2024-10-30
Meloni in Libia per un nuovo patto su flussi legali e guerra ai trafficanti
Giorgia Meloni e il primo ministro del governo di unità nazionale libico, Abdul Hamid Mohammed Dabaiba (Ansa)
Il premier a Tripoli chiede cooperazione contro gli scafisti: «Va garantito il diritto a non dover espatriare». Emmanuel Macron vola in Marocco: «Fermare gli ingressi illeciti». Il suo ministro ai prefetti: «Riprendete il controllo».Proseguono gli sforzi del governo sul tema del contrasto alle migrazioni irregolari. È questo l’argomento centrale trattato da Giorgia Meloni con il suo omologo nel suo viaggio a Tripoli, in Libia. Il quarto in un anno e mezzo, a dimostrazione del fatto che per Meloni «il rapporto con la Libia una priorità per l’Italia e per l’Europa. Siamo convinti che la cooperazione profonda che ci lega non abbia ancora espresso tutte le sue potenzialità». L’occasione si crea grazie al Business Forum Italia-Libia, inaugurato e fortemente voluto dal premier. «Con il Business Forum di oggi noi poniamo le basi per una fase completamente nuova delle nostre relazioni economiche e commerciali. Lo facciamo con la consapevolezza che Italia e Libia sono nazioni amiche, legate da secoli di storia comune, che i nostri destini sono intrecciati e siamo molto più legati di quanto spesso ricordiamo». La stessa Meloni ha annunciato, tra i vari accordi, che Ita Airways tornerà a collegare i due Paesi dal gennaio 2025. «Sono fiera che l’Italia sia stata la prima nazione occidentale a cancellare il parere negativo sui viaggi d’affari in Libia» il suo commento. La lotta all’immigrazione clandestina è stato il focus del suo bilaterale con il primo ministro del governo di unità nazionale libico, Abdul Hamid Mohammed Dabaiba. È stata sottolineata la necessità di intensificare gli sforzi nel contrasto al traffico di esseri umani e, al contempo, di rafforzare la cooperazione con le nazioni d’origine e di transito nel quadro del Processo di Roma e del Trans-Mediterranean migration Forum di Tripoli dello scorso luglio. L’obiettivo, per entrambi gli Stati, è la creazione di partenariati egualitari con le nazioni africane «nella cornice dei progetti concreti avviati dal Piano Mattei per l’Africa». «Siamo di fatto un ponte naturale tra l’Europa, il Mediterraneo allargato, l’Africa e il Medio Oriente. Questo ci offre una doppia opportunità a lavorare per diventare uno snodo per i flussi energetici tra il Mediterraneo, l’Africa e l’Europa, un vero e proprio hub di produzione e di distribuzione ed essere così il perno di congiunzione e di collegamento di nuove interconnessioni, che devono essere chiaramente infrastrutturali ed economiche». Libia e Italia, ha rimarcato Meloni, «sono già connesse dal gasdotto GreenStream, ma io credo che ci siano ottimi margini per costruire insieme nuove opportunità anche da questo punto di vista».Nel campo della sanità è stato firmato un memorandum tra il gruppo Gksd Holding e il Dipartimento del sostegno e dello sviluppo di servizi medici libico con l’obiettivo di creare una piattaforma di investimenti della holding attiva nel settore sanitario tramite il Gruppo San Donato. La Libia si impegna a facilitare l’apertura di filiali della Gksd Holding sul suo territorio, con un’attenzione particolare all’istituzione di ospedali, centri di eccellenza, attività di formazione e ricerca scientifica. Inoltre il memorandum include progetti di sviluppo infrastrutturale, energetico e di trattamento dei rifiuti, con un focus su efficienza energetica e sostenibilità ambientale.Lavoro su più binari quindi per l’Italia, aziende, trasporti, sanità, energia, e soprattutto risoluzione del tema migranti.L’operosità del governo Meloni sul tema delle migrazioni nel Mediterraneo ha prodotto attivismo anche tra gli altri leader europei. Su tutti il presidente francese Emmanuel Macron, che proprio nelle stesse ore si trovava in Marocco, dopo diversi anni di relazioni tese tra Parigi e Rabat, per una visita di Stato di tre giorni. Davanti al Parlamento marocchino, Macron ha chiesto una «cooperazione naturale e fluida» con il Marocco contro «l’immigrazione clandestina» e «maggiori risultati» in questo campo. Il presidente francese ha dichiarato che il «partenariato eccezionale e rafforzato» concordato il giorno precedente con il re Mohammed VI deve concentrarsi in particolare sull’immigrazione illegale e sulla «necessità di una cooperazione naturale e fluida in materia consolare». La Francia chiede in sostanza che il Marocco riprenda indietro i cittadini marocchini che Parigi decide di espellere dal suo territorio. «Abbiamo bisogno di ancora più risultati», ha aggiunto Macron, riferendosi anche alla «lotta contro il traffico di tutti i tipi, in particolare contro il traffico di droga, che richiede una cooperazione giudiziaria molto stretta e ancora più rapida». Anche per i francesi, purtroppo, immigrazione irregolare diventa spesso sinonimo di criminalità. Per questo il ministro dell’Interno, Bruno Retailleau, ha avviato delle politiche di rivoluzione interna della gestione migratoria. In una circolare il cui contenuto è stato rivelato da Le Figaro, il ministro ha chiesto ai prefetti di attingere all’arsenale amministrativo già a loro disposizione per rafforzare i controlli sui flussi divenuti ingestibili. La richiesta è quella di regolarizzare con ritmi più lenti accelerando invece le espulsioni. Il documento in sostanza, aumenta la pressione sui prefetti. «Il vostro ruolo nel guidare l’attuazione della politica migratoria, sia legale che illegale, è cruciale», avverte. «La ripresa del controllo della nostra immigrazione dipende dal vostro coinvolgimento personale». Ennesima dimostrazione che il fenomeno dell’immigrazione irregolare non colpisce solo l’Italia, ma tutta l’Europa e che sono necessarie regole più stringenti per tutti. Anche per questo a Bruxelles sono in molti a spingere affinché il nuovo Patto sui migranti possa essere applicato già nel 2025, invece che nell’anno successivo, come stabilito.
Jose Mourinho (Getty Images)