018, che tra l’altro impone di «compilare l’anamnesi patologica e pre vaccinale con particolare attenzione alla ricerca di controindicazioni e precauzioni alla specifica vaccinazione». Prassi poi disattesa, quando i militari finirono vaccinati negli hub e le reazioni avverse si moltiplicarono in modo esponenziale. Il capitano di vascello che curò l’anamnesi non pensò di sottoporlo a un test sierologico? «In quel momento l’Oms riferiva che il vaccino Astrazeneca fosse sicuro nelle persone con precedente infezione da SarS-CoV-2», scrive il pm Gaetano Bono, solerte nel precisare che «anche gli accertamenti relativi alla farmacovigilanza hanno consentito di escludere la sussistenza di problematiche da riconnettere al vaccino Astrazeneca».Un vaccino indirizzato a target di popolazione diversi, con provvedimenti contraddittori proprio per questioni di sicurezza dopo una serie di decessi. Quelli di Paternò, dell’agente della Squadra mobile Davide Villa, del maresciallo dei carabinieri Giuseppe Maniscalco, di Francesca Tuscano, di Camilla Canepa, solo per ricordare le morti di cui più si è parlato.Archiviata anche la posizione dell’ad dell’azienda farmaceutica. Il Rivm in Olanda, laboratorio deputato al controllo e rilascio di ogni lotto di vaccino anti-Covid-19 Astrazeneca, ha escluso contaminazioni. Eppure, un altro militare con gravi reazioni avverse dopo la somministrazione con lo stesso lotto racconta alla Verità di essere stato inserito nella Rete nazionale di farmacovigilanza che ha accolto la segnalazione. Forse non è casualità.Il pubblico ministero riconosce che «in teoria, un’ipotesi di responsabilità penale», a carico di AstraZeneca, «potrebbe consistere nell’avere omesso di indicare nelle avvertenze […] la sussistenza di un rischio di potere sviluppare l’Ards in soggetto positivo al Covid-19 sia pure asintomatico o paucisintomatico e, dunque, avere impedito al vaccinando di potere scegliere se sottoporsi precauzionalmente a tampone […] e potersi dunque vaccinare in sicurezza […] sulla scorta di un consenso informato completo ed effettivo, o sottoporsi a test sierologico per accertare […] l’eventuale presenza di anticorpi già sviluppati quale segno di una pregressa infezione». Però «mancherebbero dati oggettivi».Il militare era morto subito dopo la prima dose ma questo non basterebbe. «Anzi, se volessimo trarre una conclusione tenendo conto dell’insieme delle risultanze tra cui l’analisi dei dati della farmacologia, possiamo dire che i vaccini sono sicuri», si dice certo il pm Bono.
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