2023-10-10
I fondi lo ammettono: aspettano il crollo dei prezzi per soffiarci casa
Nel riquadro, Marcus Eilers (IStock)
Il capo di M&G Real estate Marcus Eilers: «I valori non sono ancora scesi abbastanza». Ma presto partirà il banchetto per realizzare complessi edilizi da dare in affitto. Complici le norme green, su cui nell’Ue si negozierà giovedì. Mentre i giovani ecologisti scendono in piazza, credendo che le loro proteste servano a ottenere un mondo migliore, il mondo verde che qualcuno sta preparando per loro promette decrescita e impoverimento. Per rendersene conto, bastava sfogliare Il Sole 24 Ore di ieri. Sul quotidiano di Confindustria, campeggiavano le dichiarazioni di Marcus Eilers, «head of European residential di M&G Real estate». Sfrondati gli anglicismi, si tratta semplicemente del responsabile degli investimenti nel Vecchio continente di un grande fondo immobiliare. Il quale lamenta: «In Italia l’obiettivo resta sempre quello di comprare casa», mentre «il mercato dell’affitto» viene vissuto «come una necessità». Un pallino, questo di essere proprietari di un immobile, che le forze della modernità sono alacremente impegnate a estirpare. In che modo? Proponendoci di campare da eterni fuori sede. Grazie a un esercito di «ex studenti che hanno vissuto negli studentati e che, da giovani lavoratori o costruendosi una famiglia, vorranno replicare i pregi di un modello abitativo che hanno potuto conoscere». Precari e contenti.L’obiettivo strategico è realizzare grandi complessi residenziali, dotati di portinerie, servizi comuni, domotica, da offrire in locazione a quelle schiere di nostalgici della camerata. Ovviamente, il tutto gestito da «operatori professionali». Leggi: da chi ci ha messo i soldi e trasforma il meccanismo in un’attività lucrativa. All’estero, sono soluzioni note con l’etichetta di multifamily; da noi si parla di build to rent. Al netto del nome, la sostanza è la stessa: proprietà immobiliare appannaggio del grande capitale.Inventare nuovi modelli di business è legittimo, fintantoché non si briga per sgombrare il campo da quelli concorrenti. È qua che casca l’asino: il progetto per frantumare la vituperata «tradizione» cui siamo «ancorati», ossia la bizzarra fissa per l’acquisto di un appartamento, implica una gabola fastidiosa: indurci a smammare da casa, i cui costi di gestione saranno presto insostenibili, e provocare un crollo dei valori. Così, per i fondi, il banchetto sarà conveniente. Il visionario Eilers è esplicito: al Sole, spiega che M&G rimane «in una fase attendista», ovvero non ha impegnato somme nello Stivale, «perché i prezzi non sono calati abbastanza da assicurare dividendi del 3% e yield del 5-7% sul living di fascia alta». Tradotto a beneficio di noi italiani medi, ancorati alle tradizioni: il mercato non è depresso al punto da assicurare, a chi punta a rastrellare terreni, sufficienti remunerazioni. Sia chiaro: abbiamo a che fare con pezzi da novanta. M&G Real estate gestisce asset per 40 miliardi e ha 600 milioni in caldo per il fondo European living property. Le cifre sono da capogiro, il gergo tecnico è da iniziati, però il programma in sé è elementare: comprare a poco, rivendere a tanto. E con ciò veniamo alla politica. Gli investitori, ingolositi dalla «domanda insoddisfatta» di abitazioni prestigiose in affitto (il «living di fascia alta»), hanno un alleato prezioso: la direttiva europea sulle case green. Dopodomani si svolgerà una riunione cruciale del trilogo, la sede in cui negoziano Parlamento Ue, Commissione e Consiglio. La trattativa partirà in tarda serata e andrà avanti a oltranza, finché non sarà raggiunto un accordo. L’Aula insiste per licenziare repentinamente le norme, che prevedono l’obbligo di adeguamento energetico degli edifici. Anche l’esecutivo comunitario spinge ed è disposto a stanziare finanziamenti pubblici, visto che una buona quota di cittadini non sarebbe in grado di coprire il costo dei lavori. L’unico in grado di attutire la mazzata ecologista è l’organismo che raduna i capi di Stato dei Paesi membri. Il nostro governo gioca una partita delicatissima, poiché, come ha segnalato Confedilizia, si sta provando a reintrodurre nel testo di legge un sistema sanzionatorio: «L’intento» degli eurotalebani ambientalisti, ha denunciato il presidente dell’associazione di categoria, Giorgio Spaziani Testa, «è chiudere in fretta, per evitare il rischio che nuove maggioranze politiche possano, nella prossima legislatura europea, stravolgere l’impianto di questo come di altri provvedimenti compresi nel Green deal». La stretta manderebbe in picchiata il valore del patrimonio edilizio nostrano, complicando le compravendite e piazzando sul groppone delle famiglie pesanti incombenze economiche - senza contare che la Nadef, ha riesumato la riforma del catasto.Gli scenari all’orizzonte inquietano. Qualche settimana fa, sulla Verità, Sergio Giraldo aveva illustrato l’ideona di Assoimmobiliare. Non ce la fai a pagarti la ristrutturazione? Niente paura: casa tua, in centro città, la prendiamo noi. E te ne diamo una in permuta, magari in un bel ghetto di sradicati ecologici. Alla fine, il pianeta sarà più pulito? Può darsi. Ma la verità vera sul futuro sostenibile l’ha detta il noto slogan del World economic forum: non avrete nulla e sarete felici. È proprio un’offerta che non si può rifiutare…
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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