Le opposizioni insistono sulla «partita di giro», ma gli istituti perdono subito 3,5 miliardi di sgravi. Tra due anni la verifica.Tecnicamente non è una tassa ma «un accordo» come lo definisce il vicepremier Antonio Tajani che, su questo fronte ha sempre tenuto una linea molto prudente a costo di scontrarsi con Matteo Salvini. Stiamo parlando del contributo che il sistema bancario è stato chiamato a pagare con la manovra 2025. Si tratta di un anticipo da 3,5 miliardi per i prossimi due anni senza prelievi o riflessi sul patrimonio. In sostanza verranno congelate le quote non dedotte (Dta) che permettono agli istituti di credito di abbassare il carico fiscale. Con questa modifica le banche pagheranno più tasse sugli utili d’esercizio. Una soluzione che «fa il bene della nostra economia e fa entrare soldi nel bilancio ma non spaventa i mercati e non crea problemi» dice Tajani «Un’operazione fatta con il buon senso». Una impostazione gradita anche ai mercati. L’indice generale di Milano sale dell’1% superando la soglia dei 35.000 punti (a quota 35.038) grazie proprio al rialzo dei titoli del credito che a Piazza Affari hanno un peso specifico rilevante. Non a caso l’indice di settore guadagna l’1,18% a quota 20.856 punti, mai così in alto negli ultimi cinque anni. Ma la vera sorpresa è rappresentata dallo spread crollato a 119 punti. Si tratta del livello più basso dal 2022 a conferma che non solo la finanza italiana ma anche quella internazionale apprezza la manovra. Dichiarano gli esperti dell’agenzia S&P, che, con i loro giudizi sul rating non sono mai stati molto teneri con l’Italia. «L’intervento del governo ci conferma che le istituzioni finanziarie sono altamente redditizie, ben capitalizzate e liquide». Un riferimento cui guardano i governi di tutta Europa.«I dati sul 2024 sono considerati con favore da tutti gli osservatori» commenta il ministro Giorgetti. «I dati sulla spread ci confortano. Abbiamo creato le condizioni di finanza pubblica per ridurre le tasse ai redditi medio bassi e abbiamo reso la misura strutturale».La sinistra però non ci sta. Dice Francesco Boccia, capogruppo del Pd in Senato «La manovra è scritta sull’acqua: vale 30 miliardi, ma soltanto 15 sono coperti da extra-deficit. Il contributo delle banche è un imbroglio, un anticipo di cassa che andrà restituito nel 2027»Per capire la critica bisogna dare un passo indietro. Secondo l’impostazione della legge di bilancio, la maggior parte del contributo, concordato tra il Mef e l’Abi (la Confindustria del credito), è strutturato come un anticipo di liquidità al governo tramite la sospensione delle deduzioni sulle Dta per il 2025 e il 2026. Nel 2027 tutta l’impostazione andrà rivista. Sul tavolo ci sono diverse possibilità per ripristinare il vecchio sistema. Giorgetti fa sapere che le decisioni saranno prese in base alle condizioni generali del Paese. Se la situazione dovesse migliorare non sono da escludere interventi per consentire alle banche di recuperare in tutto o in parte le agevolazioni fiscali cui hanno dovuto rinunciare. Se invece lo stato di salute del bilancio pubblico dovesse essere fragile è certo che il Mef tratterrà i 3,5 miliardi della posta in gioco.Per la casa d’affari Intermonte, «la strutturazione di questo tipo di contributo è positiva per le banche, perché non va a impattare il conto economico, come previsto l’anno scorso. Non c’è quindi rischio di riduzione o riflessi sulle remunerazioni, essendo il tema semplicemente di cassa e non a livello di utile». Le maggiori banche italiane, secondo le tabelle del report, hanno circa 31,7 miliardi di Dta complessive. Per gli analisti di Mediobanca «la misura non conferma alcuna tassa bancaria sugli extraprofitti, proprio mentre i tassi di interesse iniziano a scendere, ma piuttosto una misura di liquidità, in linea con la proposta iniziale dell'associazione bancaria italiana, che riteniamo sostenibile per il settore».In effetti la situazione è molto diversa dalla precedente. Un anno fa si parlava di una tassa sugli extraprofitti. Una definizione priva di senso: non esistono gli extraprofitti ma solo i profitti (quando le cose vanno bene) o le perdite (quando vanno male). L’impostazione era stata sbagliata e infatti, il Tesoro non aveva portato a casa neanche un centesimo. Anzi aveva costruito un meccanismo che aveva consentito alle banche di irrobustire il loro patrimonio. Quello che doveva essere una penalità si era trasformata in un vantaggio. Questa volta l’approccio è cambiato questo ha consentito allo Stato di portare a casa 3,5 miliardi. Fra due anni si vedrà se e come ripristinare il quadro delle Dta. Sono invece definitivi gli incassi ottenuti dalle compagnie d’assicurazione. Si tratta infatti di anticipare le imposte che vengono pagate alla scadenza delle polizze d’investimento (Unit Linked e simili). Detto questo si può sempre sperare che nel percorso parlamentare qualche modifica all’impianto della manovra possa essere fatto. Per esempio la fiscalità che pesa sulla casa. Le detrazioni sugli interventi edilizi (a prescindere dalla fine del Superbonus) sono stati drasticamente tagliati e per ottenerli sono stati introdotti complicazioni burocratiche. Inoltre è stata anche rivista l’agevolazione sui mutui prima casa che rappresenta una novità non certo gradita.
Murale commemorativo in memoria di Charlie Kirk (Ansa)
L’attivista è stato un esempio a livello culturale: non mollava sui temi etici, non aveva alcun timore, era preparatissimo, dialogava con tutti, non pativa alcuna sudditanza. Cose che qui a volte mancano.
Roberto Saviano (Ansa)
I media continuano a grondare odio. Michele Serra: «Le vittime non sono tutte uguali». Nessuna pietà dal giornale dei vescovi. Fdi contesta Corrado Formigli: «In tv ha ignorato la vicenda».
Donald Trump (Ansa)
Il presidente Usa confida a Fox News di non essere riuscito a guardare il video del delitto. Poi chiarisce: «È un episodio isolato». Il governatore dello Utah, Cox: «Siamo a un punto di svolta della storia».
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
Finita la caccia al killer dell’attivista Usa: è un ragazzo di 22 anni, convinto dal padre a consegnarsi. Sui bossoli inutilizzati le scritte: «Fascista, prendi questo!» e il ritornello del canto.