2023-03-10
Meloni inchioda l’Ue alla sue responsabilità
Antonio Tajani e Giorgia Meloni (Ansa)
Consiglio dei ministri a Cutro tra applausi e contestazioni. Scontro con la stampa sulla tempistica della notte della tragedia. Invitati a Palazzo Chigi i parenti delle vittime. «L’Italia non può affrontare da sola il problema e il tema europeo diventa centrale».Pagare gli scafisti non conviene: il messaggio che Giorgia Meloni lancia al termine del Consiglio dei ministri di Cutro è che l’Italia è pronta ad accogliere chi vuole immigrare legalmente, mentre la lotta ai trafficanti di uomini sarà sempre più dura e si allargherà a tutto il pianeta. Concentrata, determinata, per certi versi contrita, la Meloni richiama con fermezza l’Europa alle sue responsabilità nella gestione del fenomeno, e sul finale della conferenza stampa è costretta ad affrontare un fuoco di fila di domande dei giornalisti su quanto accaduto quella maledetta notte. «Questo Cdm lo abbiamo voluto celebrare a Cutro», dice il premier, «perché all’indomani della tragedia del 26 febbraio volevamo dare un segnale concreto della nostra attenzione».L’accoglienza a Cutro, dove i ministri sono arrivati intorno alle 16 di ieri, è tutto sommato tranquilla: non mancano le contestazioni di sparuti gruppetti, c’è il lancio di pelouche verso le auto della scorta (a ricordare i bambini morti nel naufragio), ma ci sono anche gli applausi di incoraggiamento e i «Brava Giorgia!» che risuonano dalle finestre. Cancellate in fretta anche le scritte contro il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, spuntate sui muri della cittadina: ad accogliere Meloni al palazzo del Comune di Cutro, dove si svolge il Cdm, ci sono il sindaco Antonio Ceraso, il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, il presidente della provincia di Crotone, Sergio Ferrari, il prefetto di Crotone, Carolina Ippolito e il vescovo, Angelo Panzetta. La Meloni scopre una targa dedicata alle vittime del naufragio, sulla quale è incisa una frase di papa Francesco: «I trafficanti di esseri umani siano fermati, non continuino a disporre della vita di tanti innocenti. I viaggi della speranza non si trasformino mai più in viaggi della morte. Le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate da tali drammatici incidenti».Non c’è l’omaggio alle salme delle vittime del naufragio: «Ho finito adesso, ci andrò volentieri», dice la Meloni, che poi fa sapere che inviterà nelle prossime ore i familiari delle vittime a Palazzo Chigi. C’è l’impegno affinché queste tragedie non si ripetano: «Bisogna dare il messaggio che in Italia non conviene entrare illegalmente», argomenta la Meloni, «pagare gli scafisti e rischiare di morire. Per questo ripristiniamo i decreti flussi, che negli anni scorsi erano stati azzerati perché tutti i numeri erano coperti da chi entrava illegalmente, con quote triennali. Prevediamo corsie preferenziali per stranieri che in patria hanno fatto corsi di formazione riconosciuti dal governo italiano, quote riservate ai lavoratori di paesi che collaborano con l’Italia nei Paesi nella lotta ai trafficanti. Intendiamo fare una campagna nei paesi di origine», aggiunge, «per raccontare loro quanto la realtà sia spesso molto distante dalla realtà raccontata da questi trafficanti».La Meloni chiarisce lo spirito della stretta sulle pene agli scafisti: «Si introduce una nuova fattispecie di reato», spiega il premier, «per chi provoca la morte o lesioni gravi per il traffico di persone che prevede una pena fino a 30 anni di reclusione. Il reato verrà perseguito dall’Italia anche se commesso fuori dai confini nazionali: per noi chi si rende responsabile di questo reato è perseguibile con un reato che consideriamo universale. Colpiremo non solo i trafficanti che troveremo sulle barche ma anche quelli che sono dietro. L’immigrazione», aggiunge il premier, «è una materia che va affrontata a livello internazionale, e il tema europeo diventa ancora più centrale: l’Italia non può affrontare da sola il problema».Per quel che riguarda la proposta della Lega, depositata in parlamento, di ripristinare i decreti sicurezza varati da Matteo Salvini nel 2018, la Meloni risponde con diplomazia: «Diverse norme della proposta della Lega sono comprese in questo provvedimento», spiega. Arriva il momento delle domande, e si scatena la bagarre: diversi cronisti pongono il tema dei soccorsi alla barca naufragata, la scaletta delle prenotazioni va a farsi benedire, la conferenza stampa si trasforma in un match tra la Meloni, sempre più spazientita, e i giornalisti: «La segnalazione di Frontex dell’imbarcazione che si avvicinava alle coste italiane è delle 22.36 di sabato», argomenta la Meloni, «il naufragio c’è stato quasi all’alba di domenica: è un caso molto particolare quello di Cutro e se qualcuno dice che c’è stata volontà delle istituzioni di girarsi dall’altra parte, questo è grave. Il naufragio è avvenuto all’alba, a pochi metri dalla costa, mentre gli scafisti stavano attendendo il momento opportuno per lo sbarco senza farsi scoprire dalle autorità. Il resto sono illazioni e ragionamenti che non accetto. Se qualcuno dice o lascia intendere che c’è stata una volontà di non soccorrere i migranti in mare», aggiunge il premier, «o che ci sono state delle istituzioni che si sono girate dall’altra parte, questo per me è molto grave. Non accetto queste ricostruzioni».Intanto, circa 40 associazioni e Ong intanto hanno depositato alla Procura di Crotone un esposto sul naufragio di Cutro, chiedendo di indagare per naufragio e omicidio colposo, rifiuto d’atti d’ufficio, omissione di soccorso dal codice della navigazione e dal codice penale militare.