2025-08-10
Dazi, uffici, legali: Ricci in affanno gioca a fare il piccolo economista
Il candidato del campo largo sfida Acquaroli: «Si sottrae al confronto». E lancia un fondo contro le misure volute da Trump. Dalla Provincia risposte contraddittorie sul suo studio. Pd nervoso per l’arrivo di Genchi. di Ricci, che ha citato uno slogan della collega in una recente conferenza stampa,ha dato voce a questo malessere, affondando il colpo sulla decisione di Santini di cambiare strategia e di affidarsi all’avvocato Gioacchino Genchi, noto più, da ex poliziotto, per l’apporto dato alle indagini dei pm che per le imprese da difensore.«Oggi mi hanno davvero stupito le dichiarazioni dell'avvocato Genchi, che ha precisato sui quotidiani che il suo mandato non ha finalità politiche. Ci mancherebbe altro e, aggiungo, non è neppure necessario doverlo specificare». La Morani, en passant, ha voluto anche rimarcare i trascorsi nel Movimento sociale italiano di Genchi. Ma il passaggio più interessante è quello che ci chiama in causa: «La cosa che mi fa più riflettere è il cambio di strategia difensiva di Santini a un mese e mezzo dal voto. Le dichiarazioni che ha rilasciato sul quotidiano La Verità hanno segnato evidentemente un punto di svolta, dopo il rifiuto di rendere l'interrogatorio con il pubblico ministero, fino ad arrivare ad un difensore, molto noto alle cronache, nella lontanissima Sicilia». Insinuazioni un po’ confuse che danno la misura dell’agitazione che regna al Nazareno. E Ricci intanto che fa? Nell’ufficio di 60 metri quadri che gli ha concesso la Provincia in barba ai regolamenti e a chi avrebbe voluto usare quello spazio, la Sala dei mosaici, per attività istituzionali, l’eurodeputato deve sentirsi un po’ statista. Ieri ha teorizzato quella che ritiene una soluzione per contrastare i dazi di Donald Trump. E vorrebbe farlo con un fondo da 10 milioni di euro per spingere le aziende marchigiane verso nuovi mercati: «Abbiamo bisogno di scommettere su una nuova internazionalizzazione» proclama. Ma il vero libero scambio in stile deregulation sembra averlo sperimentato in casa. Anzi, in Provincia. La Sala dei mosaici di via Gramsci a Pesaro, aperta per lui a orari illimitati, come ha svelato La Verità, sarà per cinque anni il suo ufficio. Lì, sopra storiche piastrelle in cotto, ha presentato i suoi candidati ai sostenitori dem. Canone: zero. Bollette: 200 euro al mese. Un «dazio» inesistente, pagato solo in utenze. Ieri il sindaco di Mombaroccio Emanuele Petrucci, che con la sua associazione Base popolare si era visto negare una delle sette sale della Provincia che aveva chiesto di occupare temporaneamente per un dibattito sulla sanità, per le sue richieste di chiarimenti sul quartier generale di Ricci ha ricevuto due risposte (una pubblica, del presidente della Provincia, e una privata, del segretario generale), che vanno clamorosamente in conflitto. Ma per ben comprendere bisogna ricapitolare. Il 10 luglio dello scorso anno Ricci scrive alla Provincia. Chiede un locale uso ufficio, «dietro pagamento di un canone», preferibilmente «con accesso autonomo». Il 26 luglio il presidente Giuseppe Paolini firma il decreto numero 193/2024. Autorizza il direttore generale Marco Domenicucci a «concedere» la Sala dei mosaici. Concedere, non affittare. Lo stesso giorno arriva la determinazione 1043: concessione di cinque anni, corrispettivo zero, forfait da 200 euro al mese per le utenze, accesso a tutte le ore, sette giorni su sette. Il regolamento provinciale numero 38 del 30 novembre 2020, però, a sentire Petrucci, non lascerebbe scampo: «Le sale possono essere concesse solo ad associazioni, partiti, sindacati e organismi collettivi. Non a persone fisiche». In realtà una deroga era prevista. Ma dal vecchio regolamento, il numero 115/2009. Ed è stata cancellata. Eppure Ricci ha ottenuto lo stesso il suo ufficio. Ed ecco che ora Paolini cambia versione: «Ricci paga regolarmente l’affitto». E restringe la Sala dei mosaici dai suoi 60 metri a «30 metri quadri». L’ammissione contenuta nella risposta ufficiale peggiora il quadro. E Petrucci sbotta: «Il decreto autorizzava una concessione, non un affitto; un affitto a titolo gratuito non è previsto da nessuna norma; una delle sette sale istituzionali è stata sottratta alla collettività per cinque anni». Ed è scattata la richiesta di revoca in autotutela del decreto 193/2024 e di pagamento del corrispettivo dovuto per l’anno in corso. In assenza di risposte, Petrucci minaccia di rivolgersi alla Corte dei conti. Nel suo documento il sindaco sottolinea anche l’imbarazzo istituzionale: da una parte il silenzio di Ricci, dall’altra il segretario generale Michele Cancellieri che insiste sulla «concessione» in dissenso con il presidente, mentre il responsabile della prevenzione della corruzione alla Provincia, Andrea Pacchiarotti, resta muto spettatore. Intanto il candidato prosegue la campagna elettorale e rilancia l’idea di un confronto pubblico con il governatore uscente Francesco Acquaroli: «È incredibile che si scappi dal confrontarsi su economia, lavoro e sanità». Il paradosso è che l’europarlamentare dem che vuole proteggere le imprese da dazi e barriere commerciali ha già sperimentato da sé la via più rapida per superare le frontiere della burocrazia. Forse proprio lì, tra i mosaici della sua sala, dopo aver trovato il modo di abbattere i dazi provinciali per conquistarsi 60 metri quadri al costo delle sole utenze, deve essergli venuta l’illuminazione: se per il suo ufficio in Provincia è riuscito a farsi aprire tutte le porte, magari può farlo anche per l’economia marchigiana. Peccato che, fuori da via Gramsci, non funzioni così.
Nicolas Sarkozy e Carla Bruni (Getty Images)