2023-09-08
«Occhio di riguardo di Gentiloni all’Italia? Ne sarei contenta»
In conferenza stampa dopo il cdm Giorgia Meloni fa asse con Matteo Salvini contro il commissario Ue e ribadisce le critiche al Superbonus.«I commissari europei, pur rappresentando le nazioni, quando sono commissari rappresentano l’Unione europea. Poi da quando ogni nazione ha il suo commissario accade che questi tengano un occhio di riguardo verso la nazione che rappresentano. Penso sia normale e giusto e sarei contenta se accadesse di più anche per l’Italia». Nessun giro di parole da Giorgia Meloni nei confronti di Paolo Gentiloni e delle polemiche innescate dalle critiche di Matteo Salvini al suo atteggiamento non proprio benevolo nei confronti dell’Italia, soprattutto per quanto riguarda la trattativa per la riforma del Patto di stabilità. Parole che certificano dunque l’insoddisfazione per come l’ex premier si sta comportando e che ieri hanno provocato una levata di scudi da parte dell’opposizione. Rispondendo in maniera così decisa, la Meloni ha zittito chi aveva visto una certa scollatura su queste affermazioni tra lei e il leader leghista, con il quale invece c’è perfetta identità di vedute. Non a caso, proprio sul Patto di stabilità ha poi insistito il premier, affermando che «sarebbe drammatico tornare alla vecchie regole». «Sono convinta», ha aggiunto, «che sia di fondamentale importanza riuscire a modificare le regole della governance Ue prima che rientrino i parametri pre Covid del Patto di stabilità o prorogare le attuali regole. Con il contesto attuale e la politica attuata dalla Bce, aggiungere il ritorno ai parametri pre Covid produrrebbe una contrazione molto importante delle economie già in sofferenza, non solo l’Italia». Un discorso che ovviamente si lega al dibattito in corso sulla legge di bilancio e le risorse a disposizione: «Il rallentamento dell’economia», ha osservato, «era stato previsto da tutti gli analisti. Riguarda una dinamica nella quale l’Italia si trova coinvolta per trascinamento, di cui ne dobbiamo sicuramente tenere conto. È la valutazione alla base di tutto quello che stiamo iniziando a discutere per la manovra. Io sono», ha sottolineato, «per concentrare le poche risorse su quello che offre il maggiore moltiplicatore. Dalla riunione di ieri (mercoledì, ndr) mi sembra che tutti siano sulla stessa lunghezza d’onda nella maggioranza». A chi le ha chiesto se le differenze all’interno della maggioranza, in questa fase pre sessione di bilancio e pre elezioni europee potranno ripercuotersi negativamente sulla stabilità del governo, la Meloni ha risposto che «si va verso una campagna elettorale proporzionale, quindi, ha un senso per ciascuno segnalare le proprie peculiarità, ma io sono certa non ci saranno ripercussioni di alcun tipo per il governo. Tutti sanno», ha aggiunto, «che noi abbiamo una responsabilità molto forte che gli italiani ci hanno dato e che possiamo dare a questa nazione qualcosa che non ha visto negli ultimi anni: la stabilità, la continuità, la visione e la capacità di essere giudicati davvero al termine del lavoro che si è fatto». E sempre su questo fronte, la Meloni non ha mancato di ribadire le valutazioni disastrose sull’impatto del Superbonus sui conti pubblici: «Non siamo entrati nel dettaglio», ha detto, «io posso solo ribadire che l’eredità sui conti è pesante, era stata fatta una stima di 36 miliardi mezzo ora arriva a oltre 93 e supererà i 100 senza contare le truffe e le irregolarità. Nel 2023 l’impatto sulle casse potrebbe raggiungere i 30 miliardi, stessa cosa nel 2024. 100 miliardi per una misura che al netto di elementi di beneficio impatta 100 miliardi di euro per efficientare meno del 4% delle case, voi sapete cosa si può fare con 100 miliardi di euro? Quelle risorse», ha aggiunto, «andrebbero in spese sulla sanità, sui redditi o le famiglie, avrebbero dato alla nostra economica un boost maggiore di quella misura».Quanto ai provvedimenti approvati nella riunione dell’esecutivo di ieri, la parte del leone, in un Consiglio dei ministri che ha messo moltissima carne al fuoco, l’ha fatta il cosiddetto decreto Caivano arrivato a seguito della terribile vicenda dello stupro di gruppo ai danni di due minorenni nella città campana ed esattamente una settimana dopo la visita del presidente del Consiglio. Si tratta, come ha spiegato la Meloni nel suo lungo intervento in conferenza stampa, di una «stretta sulla criminalità giovanile che si sta diffondendo a macchia d’olio. Penso che questo di oggi», ha aggiunto, «sia un segno di uno Stato che decide di mettere la faccia anche su materie che sono molto complesse, anche su questioni che sono sicuramente complesse, difficili da risolvere». Entrando più nel merito, la Meloni ha parlato di norme «non repressive ma di prevenzione», ma ha anche sottolineato il fatto che la criminalità giovanile è un fenomeno che ormai si è allargato «a macchia d’olio». «Per i reati gravi», ha spiegato, «c’è un ammonimento e la convocazione dei genitori che possono essere chiamati in causa per la mancata vigilanza per i minori, non c’è il tema di sbattere in galera i dodicenni. C’è la galera per l’arresto in flagranza di reato per i ragazzi dai 14 ai 18 anni. Se oggi un ragazzo di 15 anni gira con un’arma carica», ha spiegato, «non si può arrestare. Si è fatto scudo dell’uso di minori sempre più giovani e noi», ha concluso, «dobbiamo porre un freno».
Jose Mourinho (Getty Images)