2023-05-01
Milano insicura? Sappiamo chi ringraziare
Dopo gli ultimi casi di cronaca, il sindaco si sveglia e richiede più agenti in città. Si scorda però di fare un mea culpa politico.Beppe Sala si è risvegliato da un lungo sogno arcobaleno e ha scoperto una Milano a tinta unita, per di più nera. Così sollecita l’invio di centinaia di agenti e l’installazione di altrettante telecamere, negando tuttavia che nella capitale economica dell’Italia esista un’emergenza sicurezza. È vero, ogni tanto c’è qualche sbandato - sia mai che lo si chiami immigrato - che insegue i passanti e ne accoltella cinque o sei. Talvolta qualche altro sbandato - anche quello non chiamiamolo immigrato e possibilmente evitiamo di citarne la nazionalità, pena criminalizzare un’intera comunità - sale sul treno e durante il tragitto del convoglio violenta una passeggera. Altre volte, una turista è attirata con la forza nell’ascensore della stazione centrale dall’ennesimo sbandato - anche questo non chiamiamolo per favore immigrato, che altrimenti si discrimina un’intera categoria di extracomunitari - e viene stuprata a più riprese. Sì, poi nei dintorni dello scalo ferroviario cittadino è un fiorire di accampamenti clandestini, dove si consuma ogni genere di illegalità, dalla violenza allo spaccio, dalle rapine agli scippi, per tacere delle risse e del degrado. Ma il sindaco della città più glamour d’Italia preferisce non parlarne e anzi, quando qualcuno alza il velo e scopre l’immagine un po’ meno scintillante del capoluogo lombardo, il primo cittadino e primo sostenitore di tutte le mode progressiste in circolazione (da quella verde patrocinata da Greta Thunberg a quella arcobaleno tenuta a battesimo da Elly Schlein, per finire a quella dell’utero in affitto che tanto piace a Nichi Vendola) reagisce con fastidio. È successo tempo fa, quando Chiara Ferragni, eroina di Instagram e di Fedez (ci vuole coraggio per sopportare uno che per fare ascolti sbaciucchia in diretta un tizio che si fa chiamare Rosa Chemical) raccontò che le sue amiche non si sentivano sicure a Milano. Tra un selfie e l’altro, l’influencer, scesa dall’attico milionario per calarsi nella realtà quotidiana, scrisse di essere angosciata e amareggiata dalla violenza di Milano. «Ogni giorno ho conoscenti e cari che vengono rapinati in casa, piccoli negozi al dettaglio che vengono svuotati dell’incasso giornaliero, persone fermate per strada con armi e derubate di tutto». La situazione è fuori controllo, sentenziò la star del nulla: «Dobbiamo fare qualche cosa per noi e i nostri i figli». L’accorato appello rivolto a Sala provocò una reazione sdegnata del primo cittadino, il quale, contrariato dalla cattiva pubblicità per la metropoli da lui amministrata, si disse in disaccordo con la signora. Se con la Ferragni almeno ci fu un invito per farle cambiare idea, con Francesco Facchinetti, altra star dei social, il sindaco letteralmente se ne infischiò, salvo precisare che a Milano non esisteva alcuna emergenza sicurezza. Nonostante la città fosse in vetta alle classifiche dei reati in pubblica via (così li classificano le questure), ma anche degli stupri e dei furti, per il sindaco progressista, ecologista e antifascista, non vi era fino a pochi giorni fa alcun motivo per parlare di allarme. Del resto, se ammettesse che in effetti in città qualche problema di sicurezza esiste e alcune zone sono preda del degrado, dello spaccio e della violenza, dovrebbe ammettere di aver sbagliato tutto. Ma soprattutto sarebbe costretto a certificare che le politiche della maggioranza che lo sostiene - ça va sans dire la sinistra - non solo sono sbagliate, ma anche pericolose.L’ammissione comporterebbe la revisione del programma di accoglienza indiscriminata dei cosiddetti profughi e la consapevolezza che avere aperto le porte ai clandestini è andato a scapito di chi paga le tasse e rispetta le regole. Non è finita. Sala dovrebbe fare mea culpa insieme al suo predecessore Giuliano Pisapia (sinistra ecologista e pauperista) per aver tolto le telecamere e le postazioni fisse dei militari nei principali snodi della città. Nel 2017, quando la Questura organizzò una retata di extracomunitari e spacciatori intorno alla stazione centrale, l’attuale sindaco si lamentò per non essere stato avvisato per tempo. «Queste operazioni devono essere concordate», frignò per non scontentare i compagni che lo avevano eletto. Siccome al governo c’era il Pd, poco ci mancò che saltasse il questore, il quale tuttavia si guardò bene dal ripetere il blitz.Risultato, a distanza di pochi anni, la zona attorno alla stazione, e non solo, è terra di nessuno, controllata da spacciatori e disperati, che ogni tanto cercano di ammazzarsi in mezzo alla gente. L’ultimo episodio è di pochi giorni fa, quando Sala non si era ancora deciso a sollecitare l’invio degli agenti. Non so se con l’aumento degli organici alla fine nella capitale economica d’Italia, quella che mostriamo come esempio di crescita agli stranieri, cambierà qualche cosa. Tuttavia, so che per quello che è accaduto finora e per lo stato di abbandono di alcuni quartieri, i milanesi sanno chi ringraziare.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)