2022-04-08
Marattin ruba la palla per salvare il governo
Luigi Marattin (Imagoeconomica)
Il renziano, proiettato verso la carriera universitaria e allineato con Francesco Giavazzi, ha fermato la seduta notturna impedendo di votare la proposta di togliere l’Imu a terremotati e vittime dei morosi. Così alla Camera arriverà la legge delega voluta dal premier.Era il primo marzo quando si è tenuta una strana riunione di maggioranza. All’ordine del giorno c’era la delega per la riforma fiscale. A presiedere legittimamente, nonostante per prassi tocchi al Mef, c’era Luigi Marattin, esponente di Italia viva e presidente della commissione Finanze alla Camera. Ospite, desiderato da pochi, Francesco Giavazzi. A storcere il naso per la presenza del commissario di Palazzo Chigi non solo i partiti di centrodestra che hanno visto la mossa come una indebita intromissione, ma anche più di una figura targata ministero dell’Economia. Da allora il triangolo Marattin-Giavazzi-Mef è praticamente un circuito elettrico. D’altronde le competenze tecniche sulla riforma competono a Via XX settembre non certo a un consigliere di Mario Draghi, mentre i colleghi della Camera osservano la vicinanza tra l’esponente di Iv e l’ex editorialista del Corriere come una speranza del primo di affacciarsi in futuro alla carriera accademica. Alcuni maligni hanno visto l’ideologia giavazziana anche dietro la scelta di Marattin di dimettersi dalla commissione Banche con l’intento (legittimo) di disinnescare l’audizione di Philippe Donnet su input della grillina Carla Ruocco. È con tutto questo malessere che si è arrivati alla rissa di mercoledì sera e alla mancata votazione degli emendamenti all’articolo sette del testo. A fare il giro del Web sono state le immagini di Alessio Villarosa (M5s) e di Marco Osnato (Fdi) che circondando Marattin alzano la voce e gettano per terra microfoni e fogli. Una scena che poteva essere evitata, ma che non intacca minimamente la gravità di quanto accaduto durante la seduta. A quanto risulta alla Verità Lega e Fratelli d’Italia trovano l’accordo per partire dall’articolo sei e arrivare alla votazione di un emendamento (il numero 7.15) relativo all’articolo sette avendo un membro di commissione in più. Nei precedenti voti gli schieramenti hanno pareggiato 23 a 23. Con l’arrivo di Leonardo Tarantino lo schieramento di centrodestra raggiunge le 14 unità. A quel punto si deve votare l’emendamento più delicato della serata, quello che permette di azzerare l’Imu sugli immobili inagibili (per esempio terremotati) oppure occupati illegalmente. Lega, Fdi e Forza Italia hanno tutti i numeri per opporsi alla linea di governo a meno che lo stesso Marattin si schieri dall’altra parte consentendo alla maggioranza di non andare sotto ma al tempo stesso certificando che Pd, 5 stelle e Iv vogliono far pagare l’Imu ai terremotati e a quei cittadini che lo Stato non riesce a proteggere dalla violenza dei cattivi pagatori. Il presidente di Iv capisce inoltre che potrebbe esserci anche il rischio di andare sotto nel caso in cui qualche esponente grillino voti con la Lega. Da qui nasce l’interruzione del voto. E l’avvio della rissa verbale. È prassi che il presidente sia super partes. Evidentemente non è stato così in questa occasione. Si è aperta una strada di incertezza. O si andrà avanti senza relatore oppure i capigruppo decideranno di far saltare l’appuntamento del 19 aprile quando sarebbe previsto l’appuntamento d’Aula per il voto. Restano una serie di interrogativi di fondo. Con chi il presidente di Iv ha concordato la mossa? Dalle parti del Mef scommettono con Giavazzi. D’altronde sono lontani i tempi degli abbracci con Maria Elena Boschi che aveva festeggiato la nomina di Marattin e l’incarico sulla poltrona più alta della commissione, come raccontano i presenti, con grande vicinanza. D’altronde nel giugno del 2020, a metà legislatura, il partito di Matteo Renzi nel cambio delle presidenze di commissione aveva chiesto di ottenere una rappresentanza istituzionale «proporzionata» rispetto a quella di Pd e M5s. La Sanità andò ad Annamaria Parente e le Finanze appunto a Marattin. Lo scorso gennaio, con l’arrivo del governo Draghi, Italia viva si è guardata bene dal lasciare le due commissioni. Non che sia previsto un cambio ma l’attaccamento in questo caso si spiega anche per la centralità del ruolo. Iv sa di poter essere centrale sulla gestione delle norme Covid, dei ristori e sulla riforma del fisco. Siamo arrivati esattamente a ciò che Renzi aveva previsto poco più di un anno fa. Non è difficile immaginare che dietro la mossa di mercoledì sera ci sia un importante dividendo politico. Non sappiamo chi lo incasserà. D’altronde al momento nessuno sa se Draghi metterà la fiducia sul disegno di legge oppure se nell’incontro previsto settimana prossima proverà a trovare con il centrodestra un punto di caduta con il solo obiettivo di garantirsi la riforma del catasto ed evitare assalti successivi in Aula. Una forza dovuta anche al fatto che sull’emendamento Imu (articolo 7) il testo redatto dal governo non è finito emendato e la maggioranza non è andata sotto.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)