2019-01-31
«Maschi e femmine? Idea da benpensanti»
Mauro Giacca, direttore del Centro internazionale di ingegneria genetica, nega il sesso biologico: non si nasce uomo o donna, uno su 100 ha problemi di identificazione. Ma un altro genetista, Maurizio Genuardi, fa pace con il buon senso: «Il terzo genere? Non esiste».La negazione che possiamo nascere solo maschi o femmine si traveste di scientificità. Mauro Giacca, 59 anni, direttore generale del Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologia (Icgeb), con sede principale a Trieste, sul quotidiano Il Piccolo «analizza e approfondisce alcuni temi di attualità scientifica» e nella rubrica Al microscopio prova a spiegarci perché siamo degli ingenui prevenuti. «Questo articolo è dedicato ai tanti piccoli benpensanti convinti che il sesso sia un evento binario che divide gli individui in uomini e donne e che gli orientamenti sessuali debbano strettamente attenersi a questa dicotomia. La verità, invece, è ben più complicata», spara il professore in un intervento dal titolo Sesso complesso per i benpensanti, ripreso anche sul sito dell'Icgeb. Caspita, un biologo afferma che il genere non è binario ma fluido? Non ci bastavano le declinazioni genderqueer propinate a ogni piè sospinto senza alcun fondamento scientifico? Il professor Giacca, che da Trieste lo scorso anno si era spostato a Londra per dirigere un gruppo di ricerca sul cuore al King's college, applicando la terapia genica alle malattie cardiovascolari (ma senza abbandonare la sua direzione dell'Icgeb), afferma: «L'identità sessuale non si sviluppa subito durante lo sviluppo embrionale, che continua indistinto per maschi e femmine fino alla quinta settimana». Alla sesta settimana, prosegue il luminare, «inizia lo sviluppo delle gonadi (ovaio e testicolo), le quali, attraverso la produzione di testosterone o estrogeni, dirigono la formazione di tutti gli altri caratteri sessuali, dagli organi genitali alla crescita dei peli. Tutto questo complicato processo dipende dall'attivazione di due complessi circuiti di geni a cascata, sia nel caso del maschio che in quello della femmina. Variazioni nell'efficienza di questi circuiti, o veri e propri difetti, sono frequenti nella popolazione, e allora i cromosomi X e Y possono suggerire una cosa, ma di fatto l'anatomia sessuale afferma l'opposto. Ci sono individui in cui le cellule sono insensibili al testosterone e quindi che, anche se maschi dal punto di vista cromosomico, si sviluppano esternamente come femmine. Oppure altri che si sviluppano in maniera duplice». Il professor Giacca si affretta a precisare che non si tratta di «rare malattie genetiche», ma che «questi disordini dello sviluppo sessuale (Dsd, come vengono chiamati) coinvolgono più di 25 geni diversi e interessano in maniera più o meno sottile ben un individuo su 100, senza che vengano nella maggior parte dei casi riconosciuti». Giacca non aggiunge che la dicotomia genetica è un'eccezione, che non cambia un dato biologico inalterabile e che gli individui affetti da Dsd rimangono biologicamente uomo o donna. Nessuno nasce con un genere (concetto sociologico e psicologico), ognuno nasce con un sesso biologico come ben precisa Maurizio Genuardi, direttore dell'Istituto di medicina genomica dell'Università Cattolica di Roma e presidente della Sigu, la Società italiana di genetica umana. «Il sesso è un evento binario, non c'è alcun dubbio», dichiara. «Secondariamente ci possono essere degli errori genetici che determinano dei difetti nello sviluppo del differenziamento sessuale, nella formazione degli organi sessuali o nella produzione di ormoni o nella capacità dei tessuti di rispondere agli ormoni. Forse un giorno delle terapie geniche ci potranno aiutare a correggere questi errori, ma stiamo parlando di patologie rare, la frequenza è compresa tra 1 su 5.000 o 1 su 1 milione. E si parla di correggere patologie, non il sesso, perché anche in queste eccezioni gli individui rimangono sempre geneticamente o maschi o femmine. Tutto parte dal cromosoma che determina il sesso genetico dell'embrione: se c'è il cromosoma Y ci sviluppiamo come maschi, se non c'è ci sviluppiamo come femmine. Un terzo sesso non esiste», assicura il professor Genuardi. L'incidenza di errori genetici è in realtà dunque molto bassa, rispetto a quell'1 su 100 che si legge nell'articolo del direttore dell'Icgeb. Mauro Giacca riesce a creare ulteriore confusione nel lettore accennando a «un altro fenomeno ancora più sottile, chiamato microchimerismo, per il quale all'interno di un individuo di sesso maschile persistono per tutta la vita cellule femminili della madre, alcune delle quali formano anche alcuni dei neuroni del cervello. Quale sia la funzione di queste cellule rimane ancora misterioso», scrive sibillino il docente che conclude: «Insomma, con buona pace dei benpensanti, esiste certamente un'area di sovrapposizione tra maschi e femmine nella quale gli individui non riescono a definirsi in maniera precisa all'interno di precisi canoni binari». Il pamphlet ci ha risparmiati un elogio della bontà di chimica e chirurgia per adottare il sesso opposto. «Il microchimerismo è per certi versi un fenomeno naturale», interviene sempre in nostro aiuto Genuardi, «legato al fatto che queste cellule possono non essere state completamente eliminate, magari dopo una gravidanza gemellare ma sono tracce, con un influsso molto limitato». Per chi non conoscesse l'attività dell'Icgeb, si tratta di un'organizzazione internazionale, intergovernativa, che opera nel campo della genetica molecolare e delle biotecnologie, fondata nel 1987 e che dal 1994 opera come Centro autonomo nel Sistema comune delle Nazioni Unite. Nel 2014 il ministero degli Esteri scriveva: «È stato scelto un italiano, Mauro Giacca, alla guida del Centro internazionale per l'ingegneria genetica e le biotecnologie con sede a Trieste e articolazioni a Nuova Delhi e Città del Capo». Il centro, si ricorda, «è sostenuto da oltre 60 Paesi, tra cui l'Italia che è il principale finanziatore attraverso la Farnesina (10.169.961 di euro nel 2016, ndr) e sviluppa ricerche innovative in ambito biomedico, farmaceutico e ambientale, generando soluzioni ad alto contenuto tecnologico e promuovendo la formazione di eccellenza in questi settori». Una vera consolazione.
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