2022-11-06
Menù etnico, quote gender e il logo pansessuale. È la Luiss o un centro sociale?
Il prestigioso ateneo stila un vademecum per l’organizzazione di eventi: è tutto all’insegna di «diversità», «inclusione» e «green». E il rinfresco diventa un incubo.Il vero problema causato dagli esondanti discorsi sul ritorno del fascismo che occupano lo spazio mediatico sta nel fatto che il brusio costante a proposito del presunto rigurgito nero occulta fenomeni che rappresentano veri e incombenti rischi per il futuro (e il presente) della democrazia. Uno di questi, il più allarmante, è stato ribattezzato da qualcuno «nuova intolleranza», ma forse la definizione più giusta l’ha offerta Alain de Benoist parlando di totalitarismo dolce. Il riferimento è a quella che nel mondo anglosassone viene chiamata ideologia woke, atroce evoluzione del politicamente corretto da cui è sempre più difficile difendersi. È vero, del pol. cor. ormai si denunciano pubblicamente le storture, persino a sinistra c’è chi ne riconosce gli eccessi (anche se, a ben vedere, tutto il politicamente corretto è un eccesso, non soltanto le sue manifestazioni più estreme). Eppure il sistema liberale che lo sorregge non viene scalfito da tali denunce. Anzi, sembra avere imparato a farsi più mellifluo: evita o fa emergere le topiche più clamorose, ma intanto, sottotraccia, continua a infettare la società intera.Come ogni totalitarismo, anche l’ideologia woke – o, più semplicemente, quella liberal-progressista – esige la mobilitazione totale: tutta la popolazione, nessuno escluso, deve agire per la causa. Esatto: nella lotta ogni cittadino deve impegnarsi e, soprattutto, vi si devono impegnare le istituzioni pubbliche e private. Queste ultime, ovviamente, collaborano volentieri e si adeguano alla volontà dei nuovi custodi della morale per non rischiare reprimende che non gioverebbero all’immagine e di conseguenza agli affari. In questa maniera si producono mostri abominevoli che non solo risultano sgradevoli alla vista, ma provvedono anche a limitare seriamente la libertà.Un esempio lampante di tale tendenza lo fornisce un documento prodotto dalla prestigiosa università Luiss nel settembre del 2022. Si chiama Policy eventi e contiene le «linee guida per la sostenibilità nella realizzazione degli eventi»: chiunque voglia organizzare qualcosa all’interno dell’ateneo deve rispettarle. Di più: chiunque voglia esibire sulla locandina di un evento il logo dell’università è tenuto al rispetto delle linee guida. Come si legge proprio all’inizio delle dieci pagine di testo, «Luiss lavora quotidianamente affinché la sostenibilità sia integrata nel proprio tessuto, e sia un criterio primo per definire scelte ed azioni affinché tutti i membri della comunità diano un contributo attivo per la creazione di un mondo più sostenibile nelle sue tre dimensioni: ambientale, sociale ed economica. Luiss sostiene gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, e si impegna affinché ogni sua iniziativa rispetti in modo capillare i principi dello sviluppo sostenibile». Già, le linee guida si collocano all’interno dei parametri ideologici globali fissati dalle agenzie sovranazionali. Non stupisce dunque che i punti cardinali siano tre: Gender Diversity, Inclusion, Environment.Partiamo dalla prima, la diversità di genere. Le indicazioni fornite sono particolarmente deliranti. Affinché un evento sia «gender compliant», cioè rispettoso delle diversità, deve avere tre requisiti: «La presenza di almeno 1/3 del genere meno rappresentato tra i componenti dei panel/tavoli; l’equilibrio nell’ordine di intervento e nei contenuti nella discussione (es. bilanciare una lectio magistralis con interventi di pari prestigio); la presenza di almeno il 20% del genere meno rappresentato o l’utilizzo di cooperative sociali (per categorie di svantaggio), quando sia previsto un servizio di accoglienza». Già questo basterebbe per convocare d’urgenza la neuro. Ma c’è molto di più. La Luiss, ad esempio, stabilisce che, nella pubblicizzazione degli eventi, si debba «valorizzare e dare risalto al genere meno rappresentato nei contenuti social/web (es: in un post, pubblicare per prima la foto della relatrice)». Il rispetto delle diversità deve essere garantito a tutti i livelli. E tutti vuol dire tutti, sentite qui: «In presenza di servizio catering e/pulizie, assicurare pari numero di cameriere e camerieri e inservienti; assicurarsi che gli interventi del pubblico siano non solo in ordine cronologico, ma paritari anche nel gender; garantire eguale percentuale di gender tra i posti riservati per gli ospiti di prestigio […]; in generale, assicurarsi che il linguaggio e le immagini dei materiali proiettati/distribuiti non contengano allusioni, affermazioni sessiste o non rispettose della dignità di genere».Il secondo pilastro del documento è, manco a dirlo, l’inclusione, uno dei grandi feticci contemporanei. Come ha spiegato Luca Ricolfi, l’inclusione ha ormai surclassato l’eguaglianza come obiettivo della sinistra. Il che comporta alcuni problemi: «Il sostantivo eguaglianza allude a uno stato delle cose», dice Ricolfi. «La parola inclusione, attraverso il verbo includere, rimanda anche all’azione. Anzi, a uno spettro di azioni potenzialmente illimitato. Portato alle estreme conseguenze, il compito di includere - diversamente da quello di promuovere l’eguaglianza - può condurre a considerare legittimi ogni desiderio e aspirazione individuale e collettiva». Le regole della Luiss a questo riguardo sono particolarmente precise. L’imperativo è «agevolare ogni forma di inclusione e di incoraggiamento alla contaminazione dal punto di vista sociale e culturale». Dunque bisogna contemplare «la presenza di minoranze etnico-culturali nel personale di servizio degli eventi (steward, hostess, ecc…)». Oppure tenere in considerazione «differenti regimi alimentari dati da vincoli religiosi, culturali o personali (celiaci, vegetariani, vegani, ecc…) nell’organizzazione dei servizi catering». Pensate che incubo l’organizzazione di un rinfresco: devono esserci cibi per ogni palato, cultura e religione. A servirli devono pensare camerieri e cameriere presenti in egual numero (e i non binari? Mistero) e tra questi devono esserci rappresentanti di minoranze. Tutti buoni motivi per invitare gli ospiti a portarsi il pranzo al sacco.L’ultimo caposaldo delle linee guida è l’immancabile «rispetto dell’ambiente». In ossequio alla rivoluzione green, l’università invita a «impiegare durante i catering consumabili di natura riciclabile o compostabile. Inoltre, per quanto possibile, cercare di ridurne l’utilizzo (con caraffe o distributori di bevande che consentano di riempire borracce). In generale, quando possibile, scegliere un menù plant-based e km 0». Si deve poi «regolare in maniera appropriata le temperature dei luoghi interessati dall’evento e assicurarsi un adeguato isolamento termico (porte, finestre). Ciò migliora il comfort degli ospiti e riduce gli sprechi di energia». Infine, è opportuno «ridurre il più possibile l’utilizzo di materiale cartaceo nel processo di gestione dell’evento, preferendo strumenti digitali (biglietti, prenotazioni, badge ecc…)».Gli eventi che rispetteranno i requisiti in materia di diversità di genere, inclusione e rispetto dell’ambiente riceveranno un logo appositamente creato dalla Luiss «che si ispira ad un progetto lanciato da Erasmus + e dalla Commissione Europea, finalizzato al raggiungimento della parità di genere nel settore della formazione, il cui slogan è “No man, no woman. Just human”». Il logo si chiama appunto Just Human e la Luiss ha «elaborato un visual con i colori della bandiera pansessuale: il rosa rappresenta le donne, l’azzurro gli uomini e il giallo le persone che non si riconoscono in nessun genere».Prima di ridere di questo delirio, considerate un particolare: in istituzioni come la Luiss si forma la classe dirigente della nazione. Una élite che, ogni giorno, si troverà immersa in un ambiente in cui, per organizzare un rinfresco, bisogna garantire parità di genere e diversità etnica fra i camerieri ed esibire la bandiera pansessuale.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)