2019-08-04
Migranti, fiscalità e antiriciclaggio. Malta più che un’isola è il buco dell’Europa
La Valletta è un paradiso fiscale e rischia di essere inserita nella lista dei Paesi che non contrastano le pratiche illegali.Malta rischia di essere inserita nella blacklist dei Paesi che non contrastano il riciclaggio di denaro realizzata da Moneyval, comitato del Consiglio d'Europa che valuta le misure antiriciclaggio. Il Paese non risulta dunque essere in linea con gli standard europei in materia di lotta al riciclaggio di denaro. Non è però la prima volta che Malta viene ripresa dagli organi europei su questo tema. A novembre 2018 il Paese aveva infatti ricevuto delle istruzioni da Bruxelles per rafforzare il monitoraggio sul riciclaggio di denaro, riprendendo diverse raccomandazioni fatte dell'Autorità bancaria dell'Ue (Eba) a luglio 2018, che aveva evidenziato «carenze generali e sistematiche» da parte dell'Unità di intelligence finanziaria maltese. Vera Jourovà, commissario europeo per la Giustizia, aveva dichiarato come fosse la prima volta che la Commissione si trovava a intervenire (direttamente) nei confronti di uno Stato membro per cercare di far applicare correttamente le norme europee in materia di antiriciclaggio. Malta, sempre nel 2018, era stata al centro di un altro problema per la vendita dei visti d'oro. Il Paese (insieme ad altre giurisdizioni appartenenti all'Ue) cedeva la cittadinanza maltese in cambio di soldi (1.065.000 il costo di un passaporto maltese) a cittadini extra Ue. Chi la comprava aveva come obiettivo il mercato dell'Unione e molto spesso la possibilità di riciclare soldi sporchi attraverso l'Ue. Proprio per questo motivo Malta e altri Paesi europei sono fini nel mirino della Commissione. Contromisure a questo modo di operare non sono state prese e infatti il Paese continua a vendere la cittadinanza. Malta non è dunque nuova a pratiche scorrette e al non rispetto delle norme. Al contrario l'isola ha saputo sfruttare i vantaggi di appartenere all'Unione. D'altro canto i vari organi Ue non hanno mai indagato preso di mira La Valletta. Malta, nonostante possa essere considerato uno dei paradisi fiscali più importanti al mondo, non ha avuto lo stesso trattamento delle Isole Cayman o di Mauritius. Invece, ha una legislazione iper favorevole e alquanto lasca. Formalmente le aliquote sono alte e in linea con la media. In sostanza, esistono così tante deroghe da abbattere la pressione e i vincoli di almeno due terzi. Il problema è che all'interno dell'Unione europea c'è un giro d'affari legato al riciclaggio di denaro di circa 200 miliardi di euro l'anno. E parte di questi sarebbero ascrivibili alle pratiche scorrette messe in campo dall'isola. Edward Scicluna, il ministro delle Finanze maltese, ha dichiarato al Times of Malta la volontà di creare una nuova struttura specializzata. «Penso che dobbiamo fare profondi cambiamenti, specialmente quando parliamo di reati economici e finanziari. La polizia continuerà ad avere poteri di indagine sui crimini finanziari, ma quelli di certe dimensioni, che nascono in banche e istituti finanziari, hanno bisogno di qualcos'altro. Abbiamo bisogno di esperti, abbiamo bisogno di un livello molto più alto di competenza in queste indagini». Parole che non risultano essere nuove. Nel 2018 dopo l'annuncio della Jourovà, Scicluna aveva infatti dichiarato che il governo stava lavorando a una revisione delle varie entità che controllano il settore finanziario. A febbraio 2019 l'autorità dei servizi finanziari del Paese ha infatti pubblicato una nuova strategia di vigilanza contro il riciclaggio di denaro, che evidentemente non ha funzionato così bene. O meglio, Malta è molto brava a dribblare le norme antiriciclaggio messe in campo dall'Ue. Una volta introdotte nell'ordinamento, il Paese riesce sempre a studiare il modo per ammorbidirle e rendere i controlli meno efficaci di quanto lo siano negli altri Stati membri. Stando alle previsioni di crescita 2019 della Commissione, Malta è la prima della classe con un +5,9%. Crescita che anche negli anni passati è stata molto più che positiva rispetto a Paesi come l'Italia, che rispettano le norme Ue comprese quelle antiriciclaggio. Non solo in campo economico Malta cerca di aggirare le norme, anche quando si parla di migranti. Quante volte, specialmente nell'ultimo anno, sono nate tensioni fra Roma e la Valletta in tema di immigrazione? A giugno 2018, per esempio, le autorità maltesi hanno bloccato l'arrivo di diverse navi, tra cui la Seefuchs con 126 migranti a bordo. La Valletta aveva concesso solo l'assistenza in mare ma non l'ingresso in uno dei suoi porti. La nave alla fine, viste le condizioni a bordo, era stata soccorsa dalla Guardia costiera italiana e fatta sbarcare in Italia. È ormai prassi infatti per Malta rispondere negativamente alle richieste di collaborazione ed evitare la ripartizione dei migranti chiesta dai gialloblù. Questo modo di operare ha fatto sì che ormai le ong mirino esclusivamente all'Italia come porto sicuro, escludendo quasi di default la terra maltese. Eppure le critiche di Bruxelles piovono solo sull'Italia.