2024-09-04
Martin Mosebach: «La destra sovranista vince in Germania per gli sbagli su green e immigrazione»
Martin Mosebach (Getty Images)
Lo scrittore: «È l’eredità della Merkel. Il rifiuto di ammettere i problemi legati all’accoglienza crea rabbia e impotenza».Era annunciata, la vittoria dell’Afd (Alternative für Deutschland) alle elezioni regionali di domenica scorsa. Eppure i media tradizionali stanno mostrando sconcerto per l’avanzata del partito della destra sovranista tedesca, come fosse una sorpresa inaspettata. Analisi del tutto fuorviante secondo Martin Mosebach, uno dei principali autori di lingua tedesca al mondo, saggista noto per le sue prese di posizione di stampo conservatore, vicine alla tradizione della Chiesa cattolica: Mosebach attribuisce ad Angela Merkel la nascita e il successo di Afd.Come commenta il risultato delle elezioni regionali in Turingia e Sassonia? Il partito socialdemocratico tedesco Spd ha subìto una colossale batosta…«È stata una morte annunciata. È tanto che il governo avrebbe dovuto metterla in conto, invece hanno aspettato di esserne travolti, come fossero paralizzati, senza fare alcuno sforzo per impedirla: le loro briglie ideologiche impediscono qualsiasi movimento».In Turingia e Sassonia vivono 6 milioni di persone, su una popolazione totale di quasi 84 milioni di tedeschi: perché la vittoria di Afd in questi due Länder è stata definita «storica»?«Personalmente andrei cauto con l’uso della parola “storica”: il futuro ci dirà se questi cambiamenti avranno un seguito. A ogni modo, per Afd è stato un balzo in avanti. Non è più soltanto un partito di protesta: Afd potrebbe, insieme con la Cdu liberale, formare una maggioranza non di sinistra».Stando alle prime dichiarazioni, però, non ci sarà alcuna collaborazione con Afd: il «cordone sanitario» resiste, nonostante le intenzioni degli elettori siano chiare…«Questa è l’eredità politica che ci lascia Angela Merkel: è stata lei a impedire, all’epoca, ogni alleanza con Afd, partito nato - ironia della sorte - proprio in risposta alle sue politiche. Quando, qualche anno fa, il Parlamento della Turingia elesse un ministro-presidente liberale con il sostegno di Afd, la Merkel addirittura ordinò di ripetere le elezioni! La Cdu dovette scovare un ex comunista per assicurarsi quella poltrona. Oggi la storia si ripete: la Cdu unirà le forze con i partiti di estrema sinistra e continuerà la propria autodistruzione».Sahra Wagenknecht (leader dell’alleanza rossobruna Bündnis) ha dichiarato: «Ritenere sbagliate le posizioni dell’Afd, trattandole tutte come se fossero un tabù, ha contribuito a rafforzarla».«Molte posizioni di Wagenknecht sono sovrapponibili a quelle dell’Afd, soprattutto quelle sull’immigrazione, ma anche nella lotta alla “cultura” woke e alle politiche di genere. Inoltre, entrambi i partiti chiedono di accelerare i negoziati con Vladimir Putin».Il cancelliere Scholz dovrebbe dimettersi? I partiti di governo hanno incassato meno del 15% nei due Länder…«Se si andasse al voto, rischierebbero di perdere molti voti. Ma anche qualora Scholz venisse sostituito dal decisamente più popolare ministro della Difesa, Boris Pistorius, non cambierebbe nulla: gli antagonismi all’interno del governo hanno reso impossibile qualsiasi accordo tra loro, fin dall’inizio».I consensi in favore di Afd sono aumentati dopo la presa di posizione contro la presunta «emergenza climatica» e la corsa alle zero emissioni, che mina la solidità dell’industria tedesca…«L’Afd rappresenta la classe operaia, i piccoli gruppi originariamente elettori dell’Spd, poi dimenticati dalla sinistra. Il primo impatto delle sproporzionate leggi sul clima è stato sui lavoratori dell’industria: non solo temono di perdere il posto di lavoro, ma rischiano anche di non potersi permettere un biglietto aereo per partire in vacanza e, peggio ancora, di dover pagare bollette stratosferiche per riscaldare le loro case. Tutto ciò sulla base di ricerche “scientifiche” che si sospetta siano in primo luogo ideologiche. Su questi temi il governo ha perso il suo popolo: i partiti sono considerati arroganti e paternalistici». Il triplice omicidio di Solingen perpetrato da un richiedente asilo siriano ha profondamente turbato la Germania: quanto ha influito sui risultati delle regionali?«Questi omicidi hanno certamente contribuito a scuotere gli elettori, ma non è certo la prima volta che accade. È chiaro che la prima e più importante ragione dell’esito del voto è senza dubbio la questione migratoria. Il rifiuto dei partiti di governo di riconoscere questo problema è percepito come totalmente incomprensibile da tutta la Germania. Anche questa è un’eredità di Merkel, incapace di ammettere che la sua “cultura dell’accoglienza” era un errore enorme. Il governo attuale persiste testardamente su queste posizioni, generando impotenza e rabbia tra la gente».Quali sono gli altri temi della piattaforma politica di Afd che hanno sedotto maggiormente gli elettori tedeschi?«Innanzitutto le politiche del clima citate prima e le questioni culturali come le regole sull’identità di genere, che irritano i cittadini. C’è anche uno scetticismo generale contro “Bruxelles” e sfiducia nei confronti delle pericolose politiche economiche dell’Unione europea. Inoltre, gli elettori tedeschi sono ancora indignati per l’autoritarismo instaurato in pandemia. A ciò si aggiunge il fatto che i partiti di governo hanno aumentato la sfiducia istigando i media a sopprimere qualsiasi dubbio e a ostracizzare chiunque abbia un’opinione diversa, come fosse un “nemico costituzionale”. Il fatto che le proteste popolari non si siano esaurite dimostra che i tedeschi non sono così sottomessi e obbedienti come si dice».Quale speranza ha l’Afd di continuare la sua ascesa in vista delle elezioni del 2025, soprattutto rispetto alla Cdu, unico partito tradizionale che ancora resiste?«L’Afd continuerà a crescere finché i partiti al governo insisteranno sulle loro posizioni e non cambieranno le politiche migratorie. La scomunica dell’Afd continuerà, ma non intimorirà gli elettori. Nella Germania occidentale i consensi dell’Afd potrebbero essere considerevolmente più bassi, ma sufficienti a spingere gli altri partiti a forgiare inutili coalizioni di sinistra che porteranno alla stagnazione». Se Afd, che ha un terzo dei voti, è un partito «nazista», di fatto anche un terzo dei tedeschi sarebbe nazista…«Il paragone con i nazisti è completamente assurdo e antistorico. L’Afd non vuole istituire uno Stato militare né ha aspirazioni imperiali, che nell’Europa odierna e con i tedeschi di oggi sarebbero del tutto irrilevanti. Il rifiuto dell’immigrazione senza controllo da Paesi extraeuropei non ha nulla a che vedere con l’odio ideologico contro gli ebrei, che hanno vissuto in Germania per secoli e hanno contribuito con i loro talenti e il loro potere economico al bene comune. C’è, tuttavia, una certa tendenza all’interno dell’Afd nel dire che quei 12 anni di regime sotto Adolf Hitler “non sono stati del tutto negativi” e a sminuire i crimini tedeschi, paragonandoli a quelli di altre nazioni».Qual è oggi la posizione della Chiesa tedesca nei confronti di Afd? «La Chiesa cattolica e quella protestante sono schierate unilateralmente contro l’Afd: rifiutano qualsiasi blocco dell’immigrazione e puniscono i parrocchiani che lavorano per l’Afd».C’è qualche possibilità di mediazione? «Al momento ne dubito fortemente. Entrambe le Chiese sono d’accordo con il Papa, che respinge qualsiasi restrizione delle politiche migratorie. Tuttavia, la loro influenza è ormai quasi pari a zero: ogni anno centinaia di migliaia di persone abbandonano la Chiesa, anche per motivi politici».In linea generale, lei ritiene che ciò che rende Afd un partito politicamente isolato, anche in Europa, sia il registro comunicativo (ad esempio le recenti dichiarazioni sul nazismo) o i contenuti che porta avanti? A chi fa paura l’Afd?«In primo luogo l’Afd rappresenta un tipo di progresso che va in direzione contraria rispetto alla crescente integrazione europea degli ultimi decenni. Qualsiasi potere che promuova quest’integrazione guarda l’Afd con sospetto. Ma anche i partiti di destra dei nostri Paesi vicini potrebbero non gradire l’eventualità che la Germania si ritiri dall’Europa politica, almeno per ragioni finanziarie. Temo che molto rapidamente si vada verso uno stato di conflitto, come quello che precedette la prima guerra mondiale: le vecchie controversie sono soltanto sopite».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)