2024-10-19
Meloni in missione in Giordania e Libano: «Unifil va rafforzata, sono vicina ai soldati»
Giorgia Meloni con il comandante della missione bilaterale italiana in Libano, colonnello Matteo Vitulano (Ansa)
Il premier a Beirut ribadisce l’impegno per la pace: «Abbiamo proposto una tregua di 21 giorni, ora serve uno sforzo di Israele».Il clamore e l’importanza della notizia dell’uccisione del leader di Hamas, Yahya Sinwar, da parte dell’Idf, non ha distolto l’attenzione sull’altro fronte caldo della guerra in Medio Oriente: il Libano. Ieri, nel giorno della visita di Giorgia Meloni a Beirut, un comunicato diffuso da Hezbollah ha annunciato che il conflitto si appresta a «una transizione verso una nuova fase di escalation nel confronto con il nemico israeliano, che si rifletterà negli sviluppi e negli eventi dei prossimi giorni» e ha promesso di «continuare il sostegno al popolo palestinese che resiste alla criminale aggressione sionista». L’organizzazione sciita filo iraniana ha inoltre ammesso di aver impiegato per la prima volta missili a guida di precisione per colpire l’esercito dello Stato ebraico che, in tutta risposta, ha deciso di richiamare al fronte una brigata aggiuntiva formata da riservisti specializzati in missioni operative: «Ciò consentirà il proseguimento degli sforzi di combattimento contro l’organizzazione terroristica Hezbollah e di raggiungere gli obiettivi della guerra, compreso il ritorno in sicurezza nelle proprie case degli abitanti del Nord di Israele» hanno spiegato dal quartier generale dell’Idf.Negli ultimi giorni, in particolare da quando è esplosa la grana Unifil, si è discusso molto del ruolo del governo libanese. Il premier Najib Mikati, dopo aver incontrato Meloni, ha in qualche modo preso una posizione di distanza da Hezbollah con una dichiarazione non netta, ma comunque indicativa: «Il futuro del Libano risiede nella dissociazione del Libano stesso dai conflitti che sono intorno a lui», riferendosi al proseguimento della lotta per e nella Striscia di Gaza dichiarata dal Partito di Dio. Una lotta che continua a colpi di razzi e missili lanciati verso il Nord di Israele: ieri mattina ne sono partiti 15, tutti intercettati o caduti in aree aperte sul suolo israeliano, in serata ne sono stati abbattuti tre nell’area attorno alla baia di Haifa. Tutto sotto gli occhi dei Caschi blu dell’Onu.Proprio la missione Unifil, che mette a rischio l’incolumità tra gli altri del contingente italiano, è stato uno degli argomenti principali del colloquio tra Meloni e Mikati. Il presidente del Consiglio ha esortato tutte le parti coinvolte nel conflitto a garantire la sicurezza dei soldati impiegati nella missione Unifil: «Prendere di mira l’Unifil è inaccettabile. I militari della Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano saranno necessari in ogni scenario post conflitto. Solo rafforzando Unifil saremo capaci di voltare pagina, in coordinamento con l’esercito libanese, garantendo imparzialità e perseguendo risultati importanti». Meloni ha poi posto l’attenzione su quello che doveva essere e dovrà tornare a essere l’obiettivo della risoluzione 1701 approvata dall’Onu nel 2006, ovvero il mantenimento dell’area cuscinetto compresa tra la Blue Line e il fiume Litani, libera da personale armato e armamenti diversi da quelli del governo libanese e di Unifil. Tradotto: via l’esercito israeliano, ma via anche Hezbollah e postazioni da cui partono i razzi verso Israele. «Dobbiamo tornare alla missione originaria di Unifil che passa dal programmare e ricostruire» ha detto il premier italiano. Un pensiero condiviso da Mikati: «Durante il mio incontro con il primo ministro Giorgia Meloni, ho affermato l’impegno del Libano ad attuare pienamente le risoluzioni dell’Onu, in particolare la risoluzione 1701, per rafforzare l’esercito nel Libano meridionale in cooperazione con le forze Unifil». Al termine del bilaterale svoltosi al Grand Serrail, il palazzo del governo libanese, Meloni, che in mattinata ha fatto visita anche al re di Giordania Abdullah II, ha annunciato che presto avrà un colloquio telefonico con Benjamin Netanyahu e che in questo momento è necessario «uno sforzo da parte israeliana» affinché si raggiunga un cessate il fuoco di 21 giorni e si colga la morte di Sinwar come «una finestra per una stagione nuova». Tuttavia, dal quartier generale Unifil è giunta ieri l’ennesima denuncia di un tentativo di attacco, probabilmente da parte dell’Idf: «Un drone non identificato si è avvicinato a una nave militare dell’Onu a largo delle coste del sud del Libano», ha avvertito il portavoce di Unifil, Andrea Tenenti, «Siamo stati presi di mira ripetutamente, cinque volte deliberatamente. Questi attacchi stanno mettendo in pericolo le forze di pace». Nel frattempo le forze di difesa israeliane, nello specifico le truppe della 98ª Divisione, hanno riferito di aver eliminato un altro comandante di Hezbollah che operava nell’area di Taybeh, nel Sud del Libano. Si tratta di Mohammad Hussein Ramal, considerato da Israele il responsabile della pianificazione e dell’esecuzione di attività terroristiche contro lo Stato ebraico. Mentre la 7ª Brigata corazzata ha individuato e distrutto numerosi lanciarazzi pronti a essere azionati verso il Nord di Israele. I militari israeliani hanno inoltre riferito attraverso un post pubblicato sul canale Telegram di aver identificato un certo numero di terroristi entrati dalla Giordania in territorio israeliano a sud del Mar Morto. Qui si è scatenata una battaglia in cui due terroristi sono stati uccisi. Da Beirut, intanto, il ministero della Salute pubblica libanese ha aggiornato il bilancio delle ultime 24 ore, durante le quali hanno perso la vita 45 persone e 179 sono rimaste ferite in seguito ai raid israeliani.