2020-05-05
Pagliacciata in mascherina
Pronti via, ho voluto controllare di persona la capillare distribuzione di dispositivi a prezzo calmierato disposta dall'esecutivo. Esaminate una decina di rivendite, è chiaro che vadano sborsate ben altre cifre.Abito a Milano e ieri mattina, approfittando della mascherina per passeggiare in incognito, ho deciso di recarmi a piedi in redazione. Sono quasi due chilometri e mezzo in una delle zone centrali della città. Il percorso è disseminato di farmacie: in tutto ne ho contate una decina e in ciascuna ho deciso di fermarmi per chiedere se avessero le mascherine chirurgiche e a che prezzo. Già che c'ero mi sono informato anche sui guanti in latex, che virologi e politici raccomandano di indossare quando si sale sui mezzi pubblici, e ho pure chiesto se avessero alcol denaturato per disinfettare le superfici. In pratica ho fatto quello che in gergo noi giornalisti chiamiamo il cronista da marciapiede e quello che vi offro è il resoconto puntuale della mia caccia al tesoro, rappresentata da un pezzo di stoffa da legare intorno alle orecchie. La prima sosta della mia via crucis è stata una farmacia vicino a casa, dove una dottoressa molto gentile che conosco mi ha informato di non avere né mascherine né guanti. «Le stiamo aspettando, ma non so dirle quando arriveranno. Ripassi domani». Seconda stazione: una farmacia non molto distante dal luogo in cui abito, il cui proprietario è una persona molto affabile, con cui quando mi capita scambio opinioni di politica e altro. Un cartello all'ingresso avvisa che sono disponibili mascherine Ffp2 a 8 euro e Ffp3 a 12, ma quando ho chiesto le mascherine chirurgiche, quelle che secondo il governo sarebbero in vendita a 50 centesimi, il farmacista ha allargato le braccia. Si è rivolto anche all'associazione di categoria, tuttavia, manco fossero le figurine Panini di Pier Luigi Pizzaballa, il mitico portiere dell'Atalanta, le mascherine non si trovano. Le tappe successive sono state altre due farmacie, la prima delle quali avvertiva con un cartello che non c'erano dispositivi di protezione, intendendo sia quelli per naso e bocca che quelli per le mani, mentre la seconda aveva stampigliata in bella evidenza una réclame con le mascherine più care, quelle super sicure, che erano in vendita a 7 euro e 90 centesimi. La via crucis è proseguita con analoga sofferenza, perché a ogni stop ho dovuto registrare la mancanza di mascherine chirurgiche, l'indisponibilità causa esaurimento scorte dei guanti in latex e pure la fine di ogni riserva di alcol denaturato. «Gel disinfettante per le mani però ne ho di vari tipi e in confezioni di diverse misure», mi ha detto quasi per scusarsi un farmacista. Peccato che 100 millilitri costino 3 euro e 90, mentre la bottiglietta più grande, da mezzo litro, venga via al prezzo super scontato di 12 euro e 20. Non è finita: nel mio peregrinare mi sono fermato davanti ad altre croci illuminate. In una di queste farmacie ho trovato una dottoressa molto professionale e spiritosa. Era bardata come se fosse pronta per partecipare a una puntata di Guerre stellari, con mascherina che credo fosse Ffp5 o Ffp6, con tanto di valvola e visiera in plexiglas a schermare l'intero volto. Sì, insomma, sembrava Darth Fener, ma più carina. Anche a lei ho chiesto mascherine, guanti e alcol. Risposta: «Non ha delle domande più facili?».A questo punto ero quasi arrivato in redazione senza essere riuscito a trovare una, dico una, mascherina chirurgica. Tuttavia non ho desistito e ho proseguito il mio pellegrinaggio. In una farmacia ho trovato un dottore che offriva mascherine professionali, le famose Ffp2, a 8 euro e 50, ma poi, insistendo, mi ha detto che aveva anche quelle chirurgiche, ma al prezzo di 2 euro e 20. Anche in un'altra il farmacista mi ha confessato di averle, ma sconsolato mi ha spiegato di non poterle vendere, perché, avendole acquistate a 1 euro e 30 centesimi, non poteva rimetterci. «Mi hanno detto che la Regione ci metterà la differenza, ma al momento non ho nessuna certezza e sono in attesa». In serata, una dottoressa che mi conosce e a cui avevo lasciato il numero di telefono mi ha richiamato dicendomi di essere riuscita a trovare delle mascherine a 50 centesimi ma, quasi scusandosi, mi ha spiegato che, al contrario di quanto era stato annunciato dal governo, ai dispositivi si doveva poi sommare l'Iva al 22 per cento, per un totale dunque di 61 centesimi.Ecco, vi ho detto della mia complicata caccia al tesoro. Quello che mi resta da dirvi è semplice: se io fossi Domenico Arcuri, ossia l'uomo che dal 16 marzo è stato nominato commissario all'emergenza Covid, vale a dire il signore che in tv ha assicurato di aver riempito l'Italia di mascherine chirurgiche a disposizione di tutti gli italiani al prezzo di 50 centesimi, oggi stesso farei le valigie e sparirei dalla scena, andando a sedermi sul divano con un cocktail in mano, dove almeno farei meno danni.
Antonio Tajani (Ansa)
Alla Triennale di Milano, Azione Contro la Fame ha presentato la Mappa delle emergenze alimentari del mondo, un report che fotografa le crisi più gravi del pianeta. Il ministro Tajani: «Italia in prima linea per garantire il diritto al cibo».
Durante le Giornate Contro la Fame, promosse da Azione Contro la Fame e inaugurate questa mattina alla Triennale di Milano, è stato presentato il report Mappa delle 10 (+3) principali emergenze alimentari globali, un documento che fotografa la drammatica realtà di milioni di persone colpite da fame e malnutrizione in tutto il mondo.
All’evento è intervenuto, con un messaggio, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha espresso «gratitudine per il lavoro prezioso svolto da Azione Contro la Fame nelle aree più colpite dalle emergenze alimentari». Il ministro ha ricordato come l’Italia sia «in prima linea nell’assistenza umanitaria», citando gli interventi a Gaza, dove dall’inizio del conflitto sono state inviate 2400 tonnellate di aiuti e trasferiti in Italia duecento bambini per ricevere cure mediche.
Tajani ha definito il messaggio «Fermare la fame è possibile» un obiettivo cruciale, sottolineando che l’insicurezza alimentare «ha raggiunto livelli senza precedenti a causa delle guerre, degli eventi meteorologici estremi, della desertificazione e dell’erosione del suolo». Ha inoltre ricordato che l’Italia è il primo Paese europeo ad aver avviato ricerche per creare piante più resistenti alla siccità e a sostenere progetti di rigenerazione agricola nei Paesi desertici. «Nessuna esitazione nello sforzo per costruire un futuro in cui il diritto al cibo sia garantito a tutti», ha concluso.
Il report elaborato da Azione Contro la Fame, che integra i dati dei rapporti SOFI 2025 e GRFC 2025, individua i dieci Paesi con il maggior numero di persone in condizione di insicurezza alimentare acuta: Nigeria, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Bangladesh, Etiopia, Yemen, Afghanistan, Pakistan, Myanmar e Siria. In questi Paesi si concentra oltre il 65% della fame acuta globale, pari a 196 milioni di persone. A questi si aggiungono tre contesti considerati a rischio carestia – Gaza, Sud Sudan e Haiti – dove la situazione raggiunge i livelli massimi di gravità.
Dal documento emergono alcuni elementi comuni: la fame si concentra in un numero limitato di Paesi ma cresce in intensità; le cause principali restano i conflitti armati, le crisi climatiche, gli shock economici e la fragilità istituzionale. A complicare il quadro contribuiscono le difficoltà di accesso umanitario e gli attacchi agli operatori, che ostacolano la distribuzione di aiuti salvavita. Nei tredici contesti analizzati, quasi 30 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta, di cui 8,5 milioni in forma grave.
«Non è il momento di tagliare i finanziamenti: servono risorse e accesso umanitario per non interrompere gli interventi salvavita», ha dichiarato Simone Garroni, direttore di Azione Contro la Fame Italia.
Il report raccoglie anche storie dal campo, come quella di Zuwaira Shehu, madre nigeriana che ha perso cinque figli per mancanza di cibo e cure, o la testimonianza di un residente sfollato nel nord di Gaza, che racconta la perdita della propria casa e dei propri cari.
Nel mese di novembre 2025, alla Camera dei Deputati, sarà presentato l’Atlante della Fame in Italia, realizzato con Percorsi di Secondo Welfare e Istat, che analizzerà l’insicurezza alimentare nel nostro Paese: oltre 1,5 milioni di persone hanno vissuto momenti di scarsità di risorse e quasi 5 milioni non hanno accesso a un’alimentazione adeguata.
Dal 16 ottobre al 31 dicembre partirà infine una campagna nazionale con testimonial come Miriam Candurro, Germano Lanzoni e Giorgio Pasotti, diffusa sui principali media, per sensibilizzare l’opinione pubblica e sostenere la mobilitazione di aziende, fondazioni e cittadini contro la fame nel mondo.
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Giancarlo Giorgetti (Ansa)