2024-10-08
Meloni in visita alla sinagoga: «Israele si difenda, il diritto umanitario però va tutelato»
Benjamin Netanyahu, a un anno dal pogrom: «Ci siamo rialzati come leoni». Joe Biden lo paragona alla Shoah. Ali Khamenei celebra l’«operazione». Appello del Papa per i civili di Gaza.È stata una giornata dedicata alla memoria, quella di ieri. A un anno esatto dal massacro di cui si è macchiata Hamas contro civili israeliani, vari leader mondiali hanno ricordato e commentato quanto accaduto il 7 ottobre 2023. «Non dimentichiamo la disumana aggressione perpetrata un anno fa da Hamas», ha dichiarato il premier, Giorgia Meloni, in un comunicato, denunciando anche «un antisemitismo latente e dilagante che deve preoccupare tutti». «In questa giornata, ribadiamo il legittimo diritto di Israele a difendersi e a vivere in sicurezza nei propri confini, ma anche la necessità che questo sia esercitato nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Non possiamo, infatti, restare insensibili davanti all’enorme tributo di vittime civili innocenti a Gaza, vittime due volte: prima del cinismo di Hamas, che le utilizza come scudi umani, e poi delle operazioni militari israeliane», ha aggiunto l’inquilina di Palazzo Chigi, che ieri ha anche preso parte all’evento commemorativo organizzato al Tempio Maggiore di Roma dall’ambasciata di Israele in Italia, dalla Comunità ebraica di Roma e dall’Unione delle comunità ebraiche italiane. Un evento, in cui, oltre al ricordo della tragedia e alla richiesta di liberazione degli ostaggi ancora in mano ai terroristi, sono stati affrontati i nodi dell’antisemitismo e della minaccia iraniana. «I cortei pro Hamas ed Hezbollah sono partiti da alcune università, che da templi della cultura si sono trasformate in luoghi di pregiudizio antisemita. E il boicottaggio culturale contro Israele ha alimentato quello commerciale ed economico», ha dichiarato il capo della Comunità ebraica romana, Victor Fadlun. «Israele non voleva questa guerra, né l’ha iniziata», ha poi affermato l’ambasciatore designato d’Israele a Roma, Jonathan Peled, il quale ha anche messo in guardia dalla possibilità che il regime iraniano entri in possesso dell’arma nucleare. «Israele è fortunato ad avere con l’Italia un buon amico in Europa e nel mondo», ha aggiunto. Nel corso della commemorazione, ha anche dato la propria commovente testimonianza Ella Mor, la zia di Avigail Idan: la bambina di quattro anni che fu rapita il 7 ottobre e tenuta prigioniera per 51 giorni. «Il mondo intero dovrebbe unirsi contro il pericoloso terrorismo religioso che agisce per crudeltà e che non esiterà a trovare un nuovo bersaglio», ha detto. Una commemorazione si è tenuta anche alla Sinagoga di Milano alla presenza della senatrice Liliana Segre, del presidente del Senato, Ignazio La Russa, e del sindaco Beppe Sala.Al di là dell’Italia, a intervenire ieri è stato innanzitutto Benjamin Netanyahu. «Ricordiamo i nostri caduti, i nostri ostaggi, che siamo obbligati a riportare a casa, e i nostri eroi caduti per difendere la patria e il Paese», ha detto. «Abbiamo attraversato un terribile massacro un anno fa, e ci siamo rialzati come un popolo, come dei leoni». «Solo insieme vinceremo», ha proseguito. Dal canto suo, Joe Biden ha definito il 7 ottobre 2023 come «il giorno più mortale per il popolo ebraico dall’Olocausto». Ha quindi condannato sia Hamas sia la «violenta ondata di antisemitismo in America e nel mondo», per poi tornare a invocare un cessate il fuoco a Gaza e in Libano. «Un anno fa è divampata la miccia dell’odio; non si è spenta, ma è deflagrata in una spirale di violenza, nella vergognosa incapacità della comunità internazionale e dei Paesi più potenti di far tacere le armi e di mettere fine alla tragedia della guerra», ha invece scritto papa Francesco in una lettera ai cattolici del Medio Oriente, nella quale dice: «Sono con voi, abitanti di Gaza, martoriati e allo stremo, siete ogni giorno nei miei pensieri e nelle mie preghiere». Espressioni di cordoglio e di memoria sono inoltre arrivate, ieri, dal cancelliere tedesco, Olaf Scholz, dal presidente francese, Emmanuel Macron, e dal premier britannico, Keir Starmer. Di tutt’altro tenore la linea tenuta dall’Iran. «L’operazione Diluvio di Al-Aqsa ha riportato il regime sionista indietro di 70 anni», ha dichiarato l’ayatollah Ali Khamenei, che, appena pochi giorni fa, aveva definito «legittimo» quel massacro. Non è d’altronde un mistero che Teheran finanzi storicamente Hamas, Hezbollah e gli Huthi: una rete terroristica con cui gli ayatollah conducono una guerra per procura contro lo Stato ebraico. Guarda caso, domenica, la stessa Hamas aveva definito «glorioso» il 7 ottobre. È quindi in questo quadro che vanno lette le operazioni militari di Israele a Gaza e in Libano. Ed è sempre in questo quadro che andrà letta l’imminente risposta dello Stato ebraico all’attacco missilistico subìto dall’Iran la scorsa settimana. Gerusalemme punta infatti a ripristinare la deterrenza e a infliggere un duro colpo all’influenza regionale di Teheran. Una Teheran rispetto a cui i Paesi sunniti si stanno dimostrando sempre più freddi. È interessante a tal proposito un editoriale, uscito l’altro ieri, del direttore di Arab News, Faisal J. Abbas: stiamo parlando di una testata giornalistica, che intrattiene collegamenti con il governo saudita. Nell’articolo, Faisal, pur evitando di sbilanciarsi troppo, ha sottolineato le vulnerabilità di Hamas ed Hezbollah, definendoli «proxy iraniani» e, soprattutto, sostenendo che queste organizzazioni «hanno lanciato un attacco che ha finito per causare danni, distruzione e morte inimmaginabili in Libano e Palestina». È sempre più chiaro come Riad, insieme a Gerusalemme, stia scommettendo su un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca per cercare di ripristinare la logica degli Accordi di Abramo: uno scenario, questo, che gli ayatollah temono più di ogni altra cosa.
(Totaleu)
Lo ha detto il Presidente di Unipol Carlo Cimbri in occasione del convegno «Il contributo delle assicurazioni alla competitività europea», che si è svolto al Parlamento Ue.
(Arma dei Carabinieri)
L’arresto in flagranza differita di un 57enne di Acerra eseguito a Caivano è frutto del lavoro coordinato dei Carabinieri della Regione Forestale Campania e del Comando Provinciale partenopeo. Un’attività che muove i suoi passi dal decreto recentemente entrato in vigore in materia di illeciti ambientali e dagli schermi collegati ad una moderna «control room», una struttura che accentra segnalazioni, flussi informativi e richieste di intervento nelle province napoletana e casertana con un comune denominatore: la lotta all’inquinamento.
L’integrazione della nuova normativa a questo sistema di coordinamento consente di individuare e monitorare situazioni a rischio, consentendo una mobilitazione immediata delle pattuglie sul territorio.
Le immagini di un sistema di videosorveglianza dedicato hanno mostrato ai militari del NIPAAF (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) e della stazione di Caivano un soggetto intento ad incendiare 25 sacchi di scarti tessili. Quintali di rifiuti, la cui combustione ha generato una nube di fumo che ha avvolto anche alcune abitazioni vicine.
Secondo quanto documentato in poche ore, il 57enne avrebbe alimentato le fiamme e poi si sarebbe allontanato a bordo del suo suv. Le pattuglie intervenute, collegate con la «control room», hanno ricostruito il tragitto del veicolo e ne hanno identificato il proprietario. L’uomo è stato rintracciato qualche ora dopo la registrazione delle immagini e arrestato in flagranza differita nella sua abitazione. E’ ora ai domiciliari, in attesa di giudizio.
L’intera operazione costituisce un esempio concreto dell’efficacia della nuova normativa - che supera i limiti della tradizionale flagranza - e del lavoro sinergico e strutturato dell’Arma dei Carabinieri.
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