2024-09-07
Mattarella difende il debito «onorabile». Ma ora inizia la partita sui risparmi Ue
Sergio Mattarella (Imagoeconomica)
Il Colle difende il nostro debito: «L’andamento dei tassi, un termometro opinabile». Poi chiede l’unione bancaria.Alle luce del grande rumore generato dalle dimissioni di Gennaro Sangiuliano, è comprensibile che dei due momenti dell’agenda di Sergio Mattarella finisca sui giornali soprattutto quello serale. Quando ha incontrato Alessandro Giuli per nominarlo nuovo ministro della Cultura. A noi invece interessa l’appuntamento del mattina, quello di Cernobbio. Lì si è parlato dei nostri soldi e siccome i ministri, senza offesa, vanno e vengono ma il portafogli degli italiani si spera che resti a lungo, preferiamo rimanere sul bordo del lago di Como. Dove Mattarella a sorpresa ha parlato di debito pubblico e finanza. Ha spiegato che va abbattuto e onorato (ovvio) e che siamo pagatori affidabili (un bel messaggio verso Bruxelles nelle ore in cui si sta scrivendo il documento programmatico di bilancio). «L’andamento dei tassi resta un termometro opinabile», ha detto il presidente della Repubblica che ha anche fatto alcuni accenni alla necessità di non sottostare alle isterie dei mercati: «Molta strada resta da fare per dare razionalità a un mercato dei titoli pubblici che tenga conto anche della situazione della ricchezza delle famiglie». Insomma, una notazione sottilmente polemica nei confronti di chi interpreta il patto di Stabilità in maniera rigida, perché l’Italia ha una mole di risparmio privato assai superiore alla media dell’Eurozona è che costituisce la sua vera garanzia. Ma le stilettate del Colle hanno sempre più lati, come una medaglia. Infatti se da un verso si tirano le orecchie a Bruxelles dall’altro si lancia un avvertimento sul risparmio privato. È proprio attorno a questo concetto che si innesca il progetto che toccherà i prossimi quattro anni dell’Unione europea: il mercato comune dei capitali. Mattarella ha aggiunto una frase, come al solito generica e un po’ sibillina, «Bisogna completare l’edificio finanziario europeo». Riferimento però non difficile da cogliere. Parliamo di unione bancaria e forse anche di Mes. E se rileggiamo o riascoltiamo i messaggi usciti dal tour di Enrico Letta e di Mario Draghi il cerchio si chiude. Capitali privati, concorrenza, fondi pubblici ci portano dritti verso quella che promette di essere la più grossa rivoluzione messa in piedi dall’Ue. Attenzione, però, applicare l’unione bancaria in un modo piuttosto che in un altro impatterà sul futuro dei singoli sistemi bancari. Quello italiano sarà protetto dall’assalto francese? Solo per fare un esempio. Certo, la stessa domanda se la porranno altri governi e altri Parlamenti. Proprio perché non è una domanda campata per aria. Basti pensare a quanto è accaduto sulle concessioni idroelettriche. Il modello imposto dal Draghi premier sta oggi mettendo a rischio la sovranità energetiche del settore idroelettrico e aprirà enormi interrogativi sugli investimenti da mettere a terra. Figuriamoci affrontare una unione bancaria con le stesse logiche di quell’impianto concorrenziale: finiremmo per perdere il controllo delle enormi masse gestite e dei risparmi degli italiani. A meno che questa non sia una delle opzioni messe sul tavolo. Ovviamente, ci auguriamo che non sia così. Ringraziamo Mattarella per aver di nuovo sollevato il tema. Sarà il caso che l’attuale governo assieme ai partiti di centro destra con le rispettive alleanze in sede di Europarlamento inizino subito ad affrontare il tema, spiegando chiaramente che tipo di unione bancaria ci dobbiamo aspettare e cosa sia meglio per il nostro Paese. Magari coinvolgendo nella discussione anche tutti gli istituti tricolore. Il controllo dei risparmi fa parte del grande comparto che si chiama «sicurezza nazionale». Con questa nuova Commissione sarà meglio giocare d’anticipo e non aspettare che parta in quarta per poi sudare per correggere il tiro.