2018-04-12
Al Salone del risparmio gestori e banche meditano il divorzio
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Le nuove regole Ue sulla trasparenza dei costi di gestione hanno aperto una frattura tra società di consulenza finanziaria e rete di distribuzione collegate agli istituti tradizionali. Il taglio delle spese a carico dei clienti può spingere le prime ad azzerare la filiera e rivolgersi direttamente ai risparmiatori. Secondo un report di Morgan Stanley, la pressione degli Etf continua a richiedere alle società di gestione del risparmio un giro di vite sui costi. E gli esborsi diretti dei risparmiatori caleranno in Europa del 9%. L'industria del risparmio gestito è a un bivio. Con l'arrivo della Mifid2 (anche) in Italia, inizia a vedersi una nuova gara, quella tra gestori di fondi e banche. È uno tra i tanti temi rilevanti emersi durante il Salone del risparmio, l'evento giunto alla nona edizione che Assogestioni organizza ogni anno a Milano e che si è concluso oggi (giovedì 12 aprile, ndr). Il punto è che la tecnologia, in un futuro non troppo lontano, consentirà alle società di gestione del risparmio di proporre fondi direttamente alla clientela finale saltando quindi il passaggio delle reti distributive costituite da consulenti finanziari. Le banche, dal canto loro, secondo quanto emerso durante il Salone e nonostante quanto espresso specificamente dalla Mifid2, saranno dunque portate a offrire maggiormente prodotti della casa, «architetture chiuse», come le definiscono gli esperti del settore. «L'industria del risparmio gestito italiana sta andando sicuramente verso un'architettura più chiusa e forse non tutte le case di gestioni riusciranno in futuro ad avere un ruolo», ha detto Davide Gatti, direttore commerciale di Anima durante uno dei tanti convegni che si sono tenuto ieri al MiCo. Il vantaggio di questo trend è chiaro: le commissioni dei prodotti di risparmio gestito sono destinate a calare. I prodotti finanziari, in parole povere, costeranno meno. «Noi di Mediolanum rappresentiamo il modello di quelli che non si sono mai aperti del tutto, avendo ritardato la fase di allargamento dell'offerta. Ma oggi è chiaro a tutti come offrire prodotti adeguati alle esigenze dei clienti - con riferimento ai costi - con le architetture aperte è sempre più difficile», ha aggiunto Edoardo Fontana Rava di Banca Mediolanum, una delle maggiori reti di consulenti sul mercato italiano. Insomma, in Italia il risparmio gestito è destinato a una grande rivoluzione: se da un lato è vero che le società di gestione del risparmio vogliono prendersi anche il settore della clientela retail, dall'altro è vero pure che il numero di società che operano nel risparmio gestito è destinato ad assottigliarsi. Del resto, come emerso nella tre giorni di Assogestioni, tra i problemi del mercato italiano c'è anche una eccessiva offerta di prodotti. «Il numero dei prodotti oggi in circolazione è eccessivo. È evidente. Sono troppi. Oggi in Italia basta aprire un ufficio e cominciare a commercializzare», ha continuato Davide Gatti di Anima, cui si è aggiunto il rappresentante di un'altra grande sgr italiana, Massimo Mazzini di Eurizon capital . «La raccolta in Italia, come all'estero, è concentrato sui pochi player. È immaginabile che gli altri, in futuro, saranno costretti a unirsi per sopravvivere». «Anche sui mercati asiatici i canali distributivi stanno usando noi asset manager internazionali in maniera diversa dal passato», ha Lorenzo Alfieri, responsabile di Jp Morgan Am in Italia. «Bisognerà essere più vicini alla catena distributiva, anche in chiave di formazione professionale», ha sottolineato. Fondi meno cari, dunque, e banche che proporranno principalmente prodotti di casa. Resta da capire se questo scenario, del tutto probabile, sarà un vantaggio o no per i risparmiatori. Di certo, non è quello che volevano gli esperti che hanno pensato alla Mifid2. INFOGRAFICA !function(e,t,n,s){var i="InfogramEmbeds",o=e.getElementsByTagName(t)[0],d=/^http:/.test(e.location)?"http:":"https:";if(/^\/{2}/.test(s)&&(s=d+s),window[i]&&window[i].initialized)window[i].process&&window[i].process();else if(!e.getElementById(n)){var a=e.createElement(t);a.async=1,a.id=n,a.src=s,o.parentNode.insertBefore(a,o)}}(document,"script","infogram-async","https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js"); <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/meno-commissioni-e-piu-margini-e-leffetto-mifid-sui-fondi-italiani-2559247105.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="meno-commissioni-e-piu-margini-e-leffetto-mifid-sui-fondi-italiani" data-post-id="2559247105" data-published-at="1757944649" data-use-pagination="False"> Meno commissioni e più margini. È l’effetto Mifid sui fondi italiani Cominciamo subito con una buona notizia. Le commissioni dei fondi comuni di investimento sono destinate a scendere nei prossimi anni e i margini delle maggiori case di gestione mondiali sono destinati a salire. A dirlo è un report di una delle maggiori banche mondali, Morgan Stanley, in collaborazione con una delle principali case di consulenza al mondo, Oliver Wyman.Il motivo? La pressione commerciale esercitata dagli Etf, i fondi quotati in Borsa che passivamente replicano un indice finanziario, spingerà (e ha già spinto) le società di gestione del risparmio a un giro di vite sui costi. Per effetto di questo meccanismo, si compreranno più fondi e i margini delle Sgr prenderanno il volo. Difficile dire con certezza se tutto ciò si verificherà, fatto sta che secondo le due multinazionali che hanno scritto lo studio dal titolo «Wholesale banks and asset managers winning under pressure» (Banche commerciali e case di gestione vincono sotto pressione, ndr), il costo medio delle commissioni dal 2014 è già iniziato a scendere in media dello 0,4%. Peraltro, secondo lo studio, l'area del mondo dove questo fenomeno si è visto maggiormente è proprio l'Europa dove in media il taglio delle commissioni è stato ben superiore alla media globale, intorno ai 2 punti percentuali. Se agli occhi di un risparmiatore inesperto questo può sembrare solo un dettaglio tecnico, in realtà tutto ciò si traduce in un minor esborso quando si tratta di comprare un fondo di investimento. Non si parla di pochi spiccioli: nel 2017 gli italiani hanno investito in fondi 2.089 miliardi di euro con costi commissionali che si aggirano intorno all'1,58% rispetto al totale dell'investimento (la stima è stata realizzata dalla Banca d'Italia).Ma, il bello deve ancora venire. Secondo lo studio, tra il 2017 e il 2020, anche per merito della Mifid2, le commissioni scenderanno ancora. E non di poco. Morgan Stanley stima che entro il 2020 le commissioni nel mondo scenderanno in media di circa l'8% mentre l'Europa (un mercato considerato costoso) farà ancora meglio con un taglio del 9%. Tutto ciò con un incremento dei margini per le maggiori Sgr mondiali che dovrebbe crescere entro il 2020 del 42%.Ma come, i costi scendono e i margini aumentano? Grazie alla Mifid2 (entrata in vigore il 3 gennaio 2018 in Italia) tutti i costi legati a un investimento devono essere esplicitati. Prima invece venivano spesso «annegati» a discapito del risparmiatore. Con l'esplicitazione dei costi le case di gestione sono costrette a proporre valori più contenuti, diversamente il rischio sarebbe quello di perdere il capitale investito dai clienti. Senza considerare che prodotti come gli Etf già oggi offrono commissioni molto basse e sono in tanti ad aver scelto questo genere di strumenti rispetto ai fondi comuni.Per correre ai ripari, dunque, le Sgr hanno dato una grande sforbiciata ai costi che devono sostenere i clienti. Tra il 2014 e il 2017, secondo l'indagine, Man group è quella che ha ridotto più i costi (sebbene resti tra le società più care) insieme ad altri colossi come Franklin templeton, Ashmore, Invesco, Virtus, Schroders e Blackrock. Entro il 2020, invece, si stima un altro taglio decisivo delle commissioni da parte di Man group, Waddell & redd, Janus henderson, Virtus, Ashmore, Platinum, Franklin templeton, T. Rowe price, Legg mason, solo per citare le prime case di gestione al mondo.
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)