2023-08-27
Mattarella rosica per Vannacci
I quirinalisti: al Meeting Re Sergio ha attaccato il generale. Dunque il presidente ha «spinto» Guido Crosetto alla sua rimozione? Un doppio autogol: ha dato ancor più peso al militare e, soprattutto, ha chiarito che il leader dell’opposizione sta sul Colle.Altro che manina, nel caso Vannacci c’è la manona del Quirinale. Lo avevamo capito fin da principio e lo avevamo raccontato nei giorni scorsi, riportando le parole del ministro Guido Crosetto. Il quale, in un’intervista, aveva spiegato che se fosse stato per lui avrebbe evitato di prendere provvedimenti contro il generale colpevole di aver scritto un libro contro il pensiero unico, ma le pressioni ricevute lo avevano indotto a rimuovere l’ufficiale. Il numero uno della Difesa non aveva fatto nomi e qualcuno poteva immaginare che a sollecitare una sua decisione fossero stati i vertici dello Stato maggiore, che con Vannacci avevano già un conto in sospeso per via degli esposti sull’uso di munizioni all’uranio impoverito. Difficile però pensare che qualsiasi provvedimento contro l’autore del Mondo al contrario potesse essere stato preso all’insaputa di Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica è a capo del Consiglio supremo di difesa, vale a dire che le forze armate in qualche modo dipendono da lui. Possibile dunque che si fosse dato il benservito all’ex comandante della Folgore e del Col Moschin, cioè di reparti d’élite, senza che Crosetto non avesse sentito il bisogno di ascoltarne il parere, se non addirittura di eseguirne le disposizioni? No, non era possibile. E infatti ieri i corazzieri della Repubblica, che non sono quei giganti che stazionano sul Colle, ma cronisti di ben altra statura, si sono incaricati di farci sapere che nel suo discorso al Meeting di Rimini, il capo dello Stato ce l’aveva con Vannacci. Parlando di Costituzione e tolleranza e sostenendo che la Costituzione esclude l’odio, Mattarella si riferiva al generale, reo di aver difeso l’italianità da chi la vorrebbe svendere. Reato grave, da sanzionare, appunto con la rimozione. Forse il capo dello Stato pensava che per tappare la bocca all’insubordinato ufficiale fosse sufficiente metterlo a riposo. Ma, come temeva Crosetto, il quale però ha dovuto cedere il passo alle indicazioni del Quirinale, la «destituzione» ha avuto l’effetto contrario e le tesi che si volevano silenziare oggi sono sulle prime pagine dei principali giornali ma, quel che conta, rimbalzano in Rete. Il presidente della Repubblica pare sia stupito del clamore suscitato da colui che fino all’altro ieri era praticamente sconosciuto. E ancor più sorpreso sembra (per lo meno a leggere i cronisti abituati a riportare senza fiatare i sospiri quirinalizi) per la diffusione del libro che, nonostante le censure della grande stampa, sta scalando le classifiche. Che fare, si devono essere chiesti sul Colle. E dunque, ecco approfittare della tribuna del Meeting per lanciare un monito, alle forze politiche ma soprattutto al governo: basta dare spazio a Vannacci, urge silenziarlo. Mattarella ha un buon motivo per cercare di tappare la bocca all’ufficiale. Innanzitutto, il ribelle non si è adattato alla versione di comodo sulle munizioni all’uranio impoverito che lui stesso, all’inizio degli anni Duemila, da ministro della Difesa, accreditò. Con la crescita della popolarità del generale si rischia che la faccenda torni sulla stampa e sui social network. Meglio evitare. Tuttavia, il capo dello Stato non ha considerato due aspetti di vitale importanza. Il primo è che il suo intervento, invece di spegnere le polemiche, rischia di attizzarle.Se prima la responsabilità della rimozione di Vannacci era attribuibile ai vertici militari, ora è chiaro chi l’ha voluta. Il secondo aspetto è ancor più scivoloso. Essendo intervenuto per censurare un libro che contiene tesi su argomenti politici (dall’immigrazione, alla propaganda Lgbt per finire all’ambientalismo), Mattarella appare sempre più come il capo di una forza politica che si contrappone alla maggioranza di governo. Cioè: a contrastare Meloni e i suoi non ci sono né Schlein né Conte, c’è lui. È compatibile tutto ciò con la Costituzione? Da tempo noi pensiamo di no. Valeva per Napolitano, vale anche per lui.
Luca Palamara (Getty Images)
Silvio Berlusconi (Getty Images)