2025-02-26
Merz cambia già idea sul freno al debito e valuta di lasciare gli Interni alla Spd
Mentre la Bundesbank non esclude il terzo anno senza crescita, il cancelliere in pectore dice che manterrà i vincoli alla spesa.Dopo il voto di domenica, i cittadini tedeschi si apprestano a essere governati dall’ennesima «grande coalizione» tra Unione e Spd. Friedrich Merz, in campagna elettorale, aveva promesso una «svolta politica». Eppure, finora non si intravede nulla di nuovo all’orizzonte, con i cristiano-democratici che hanno sbarrato la porta all’Afd per fiondarsi a trattare con i grandi sconfitti di questa tornata, ossia le truppe bastonate e sfiduciate di Olaf Scholz. Un esempio tra i tanti: secondo numerose indiscrezioni, nel nuovo governo dovrebbe rimanere al ministero dell’Interno Nancy Faeser, ossia la campionessa della censura politica e dei confini colabrodo. Altro che svolta… In tempi normali, pochi si sarebbero stupiti di questa riedizione del «grande inciucio» in salsa teutonica. Solo che, in questa congiuntura storica, la Germania si trova sull’orlo dell’abisso. Dopo due anni di recessione, ieri la Bundesbank ha fatto sapere che, di questo passo, le cose non potranno che peggiorare: «Per il momento non si intravede una ripresa degna di nota e non si può escludere un terzo anno consecutivo senza crescita», ha dichiarato Joachim Nagel, il presidente della banca centrale tedesca. Tradotto: occorre agire. E occorre farlo in fretta.Di recente, il Financial Times ha calcolato che alla Germania, per uscire dalla recessione economica, servirebbe uno stimolo da circa 500 miliardi di euro. Una cifra abnorme. Come ha intenzione di muoversi, in questo senso, il cancelliere in pectore? A dirla tutta, Merz finora è sembrato piuttosto confuso. In campagna elettorale aveva fatto intendere che non avrebbe toccato il freno all’indebitamento, inserito in Costituzione nel 2009 dal suo partito: un lascito dell’austerità di marca merkeliana. I cristiano-democratici, del resto, sono avidi custodi del pareggio di bilancio, in particolare quelli di fede protestante. Difficile, insomma, toccare un tabù di natura anche culturale: in tedesco, infatti, la parola Schuld significa sia «debito» che «colpa». Eppure, sebbene Merz abbia sempre rifiutato di sbottonarsi sull’argomento per non perdere voti alla vigilia delle elezioni, la domanda rimane: come si esce da una recessione se non si investe denaro, facendo quindi debito?Una volta incassato il primato elettorale (benché con numeri tutt’altro che esaltanti), Merz ha provato lo scatto in avanti: abrogare il freno all’indebitamento è senz’altro possibile. Di più: per far prima, abroghiamolo con il Parlamento oggi in carica (il mandato scade il 24 marzo), ossia con Spd e Verdi (sostenitori degli investimenti pubblici) non ancora ridimensionati dal voto di domenica. Ma perché tutta questa fretta? Semplice: per modificare un articolo della Costituzione, occorre l’assenso dei due terzi del Bundestag. E cioè numeri che il leader della Cdu non ha: d’altra parte, fare trattative con la Spd è già difficile, figurarsi farle con Spd e Verdi messi insieme. Peggio ancora: le due maggiori forze di opposizione, Afd e Linke, nel nuovo Bundestag avranno i numeri per formare la cosiddetta «minoranza di sbarramento». E cioè, avendo oltre un terzo dei seggi, saranno in grado di bloccare ogni riforma costituzionale.Morale della favola: dopo lo scatto in avanti, ieri Merz ha prontamente fatto marcia indietro. Prima della riunione con il gruppo parlamentare di Cdu e Csu, ha dichiarato: «È positivo che la Costituzione preveda un freno al debito ed è meglio mantenerlo». Tutt’al più, quindi, si può parlare di piccole modifiche. Ma in ogni caso, ha precisato, «è escluso che riformeremo il freno all’indebitamento nel prossimo futuro». Se mai se ne discuterà, ha aggiunto, «si tratterebbe comunque di un lavoro piuttosto ampio e gravoso».Se così stanno le cose, Merz si è legato le mani da solo e difficilmente riuscirà a tradurre in legge le sue promesse elettorali. Tra cui rientra anche il rafforzamento della Bundeswehr, le forze armate tedesche, per contrastare la Russia. Secondo un’indiscrezione di Bloomberg, che cita una fonte vicina ai negoziati, Unione e Spd starebbero trattando per stanziare un fondo speciale di 200 miliardi di euro proprio per la difesa. Una misura che, però, andrebbe appunto adottata con l’attuale Parlamento. «Ne stiamo parlando tra di noi, ma ora è decisamente troppo presto per dire qualcosa al riguardo», ha commentato Merz. Che comunque ha aggiunto: «Al momento la vedo difficile».Se il futuro cancelliere ha le sue gatte da pelare, di certo non sta meglio la Spd, che si è presentata sostanzialmente a pezzi ai negoziati con l’Unione. Dopo che Scholz si è assunto la responsabilità per la disfatta (la peggiore nella storia del partito), l’umore è funereo. A prendere la parola, ieri, è stato soprattutto Karl Lauterbach: «Il risultato elettorale è stato una catastrofe», ha detto senza giri di parole l’attuale ministro della Salute. «All’interno del partito», ha proseguito, «molti ancora non hanno capito che questa sconfitta storica segnerà una svolta per la Spd». Insomma, tra i socialdemocratici tira una brutta aria da resa dei conti.
Simona Marchini (Getty Images)