2023-07-03
Mariano Apicella: «Penso ogni giorno al Cavaliere. I processi? Colpa dell’invidia»
Parla lo chansonnier di Silvio Berlusconi: «Mi ascoltò in hotel, dopo la seconda canzone mi chiese di lavorare per lui. C’erano tante belle donne e mia moglie protestava...»Mariano Apicella, lo chansonnier di Berlusconi. Nomi associati per più di 20 anni. Non capita a tutti, che un’amicizia sia sancita per sentenza di un Tribunale italiano. Quello di Roma la ha assolta dall’accusa di corruzione legata alla falsa testimonianza nel processo Ruby ter perché tra lei e il Cavaliere intercorreva un rapporto personale di lunga data. «Che vuole che le dica, a me è capitata anche questa. Tra noi c’era affetto. Certo, ci lavoravo, con il “presidente” (lo chiamerà sempre così, nel corso dell’intervista, ndr), ma so che mi voleva bene e io altrettanto, se non di più».Che giorni sono, dopo la sua scomparsa?«Giorni vuoti. Non c’è giorno in cui non lo pensi almeno otto, nove volte al giorno. Ho passato 23 anni della mia vita con lui. L’ultima volta che ho suonato per lui era agosto dello scorso anno, in Sardegna, ma a Natale ci siamo sentiti per gli auguri…».Da dove mi risponde al telefono?«Da casa mia, nei Castelli romani». I giudici hanno passato sotto setaccio pure le sue abitazioni. Ci sono voluti 10 anni, per l’assoluzione.«Però poi la verità è venuta fuori: assolti perché il fatto non sussiste. Peccato che per l’assoluzione sia previsto solo qualche trafiletto nascosto sui giornali, mentre per le accuse…».Ne ha sofferto?«Guardi, io alle udienze non sono mai andato. Ci andava il mio avvocato e mi aggiornava. Ho sempre preferito così: se non ho fatto niente - ho sempre pensato - perché ci devo andare? Ho raccontato quel che ho visto, e basta. Sa che non so nemmeno dirle in che giorno o mese siamo stati assolti? Le cose brutte, per fortuna, io me le dimentico presto».E le cose belle?«Ah no, di quelle non dimentico nessun dettaglio».Per esempio?«Quando Berlusconi uscì dall’ascensore dell’hotel Vesuvio la prima volta che lo incontrai di persona aveva sulle spalle un pullover color turchese».Cosa le disse?«Aveva vinto le elezioni, era il 2001. Mancava solo il giuramento e doveva fare un comizio in piazza del Plebiscito. Il ristorante dell’albergo - ci lavoravo da 9 anni, forse 10, allora - era riservato ai suoi ospiti. C’era pure Fini, erano i tempi del Pdl. Ma scese per mangiare da solo, e mi venne incontro chiedendomi se sapevo che anche lui aveva fatto il mio mestiere».Chi non lo sapeva…«E infatti glielo dissi subito. Mi domandò se avrei fatto sentire qualcosa vicino al loro tavolo, e già dopo la seconda canzone mi chiese di andare in un salottino appartato: su quei divanetti mi offrì di lavorare per lui, per intonare canzoni a cene politiche e non solo. Accettai subito».Bastò una stretta di mano?«Con lui era così, valeva la parola e mai se la rimangiava. Ci teneva molto, a questo. Poi ho firmato dei contratti e ne ho ancora uno in essere con Mediaset, ma è in scadenza».Preoccupato?«Un bel po’, a esser sincero. Volessero rinnovarlo, sarebbe una buona notizia. Perché per noi musicisti sono tempi duri».Nel 2001 tutto ebbe inizio. Ci spiega come erano gli accordi? Lavorava per lui in esclusiva?«Lavoravo principalmente per lui, ma negli anni mi è capitato di partecipare anche ad altri eventi e il presidente non mi ha mai ostacolato. Diciamo che aver suonato e cantato così tanto con Berlusconi ha fatto sì che altri preferissero poi non chiamarmi… ma non importa».Quando lui la richiedeva, lei andava.«Sì, negli ultimi anni specialmente tra la Sardegna e Milano». Viaggiava con i suoi aerei privati?«Mi è capitato di volare con lui quando frequentava molto Roma, ma negli ultimi anni viaggiavo con aerei di linea o treni, come tutti insomma».Se l’è presa che non hanno chiamato lei a cantare anche alla cerimonia di nozze simboliche con Marta Fascina?«Ma si immagini se il presidente non mi avrebbe invitato. Ero lì, invece. Ad Arcore. Ci sono stato più di 40 giorni».Come mai così tanto?«Dovevo cantare alla cerimonia, ma mi sono ammalato di Covid ed è andata a finire che non ho visto nessuno, in attesa di guarigione, amareggiatissimo. Anche Berlusconi lo era, lo ha detto anche ai suoi ospiti quel giorno».Come ha fatto a conquistare l’uomo più potente d’Italia in pochi minuti?«Amava il genere classico napoletano, era il suo preferito. Mi chiese se conoscessi una canzone del ’700 ma molto bella, la “Tarantella”».E lei la sapeva.«A memoria, certo. Si stupì quando gli dissi che senza leggere niente ricordavo almeno mille canzoni. “Questo è un computer”, commentò con i suoi ospiti».Andavate d’accordo anche sulle idee politiche?«Il presidente era consapevole che la politica non mi è mai interessata granché. Però anche prima di conoscerlo votavo per lui, perché mi piaceva la sua simpatia, la sua eleganza, la sua intelligenza. Le caratteristiche di una persona che piacciono a me. Quando l’ho conosciuto, l’ho stimato ancora di più».Di politici lei ne ha visti tanti.«Occasionalmente, sì, certo. Chi è restato, e anche chi se ne è andato sputando nel piatto in cui ha mangiato». I più simpatici invitati a cena?«Molti. Buttiglione o Umberto Bossi, per esempio». Bossi che cantava canzoni napoletane?«Ah no, con lui si cantavano canzoni milanesi. Abbassa la tua radio di Giovanni d’Anzi, per esempio. Ma lei mi sa che è troppo giovane per ricordarsela».Putin l’ha mai incontrato?«Ho suonato anche per lui, sì: gli cantai la canzone popolare russa Oci ciornie, era contentissimo. Al tavolo c’erano anche Tony Renis e la moglie, e Andrea Bocelli. Che non voleva cantare, ma poi lo abbiamo convinto e l’ho accompagnato alla chitarra per una bellissima Santa Lucia luntana».Che ricordi ha del presidente della Russia?«Era simpatico, ma sulle sue. Non l’ho mai sentito ridere, di quelle risate belle, aperte. Sorrideva, ma da un suo piedistallo». È così che misura le persone? Dalle risate?«Sono importanti, sì. Di politici spassosi ne ho visti tanti. Aznar, per esempio. O Bush, una volta a Villa Madama. Ricordo Tony Blair che suonava la chitarra e la moglie cantava: simpatici, davvero».E quelli più antipatici?«Ah no, questi mi guardo bene dal dirglieli».Con Berlusconi ha anche scritto canzoni, un vostro repertorio.«A volte componevamo insieme, altre io musicavo i suoi testi… ne abbiamo fatto 5 cd, e sono passati anche in tv in molte trasmissioni».Tema preferito dell’ex premier per un testo di canzone?«L’amore, sempre l’amore».La sua famiglia l’ha conosciuta da vicino. In questi giorni i retroscena sul futuro, sulle aziende e sull’eredità…«Le dirò solo quel che so: è una famiglia molto unita, di persone per bene. Barbara, Eleonora e Luigi li conosco da quando erano ragazzini. Ma nelle cose di famiglia io non mi permetto di metterci becco, voglio bene a tutti loro e auguro a ciascuno il meglio».Cantavano con lei?«Sono tutti appassionati di musica. Anche i loro figli, alcuni sono davvero molto portati. Come quelli della signora Marina, o di Piersilvio, ma pure di Barbara: hanno un qualcosa di musicale dentro».Anche Marta Fascina canta?«No, lei no, non canta».Simpatia a parte, i più intonati a tavola tra gli ospiti di Berlusconi?«Matteo Salvini è uno che se la cava bene. Ha una passione per i cantautori italiani. Modugno, ma De André in particolare. Ricordo una bellissima serata in Sardegna a fare le ore piccole cantando».Anche Ruby Rubacuori era intonata?«Ma guardi che non ero mica amico di tutti, nelle serate. E come ho detto ai giudici, io Ruby ho saputo che volto avesse solo dai giornali. Non l’ho mai vista nelle serate».Che impressione ebbe da Berlusconi su quello scandalo? «Era amareggiato, e lo credo bene. Infatti è finito tutto in una bolla di sapone. Non è una cosa bella essere infangati senza aver fatto niente. C’è chi può imputare una persona di quel che gli pare, poi però bisogna vedere se è vero, non le pare?».Perché lo fecero? Lei che idea si è fatto?«Il motivo principale sono certo fu l’invidia. Il presidente raggiunse obiettivi sensazionali. Nelle scorse settimane ho visto ricostruire le poche cose che non gli sono andate bene. Quelle in cui è riuscito, però, sono molte di più».Circondato, anche, da belle donne.«A parte che le donne sono tutte belle, specialmente al giorno d’oggi… sì, di belle donne ne ho viste, ci mancherebbe».Chissà sua moglie…«Eh, insomma, come tutte le donne qualcosa ha detto, negli anni. È normale, no? Anzi, se non fosse gelosa io penso sarebbe inutile stare insieme».Avete figli?«Due, ormai adulti. Uno ha 35 anni, la figliola 29». Hanno seguito le orme del padre nell’essere artisti?«No, e sono molto contento di questo. Perché è un lavoro duro, il mio».Con la moglie un matrimonio che dura da…«Trentacinque anni. È di nazionalità coreana: la conobbi quando lavoravo in un hotel di proprietà svizzera con un ristorante italiano in Corea. Si chiamava “Il cavaliere”, manco a farlo apposta».
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)