2023-09-15
La Meloni da Orbán: «La popolazione cresce con i figli, non con i migranti»
Giorgia Meloni e Viktor Orbán (Ansa)
Il premier in visita a Budapest rinsalda il ponte con gli Stati dell’Est: «Dobbiamo prenderci la responsabilità di costruire il nostro futuro. Famiglia e sfide demografiche saranno temi chiave. E l’Ungheria è un esempio».Giorgia Meloni riabbraccia Viktor Orbán e non solo in senso fisico: il viaggio di ieri del premier italiano in Ungheria, dove ha partecipato al Budapest demographic summit, è anche un segnale all’Europa matrigna, quella che lascia l’Italia da sola alle prese con l’emergenza-immigrazione, quella che insiste su folli politiche turbogreen, quella per capirci a trazione francotedesca.Il segnale politico, il riavvicinamento della Meloni ai cari vecchi amici dell’Est, Ungheria e Polonia innanzitutto, guidati da leader conservatori, sta tutto nel discorso pronunciato al Summit, un ritorno alle origini, ai valori della destra tradizionale italiana. «Il nostro governo», dice Giorgia Meloni, «ha come priorità assoluta il numero di nascite, il sostegno alle famiglie. Per un futuro che sia migliore del presente serve una grande battaglia per difendere le famiglie, difendere l’identità, difendere Dio e tutte le cose che hanno costruito la nostra civiltà». In missione per conto di Dio: Meloni e Orbán come i Blues Brothers? Brothers di sicuro, Brothers of Italy, ovviamente.La sensazione è che la Meloni ne abbia abbastanza di moderare i toni, di fare buon viso a cattivo gioco verso l’Europa sedicente progressista e del resto la clamorosa retromarcia di Manfred Weber, il leader dei Popolari europei, che per mesi ha vagheggiato una maggioranza di centrodestra al prossimo Parlamento europeo e poi è ritornato bruscamente sulla strada della coalizione Ppe-Socialisti, non avrà certo fatto piacere al nostro presidente del Consiglio, che è pure leader di Ecr, i Conservatori europei, che rischiano di finire all’opposizione anche nella prossima eurolegislatura, ovviamente salvo sorprese dalle urne. «Abbiamo un’opportunità importante», aggiunge la Meloni, accolta a Budapest dalla presidente dell’Ungheria, Katalin Novak, e dal primo ministro Viktor Orbán, che la saluta con un baciamano, «di discutere di questioni che sono chiave per l’Italia e per tutta l’agenda europea: la famiglia e le sfide demografiche. Fanno parte del cuore della politica del governo italiano, il cui obiettivo primario è avviare un cambiamento sostanziale e culturale. Anni fa ho fatto un discorso che mi ha dato popolarità. Ho detto: mi chiamo Giorgia, sono donna, sono madre, sono cristiana e nessuno me lo può togliere. Questo ha provocato degli attacchi», ricorda il presidente del Consiglio, «qualcuno ci ha fatto delle canzoni. Ma gli avversari non hanno capito quanto fossero le persone che hanno ritenuto quelle parole buone».Il tema dell’immigrazione viene affrontato durante l’intervento al Summit: «Spesso in maniera strumentale», argomenta la Meloni, «si sostiene che la migrazione contribuirà alla crescita delle nostre popolazioni. Io non sono d’accordo con questa narrazione. Sono convinta che le grandi nazioni devono prendersi la responsabilità di costruire il proprio futuro. I migranti, se pienamente integrati, possono dare un contributo ma dobbiamo essere più responsabili per noi, come cittadini europei, trovando soluzioni alle crisi del sistema europeo: il declino della popolazione non è un destino, è una scelta. E non è la scelta a cui guardiamo». Sembra di riascoltare la Meloni di sempre, la Meloni che con il suo linguaggio chiaro, i suoi ideali tradizionali, ha saputo conquistare la fiducia della maggioranza degli italiani: «Ci sono nazioni più ricche dove nascono meno bambini», sottolinea il premier, «dobbiamo mobilitare le risorse per sostenere la famiglia così com’è. L’Ungheria dà un esempio perfetto. Anche il Papa lo ha detto nella sua visita pastorale, l’esempio dell’Ungheria dimostra che le cose possono cambiare se abbiamo il coraggio di fare le scelte e gli investimenti necessari. In Ungheria si è riusciti a fermare la tendenza in calo della natalità, sono aumentati i posti di lavoro e anche l’occupazione femminile».Musica per le orecchie di Orbán, che riserva alla sua cara amica Giorgia un apprezzamento caloroso, sincero: «Sono passati due anni», dice il primo ministro ungherese rivolgendosi alla Meloni seduta in platea, «dall’ultima edizione di questo Summit. Abbiamo visto tutto e di più, il mondo è cambiato, siamo all’ombra di una guerra. Ma sono successe anche cose importanti e buone, Meloni e la destra italiana hanno vinto le elezioni in Italia, è fantastico. Qua a Budapest mai si sarebbe creduto che in Italia ci sarebbe stato un governo patriottico e pro-famiglie. Il futuro dell’Europa sta nella famiglia», sottolinea Orbán, «e cito Meloni quando disse che è importante che un bambino abbia una madre e un padre. Ai nostri fratelli d’Italia diciamo: avanti ragazzi!». I due discutono dopo pranzo delle questioni di attualità: la Meloni e Orbán, informa Palazzo Chigi, «per quanto riguarda le questioni relative alla migrazione, hanno ribadito la necessità di agire con rapidità e con determinazione. La migrazione è una sfida comune per l’Unione europea che richiede una risposta collettiva. Hanno ribadito la necessità di concentrarsi sulla dimensione esterna per prevenire le partenze».
Giancarlo Giorgetti (imagoeconomica)