2019-03-22
Mattarella benedice l’accordo con Xi. Dal Colle arriva lo schiaffo a Macron
Xi Jinping è a Roma. Il presidente sposa l'intesa: «Ci auguriamo che il partenariato si sviluppi ulteriormente». Il Colle rassicura l'Europa ma difende l'idea di svincolarci da troppi diktat continentali, a iniziare da Parigi.Xi Jinping e delegazione erano da poco partiti da Pechino, quando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha iniziato a stendere i tappeti, ovviamente rossi. «Ci auguriamo possano scaturire intese, idee, progetti, nei quali il partenariato italo-cinese possa ulteriormente svilupparsi, anche a più generale beneficio della collaborazione tra Europa ed Asia», ha spiegato ieri mattina Mattarella, «che necessita di un volume, sempre maggiore, di investimenti sostenibili in infrastrutture, per assicurare un futuro di benessere e di pace per le tutte le popolazioni dei due continenti». Un sintesi della benedizione del Colle che si fa garante verso l'Europa e al tempo stesso difende l'idea di diventare partner strategico del mega progetto Belt and road. Una rete di collegamenti infrastrutturali basata su due direttrici principali: una continentale, dalla parte occidentale della Cina all'Europa del Nord attraverso l'Asia Centrale e il Medio Oriente, e un'altra marittima tra le coste del Dragone ed il Mediterraneo. Il piano, annunciato nel 2013 dal presidente cinese punta a coinvolgere 65 Paesi che raccolgono circa il 65% della popolazione mondiale e il 40% del Pil. La sua realizzazione avrebbe un costo di almeno 900 miliardi di dollari, una cifra enorme che neanche il colosso cinese può gestire da solo. Nel 2014 Pechino ha lanciato il Silk Road Fund, un fondo da 40 miliardi volto ad attrarre investimenti esteri. E qui sta il punto. Il memorandum tanto criticato dagli Stati Uniti punta a legare partecipate di Stato italiane alle equivalenti cinesi. Fatto salvo le enormi differenze di massa e volumi. Basti pensare che China State Grid (che già detiene il 35% di Cdp) fattura qualcosa come 500 miliardi e ha più o meno un milione di dipendenti. Per questo motivo la nostra Cassa depositi e prestiti stringerà una serie di accordi con People bank of China, emetterà obbligazioni in reminbi e soprattutto vedrà il suo numero uno, Fabrizio Palermo, copresiedere il Business Forum, assieme al chairman della banca numero uno cinese. Da qui negli anni arriveranno progetti e investimenti congiunti. Cina e Italia hanno però tempi diversi. Il piano politico di Xi Jinping mira al 2040, quello di Giuseppe Conte alla fine del 2019. Comprensibile che l'Italia voglia subito mostrare un po' di sostanza ai propri elettori. Sabato Snam firmerà una serie di accordi con il Silk ad Road Fund per il semplice motivo che il Dragone già possiede l'equivalente della nostra Terna, ma cerca una azienda che faccia la sintesi dell'attività di Enel e della stessa Snam. Ma il piatto forte di sabato riguarderà Ansaldo Energia. L'azienda da anni in mancato spolvero è rimasta indirettamente coinvolta dal crollo del Ponte Morandi, vista la vicinanza logistica. Per i gialloblù sarà importante annunciare una mega commessa di turbine da decine di milioni per rilanciare l'occupazione nel distretto genovese. Come per Venezia o Trieste, il tema è rifare i fondali e fare in modo che gli scali possano accogliere le mega navi costrette a rimanere fuori da grande parte dei porti mediterranei. Se fino a oggi si è discusso dell'alto Adriatico o del Tirreno, dalla due giorni di Xi in Italia dovrebbero arrivare novità concrete anche per Taranto e, a seguire, per Ferrovie dello Stato e pure (nell'ambito di più ampi accordi finanziari in capo a Cdp) per Intesa e Unicredit. Poi ci saranno tutti gli incontri diretti tra aziende. Ad esempio, DeepBlu di Shanghai ha già fatto sapere ieri mattina di avere un budget di 60 milioni da investire in aziende italiane. Il colosso si occupa di intelligenza artificiale. Certo parliamo di spiccioli, mentre Mattarella assicura che il rapporto Italia-Cina sarà di lunga durata.«Il partenariato è costruito su fondamenta solide, ispirate da naturali convergenze tra due antichissime civiltà», ha detto il presidente alla tv di Stato di Pechino. «Questo legame si arricchisce costantemente di nuovi ambiti di cooperazione; e si tratta di un dato di sicuro rilievo». Un sigillo che avrà almeno nel breve effetti concreti. Il Colle ha smesso di guardare a Parigi, e volgerà lo sguardo molto lontano da Bruxelles, appunto verso Pechino. Se l'Italia se la gioca bene potrà fare leva per sradicare le sudditanze politiche verso l'Ue.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)