2023-04-25
Marconi, innovatore e imprenditore. Non era comunista: va dimenticato
Oggi il 149° dalla nascita. Da Taiwan per celebrare il genio della tecnologia, ma l’Italia...L’anno prossimo saranno 150. Oggi si celebrano i 149 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi. C’è da scommettere che anche stavolta dell’uomo che ha inventato il radio telegrafo, la figura del marconista e ha posto le basi per la nascita della radio, della televisione, dei radar si parlerà ben poco. Stamattina a Sasso Marconi, nella villa che fu la residenza di Marconi, arriverà a celebrarlo persino Hiroshi Iwai, rappresentante del dipartimento dei semiconduttori della Nycu, università di Taiwan, simbolo dell’avanguardia tecnologica. L’apice della ricerca del ventunesimo secolo che si inchina al genio del diciannovesimo. Che si inchina alla più grande figura di innovatore italiano che ha saputo al tempo stesso unire la visione alle capacità imprenditoriali. Marconi ha saputo aprire strade nuove, percorrerle e fare soldi. Marconi ha saputo creare ricchezza. Un binomio che l’Italia non gli ha mai perdonato dopo la guerra, perché Marconi non era comunista e non era di sinistra. Spieghiamoci meglio. Figure come le sue, che vogliono costruire e innovare, tendono sempre a legarsi agli imperi. Prima, quello inglese, poi la vicinanza con gli Stati Uniti e negli ultimi 15 anni di vita con il fascismo di Benito Mussolini. Quando l’inventore delle tlc morì nel 1937 ricevette gli onori dei funerali di Stato alla presenza di 500.000 persone e del Duce. Ma in molti non sanno che le stazioni radio di tutto il mondo si misero in stand by per ben due minuti. Un gesto spontaneo che sta a indicare il riconoscimento per la passione. Certo, la sua adesione al fascismo è stata controversa. Era senatore del Regno già nel 1914 e rimase sullo scranno fino al giorno della morte. Numerose sono le affermazioni pubbliche del Duce che ancor più di Paolo Boselli lo celebrava come esponente del tricolore in giro per il mondo. Altrettante quelle di Marconi a favore dell’Impero e delle colonie. Ma, secondo molti storici, i rapporti tra i due non erano per nulla idilliaci. Ad esempio, Marconi cercò di convincere il Duce a non scontrarsi con la Gran Bretagna. Non solo per gli interessi personali e di business (già decenni prima a Londra aveva fondato la Marconi wireless telegraph company), ma anche perché aveva compreso che la ricchezza e la prosperità stavano da quella parte. Per certi versi, l’inventore è stato tra i primi atlantisti. In senso letterale. Non solo aveva collegato Bari a Bar, unendo l’Adriatico. Ma convinto che le onde seguissero la curvatura della terra concentrò i propri sforzi per unire l’Europa agli Stati Uniti. Ed è stato l’uso concreto del radio soccorso nel 1909 (furono salvati 1.700 passeggeri di un piroscafo Usa) che gli valse il premio Nobel. Un premio che dovette dividere con il fisico tedesco Carl Braun. Il secondo era garante degli interessi tedeschi e di metà finanza Uk. Allora come oggi la tecnologia è sviluppo industriale e pure militare. A volte anche nell’ordine inverso. Marconi ha insegnato a questo Paese che si può e si deve essere all’avanguardia per contare nel mondo e al tempo tesso per tutelare i propri confini commerciali e le proprie tratte. Peccato cancellare tutti questi insegnamenti dietro la vecchie e inutile polemiche del fascismo. Oggi sarebbe bene festeggiare Marconi a reti unificate e fare in modo che nonostante decenni di scuola sinistra si smetta di coprire la sua figura con ideologia impolverata.
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)
Francesca Albanese (Ansa)