2024-01-07
Mario Somma: «Ogni capo Svevo è realizzato con telai unici al mondo»
Nel riquadro, Mario Somma
Il ceo della Somma&C che detiene il marchio: «Sono “fuoriserie” degli anni Cinquanta. Stiamo crescendo in Corea, Usa e Dubai».È talmente prezioso che l’originalità del capo resta impressa nella tessitura. Su ogni maglia vengono operati dei piccolissimi fori sul retro, in un numero che varia ogni volta in base alla misura: un autentico marchio di fabbrica che nonostante l’uso e l’eventuale perdita dell’etichetta garantisce che si sta tratta di un autentico Svevo. D’altronde l’arte della maglieria non nasce per caso e per Svevo è indissolubilmente legata alla storia della famiglia Somma, che nel secolo scorso trasformò il proprio talento manifatturiero in una vera e propria arte. Un’arte unica, capace di combinare artigianalità e innovazione in un processo estremamente avanzato che richiede almeno 24 fasi distinte per ogni capo, di cui oltre la metà effettuata a mano. «Pioniere di questa impresa fu Nicola Somma, abile commerciante di maglieria che nel 1892 arrivò nella città di Bari, occupando la centralissima via Abate Gimma con la sua visione carica di intuizione e determinazione», racconta Mario Somma (ceo di Somma&C e creative director del marchio Svevo) che con la sorella Vittoria (direttore produzione/prodotto della Somma&C) rappresenta la quarta generazione della famiglia. Come nasce Svevo? «Le origini risuonano nel nome stesso del brand, ispirato al famoso castello normanno-svevo di Bari, città dove Nicola avvia la propria catena di negozi di maglieria da uomo e da donna, inaugurando il lungo corso di un’impresa italiana che ancora oggi punta sui valori della qualità e dell’autenticità».Ma oggi il marchio non è più solo Bari. «Nel 1990, grazie all’iniziativa di Nico Somma, terza generazione, l’azienda si trasferisce a Fidenza, in provincia di Parma, in un maglificio storico risalente agli anni Cinquanta. Oggi l’azienda, detenuta per il 60% dal Gruppo Kiton, vanta un patrimonio di conoscenze artigianali d’eccellenza in materia di maglieria di lusso. Ogni capo è plasmato da un team di artigiani, maestri nell’antica arte della maglieria. Così, pur restando fedele alla sua estetica essenziale, un capo di Svevo diventa un capolavoro d’eccellenza, comfort e raffinatezza». Fibre nobili e naturali e altissimi livelli di qualità: è questa la differenza con altri marchi del lusso? «La prima fase della creazione consiste nell’ottimizzazione della qualità dei filati, ripassati all’interno di uno speciale macchinario che, attraverso lo scorrimento di dischi appositi, rilascia la quantità di cera necessaria e corrispondente al tocco e alla morbidezza desiderati. Il filo naturale è setacciato e raffinato per ottenere la massima delicatezza e leggerezza. In seguito ogni gomitolo è stoccato all’interno di un armadio-contenitore umidificante, dove la fibra naturale riposa per circa tre giorni acquisendo ulteriore elasticità e duttilità».Anche i telai utilizzati sono qualcosa di unico. «Rappresentano il nostro fiore all’occhiello, guidati costantemente dalle mani dell’uomo. La tessitura e rifinitura di ogni capo è realizzata con telai inglesi Bentley unici al mondo - Cotton 36 e 42 Gauges - risalenti agli anni Cinquanta. Originariamente adoperati per la produzione di calze, queste autentiche fuoriserie della manifattura sono state riprogrammate per la produzione della maglieria grazie all’integrazione di programmi computerizzati e sistemi tecnologici d’avanguardia. La maglia è, infine, sottoposta a particolari finissaggi in acqua e a secco, cui segue l’asciugatura all’interno di ambienti con aria filtrata e temperature regolate, e la stiratura in tre fasi distinte». Partecipate per la seconda volta al Pitti. Con quali novità? «La collezione invernale è per noi il core business dato che trattiamo principalmente cashmere, lana merinos finissima oltre a seta e cotone. Questa volta presentiamo il bomber “Circular-Eco Lamb” che evita gli sprechi e si inserisce nella catena dell’economia circolare, da tempo tra le eccellenze riconosciute all’Italia. Il bomber, in lana baby merinos con l’interno in pelo realizzato grazie al recupero dei pellami della filiera ovina italiana, è declinato in colorazione esclusivamente bianco-naturale, si sottrae all’alternativa dell’eco-pelliccia, i cui processi produttivi possono risultare inquinanti, e garantisce un prodotto al 100% realizzato con materiali naturali e riciclabili». Al primo Pitti fu la volta della Capsule Svevo 6TLK. Continuate con queste proposte? «Sì, sono stati capi rappresentativi, traspiranti, termoregolanti e antistress. 6TLK (acronimo di carbon tech luxury knitwear), significa un sottilissimo filo in carbonio, più sottile di un capello, che viene lavorato a maglia con il filato di cotone conferendo al capo una mano morbida e finissima, ad effetto lievemente mélange».Quali sono i vostri mercati di riferimento? «Paesi del Nord e dell’Est Europa, dove prediligono capi lussuosi con l’interno di pelo per un fattore climatico. Ora ci approcciamo agli Stati Uniti. Si è aggiunta la Corea ed è la terza stagione che lavoriamo con il grande gruppo di Dubai, Al Tayer, che distribuisce in tutto il Medio Oriente. Da segnalare pure lo sviluppo su Hong Kong con il gruppo The Swankh».