2025-03-19
«L’esercito europeo non è un tema all’ordine del giorno»
Giorgia Meloni durante l'intervento al Senato del 18 marzo 2025 (Getty Images)
Risoluzione Ucraina, sì del Senato. La Meloni: «Neanche 1 euro dei fondi di coesione alla Difesa. Al Rearm va cambiato nome».La maggioranza si conferma granitica a sostegno del governo: nessuna divisione nel giorno in cui il premier svolge al Senato le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo del prossimo 20 e 21 marzo (oggi si va alla Camera). La coalizione presenta una risoluzione unitaria a sostegno del premier, approvate con 109 sì, 69 no e 4 astenuti, che ha del resto tenuto insieme i punti che più stanno a cuore a ciascuno dei partiti di centrodestra. Un discorso tutt’altro che scontato. Molto forte il passaggio sulla questione dei dazi. La Meloni si dice «convinta che si debba continuare a lavorare, con concretezza e pragmatismo, per trovare un possibile terreno d’intesa e scongiurare una guerra commerciale che non avvantaggerebbe nessuno». Favorire il dialogo tra Europa e Stati Uniti: è questa la traccia che segue Giorgia Meloni. Dopo aver espresso la «grande preoccupazione la ripresa dei combattimenti a Gaza», la Meloni affronta il tema dell’Ucraina: «La nostra ferma e totale condanna della brutale aggressione all’Ucraina, così come il nostro sostegno al popolo ucraino, non sono mai stati in discussione», ricorda, «Non soltanto per Fratelli d’Italia, ma per l’intera maggioranza di centrodestra, che ha sempre e compattamente votato per questa linea. È lo stallo sul campo che oggi può portare all’apertura di negoziati per la pace e rivendichiamo con orgoglio che questo non sarebbe stato possibile senza il sostegno, compatto e determinato, assicurato dall’Occidente al popolo ucraino. Dunque», aggiunge la Meloni, «salutiamo positivamente questa nuova fase e sosteniamo gli sforzi del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in questo senso. L’Italia considera la proposta di cessate il fuoco concordata l’11 marzo a Gedda da Stati Uniti e Ucraina un primo, significativo, passo di un cammino che deve portare a una pace giusta e duratura per l’Ucraina. Intendiamo continuare a insistere su quello che per noi non è soltanto un pilastro culturale e di civiltà, ma un banale dato di realtà: non è immaginabile costruire garanzie di sicurezza efficaci e durature dividendo l’Europa e gli Stati Uniti. Noi crediamo che l’Italia debba spendere le sue energie per costruire ponti, non per scavare solchi». Fare la propria parte, secondo il capo del governo, significa anche esprimere dissenso quando non si concorda con gli alleati: «L’invio di truppe italiane in Ucraina è un tema che non è mai stato all’ordine del giorno, così come riteniamo che l’invio di truppe europee, proposto in prima battuta da Regno Unito e Francia, sia un’opzione molto complessa, rischiosa e poco efficace. Ecco perché la proposta che io ho formulato ai nostri partner europei e occidentali prevede l’attivazione di garanzie di sicurezza, tra l’Ucraina e le nazioni che intendono sottoscriverle, sul modello del meccanismo previsto dall’articolo 5 del Trattato Nato». Infine, un altro tema estremamente delicato, quello del piano di riarmo europeo presentato da Ursula von der Leyen. La Meloni ribadisce la sua idea che Rearm Europe sia una definizione errata (tanto che l’Italia chiederà di cambiare nome al piano), perché il concetto di Difesa e sicurezza non si esaurisce con la produzione di armi ma investe i settori più disparati dalla tecnologia alle comunicazioni. Poi va al sodo, ovvero ai denari: «La presidente Von der Leyen», sottolinea Giorgia Meloni, «ha indicato in 800 miliardi di euro la sua dimensione complessiva (in sede di replica lo definisce «un annuncio molto roboante», ndr). Credo che sia molto utile precisare che questi 800 miliardi di euro non sono né risorse che vengono tolte da altri capitoli di spesa né risorse aggiuntive europee. Il piano arriva a 800 miliardi di euro con due voci. La prima, 150 miliardi, dovrebbe corrispondere a prestiti che gli Stati membri possono attivare, se reputano opportuno farlo, garantiti dall’Unione europea. Si tratta cioè di eventuali prestiti su base volontaria, ma su questa misura ci riserviamo di dire di più quando avremo tutti i dettagli. La seconda voce», prosegue la Meloni, «che vale 650 miliardi, è sostanzialmente teorica, nel senso che è la stima di quanto potrebbe cubare un ulteriore indebitamento nazionale se ciascuno Stato membro decidesse di ricorrere a deficit aggiuntivo per massimo l’1,5%, al di fuori del vincolo della clausola di salvaguardia del Patto di stabilità e crescita. In sostanza, non si tratta di spendere 800 miliardi di risorse attualmente esistenti nei bilanci degli Stati membri, magari tagliando servizi ai cittadini per poter reperire quelle risorse o smettendo di investire sugli altri capitoli. Si tratta invece della possibilità di ricorrere a deficit aggiuntivo». E qui arriva l’affondo: «Questo è il quadro che ci è stato proposto», sottolinea la Meloni, «e in questo quadro l’Italia valuterà con grande attenzione l’opportunità o meno di attivare gli strumenti previsti dal piano» Questo perché: «Io credo che sia nostro dovere proporre anche soluzioni alternative alla semplice creazione di nuovo debito. Ed è per questo che, con il ministro Giorgetti - che ringrazio per l’importante lavoro di questi giorni - abbiamo proposto un meccanismo di garanzie pubbliche europee, coordinato e integrato con i sistemi nazionali, sul modello di quello che è attualmente utilizzato per il programma Investeu». Sempre sul tema fondi, il premier ha sottolineato: «L’Italia non intende distogliere un solo euro dai fondi di coesione per la Difesa e su questo siamo tutti d'accordo». Dunque, nulla è scontato. Anche perché il premier nelle repliche ha sottolineato: «Un esercito europeo non è all’ordine del giorno. I sistemi di Difesa sono basati su eserciti nazionali che all’occorrenza si coordinano».Spazio anche alla riforma della giustizia («Improcrastinabile») e all’ipotesi di una manovra correttiva, che però «non è nei radar del governo».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.