2025-05-09
Bruxelles adesso vuol decidere pure chi può fare affari con i Paesi europei
Ursula von der Leyen (Ansa)
Approvata a Strasburgo una modifica regolamentare: alla Commissione persino il potere di bloccare le operazioni straniere negli Stati membri. La spinta di Francia e Germania. Ora palla alle capitali Ue.Pensate a Elon Musk, pensate alle sue Starlink e Tesla e all’ipotesi che dovesse decidere di investire sui satelliti o nell’automotive in Italia. A oggi, in base alle regole europee, gli altri Stati membro potrebbe segnalare le operazioni del tycoon americano alla Commissione e il governo di Bruxelles sarebbe tenuto ad avviare un’indagine. Indagine che al massimo potrebbe portare a un parere negativo, assolutamente non vincolante per le decisioni di Roma. Insomma, l’Italia sarebbe libera di chiudere i suoi affari. Da domani, dopo il voto delle scorse ore a Strasburgo, si rischia seriamente uno stravolgimento delle regole sugli investimenti internazionali. Nello stesso caso di scuola di prima infatti, anche in mancanza di una sollecitazione di uno degli Stati dell’Unione, la Commissione avrebbe il potere, dopo aver fatto i suoi controlli, di bloccare l’operazione di Tesla nel Belpaese perché la ritiene rischiosa per un settore strategico. Un altro mondo. Un mondo dove l’autonomia dei singoli Paesi perde l’ennesimo tassello fe dove la Commissione assume poteri che travalicano oggettivamente quanto previsto in qualsiasi trattato o Costituzione. Siamo partiti dall’esempio perché rende a pieno la portata dirompente della votazione con la quale ieri gli europarlamentari, in seduta plenaria a Strasburgo, hanno dato il via libera (con 378 voti favorevoli, 173 contrari e 24 astensioni) alle modifiche al regolamento per gli investimenti esteri. Con il regolamento (UE) 2019/452, infatti, l’Europa aveva creato un meccanismo di cooperazione, tra gli Stati membri e la Commissione, al fine di valutare e, potenzialmente limitare, gli investimenti esteri diretti (Foreing direct investment, Fdi) che possono rappresentare una minaccia per la sicurezza o l’ordine pubblico nell’Ue.Un filtro preventivo che comunque lasciava l’ultima parola ai singoli Stati. Il punto è che se queste modifiche dovessero diventare definitive, la parola dei Paesi sarebbe definitivamente scavalcata da quella di Bruxelles. Al punto da chiedersi a chi giovi tutto questo? «La sicurezza dell’Unione Europea è senza dubbio importante e nessuno ha intenzione di metterla a rischio», spiega alla Verità Francesco Torselli, eurodeputato di Fdi (gruppo Ecr) che è stato relatore ombra del provvedimento, «se vogliamo discutere di come tutelarci da eventuali investimenti diretti dall’estero che potrebbero rivelarsi pericolosi per l’Unione, noi ci siamo: ad esempio potremmo parlare di tutti quei soggetti finanziari, apparentemente privati, con base in Cina, dietro ai quali si possono celare interessi politici o governativi. Viceversa, se potenziare il potere di controllo della Commissione sugli investimenti dall’estero serve ad alimentare l’ennesima guerra ideologica contro Trump e gli Stati Uniti, la nostra posizione è fermamente contraria». E qui veniamo al punto geopolitico. Il sospetto fondato (la conferma arriva da chi ha seguito i lavori nelle ultime settimane) è che Francia in primis, ma anche Germania, ancora prima che la Commissione, stiano spingendo in questa direzione. Togliere i poteri ai singoli Stati e dare all’Europa la possibilità di etichettare come «rassicurante» l’investimento che arriva da un fondo statale di Pechino e «rischioso», bloccandolo, l’affare con Elon Musk o Jeff Bezos, vuol dire mettere nelle mani di Bruxelles una clava geopolitica enorme. E se gli input a Bruxelles arrivano dai Macron e Merz di turno, le due anatre zoppe che pretendono di fare il bello e il cattivo tempo nel Vecchio continente, il gioco è fatto. O meglio è falsato. «Come Ecr avevamo presentato piu di 30 emendamenti per mantenere in capo ai governi nazionali l’ultima parola sulla decisione di accettare o meno investimenti diretti dall’estero, ma ci sono stati tutti bocciati. Il presidente della commissione (tedesco) e il relatore del file (francese) sono andati dritti per la loro strada», continua Torselli, «e questo ci preoccupa un po’. Di contro, occorre rilevare che i nostri emendamenti hanno ottenuto in aula molto più voti di quelli che può assicurare il gruppo Ecr, segno che questa cessione di sovranità nazionale non entusiasma neppure ad altre latitudini. Speriamo adesso che in sede di Trilogo, il Consiglio Europeo riesca a modificare la bozza licenziata oggi dal Parlamento, perché va bene aumentare la sicurezza, ma non togliendo la possibilità dei singoli Stati di decidere chi può investire in casa propria».Ecco appunto. L’iter prevede che adesso Commissione, Consiglio Ue e Parlamento (in base alla posizione assunta ieri) si riuniscano in sede di Trilogo e decidano fino a dove spingersi. Se la posizione del Parlamento è nota e quella della Commissione andrà nella stessa direzione, c’è da sperare che i singoli Paesi Ue (il Consiglio) si facciano valere. E che sbarrino la strada alla deriva antidemocratica franco-tedesco. L’ennesima cessione di sovranità che non trova nessun fondamento giuridico e che l’Italia proverà a fermare ponendosi come capofila dell’opposizione. La partita è appena cominciata e il fatto che il fronte della maggioranza abbia dato segnali di sgretolamento, dà adito a qualche speranza di successo in più.
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