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2024-10-24
Ecco come cambiano le detrazioni sulla casa
Alla fine il testo della manovra è arrivato in Aula. Ha ricevuto la bollinatura e sebbene con un giorno di ritardo si piazza tra i record delle tempistiche di un governo. Almeno negli ultimi 15 anni. Si tratta di un perimetro di 30 miliardi con un importante taglio al deficit e due grandi focus. L’attenzione ai lavoratori con un taglio del cuneo che agevola chi incassa meno di 40.000 euro lordi all’anno e coinvolge circa 1,3 milioni di dipendenti in più rispetto agli anni scorsi. Altro pilastro sono la famiglia e la natalità. Qui l’esecutivo ha messo 1,5 miliardi di euro. C’è il bonus bebè confermato e una serie di agevolazioni, ovviamente correlate all’Isee del contribuente. Le pensioni minime anche se solo del 2,2% sono state alzate e ci sono fondi per agevolare chi si ferma al lavoro e non va in pensione.
Questa manovra ha dunque due aspetti molto positivi e uno che ci porta a una prece per quella che un tempo si chiamava borghesia. Il primo elemento positivo è l’attenzione alla famiglia e al lavoro. L’Italia ne ha certo bisogno nella speranza di scongiurare un poco la tremenda deriva della denatalità. Il secondo elemento tocca la componente tecnica della finanza pubblica. L’approccio draghiano che Giancarlo Giorgetti sta portando avanti sembra essere molto apprezzato dai mercati. E c’è da scommettere che lo sarà pure da Bruxelles. Meno debito, meno deficit, rating in miglioramento e grande attenzione ai nostri titoli di Stato. Quanto è successo ieri, ad esempio, è una rarità per l’Italia.
A fronte di una offerta di 13 miliardi di Btp, la domanda è arrivata a 200. Ben 15 volte tanto. La corsa? Dovuto all’immagine che i fondi e le agenzie Usa stanno dipingendo del nostro Paese. Certo, alla finanza internazionale interessa il ritorno sugli investimenti e sapere che il governo è stabile. Un discorso diverso è invece la discrasia del mercato interno. I consumi che non salgono e gli stipendi al palo alla pari della produttività. L’export che traina il Pil e l’avanzo di bilancio compensano però in modo disarticolato il settore industriale che soffre. Non è un caso se il Paese sta assistendo a una apparente schizofrenia giuslavoristica. Mentre sale il numero degli occupati, aumenta anche il numero delle ore di cassa integrazione. Il manifatturiero ne fa ampio uso. Investe meno in nuove tecnologie e usa la forza lavoro come ammortizzatore. Qui ci si riallaccia alla questione del cuneo fiscale. Mentre resta aperta un’altra questione quella dei consumi interni. La manovra appena bollinata infatti colpisce tagliando le detrazioni e le deduzioni chi guadagna più di 75.000 euro all’anno.
Nel dettaglio il testo recita: «Per i soggetti con reddito complessivo superiore a 75.000 euro gli oneri e le spese per i quali è prevista una detrazione dall’imposta lorda, dal presente testo unico o da altre disposizioni normative, considerati complessivamente, sono ammessi in detrazione fino a un ammontare calcolato moltiplicando l’importo base determinato ai sensi del comma 2 in corrispondenza del reddito complessivo del contribuente per il coefficiente indicato nel comma 3 in corrispondenza del numero di figli, compresi i figli nati fuori del matrimonio riconosciuti, adottivi, affidati o affiliati, presenti nel nucleo familiare del contribuente». Tradotto, la cifra più alta ammessa in detrazione sarà 14.000 euro. Solo 8.000 per chi ha un reddito superiore ai 100.000 euro. «Sono escluse dal computo dell’ammontare complessivo: le spese sanitarie detraibili; gli oneri detraibili sostenuti in dipendenza di prestiti o mutui contratti fino al 31 dicembre 2024, nonché le rate delle spese detraibili sostenute fino al 31 dicembre 2024», prosegue l’articolo appena approdato in Aula. Ma a stupire (anche se le parole di Giorgetti sulla casa sono state sempre critiche) è l’altra fetta di detrazioni che man mano si vanno riducendo colpendo il bene primario degli italiani: la casa. L’articolo 8 della manovra insiste infatti sulle detrazioni innalzando alcune voci al 50% ma solo per il 2025 e abbassando altre voci al 36% per gli anni successivi. Si introduce un tetto a 96.000 euro di lavori e alcune valutazioni saranno da ricalcolare rispetto alle spese del 2023. Insomma, si scivola sulla solita mania della retroattività. A farne le spese sono anche i lavori riguardanti l’efficientamento energetico e il miglioramento sismico degli edifici.
Il quadro che emerge è quello di un marcato ridimensionamento di un sistema di incentivi, in atto da più di un quarto di secolo, che ha visto negli anni il sostegno trasversale di tutte le forze politiche in risposta a esigenze di interesse generale: contrasto al sommerso, maggiore sicurezza, tutela dell’ambiente. Sembra che siamo di fronte a una svolta fiscale importante. Apre a un ultimo interrogativo. Il governo ha due anni di tempo per ottemperare alle normative Ue sulla casa green. Pensare di andare dietro a Bruxelles e tagliare gli incentivi sarebbe un doppio salasso. Mortale.
Nei ministeri tagli per 1,5 miliardi Lotto, arriva la quarta estrazione
Dovranno stringere la cinghia i ministeri e la Rai. Il giro di vite era nell’aria ma c’è chi sperava fino alla fine di farla franca. Nel testo della legge di bilancio che ora passa alla discussione del Parlamento è prevista la spending review, cioè la revisione della spesa, per il periodo 2025-2027, che prevede a valere sulle amministrazioni centrali un risparmio di spesa per 300 milioni per il 2025, 500 milioni per il 2026 e 700 milioni a decorrere dal 2027. Gli obiettivi di risparmio sono ripartiti tra i ministeri in base al ddl Bilancio, ma è prevista la possibilità di rimodularli in termini di competenza e di cassa anche tra programmi diversi nell’ambito degli stati di previsione della spesa, su proposta dei ministri. Quindi i tagli saranno gestibili in modo flessibile dai singoli dicasteri.
Inoltre per potenziare il controllo della finanza pubblica negli enti statali, un rappresentante del ministero dell’Economia guidato da Giancarlo Giorgetti siederà nei collegi di revisione e sindacali. La norma si applicherà solo se il contributo a carico dello Stato è «significativo». Per il momento questo è stabilito a 100.000 euro l’anno in attesa di un dpcm entro marzo 2025. Intanto gli enti non potranno effettuare spese per l’acquisto di beni e servizi superiori a quelle del 2021-2022 e 2023.
Anche la Rai dovrà risparmiare. Nel 2025 le spese per il personale e per gli incarichi di consulenza non potranno superare il livello del 2023. mentre nel 2026 dovranno essere ridotte di almeno il 2% rispetto alla media di quelle sostenute nel triennio 2021-2023.
La manovra prevede la riduzione dei sussidi ambientali dannosi con la ridefinizione della base imponibile ai fini Irpef del reddito ritraibile dal veicolo aziendale concesso in uso al dipendente. Questi di solito sono tassati come fringe benefit secondo un criterio di determinazione forfettario e in relazione ai valori di emissione del veicolo. La nuova normativa premia i veicoli ibridi plug in e full electric.
Novità per il settore dei giochi. Dal 2025 ci sarà una quarta estrazione settimanale aggiuntiva, nella giornata di venerdì, del Lotto e del Superenalotto. Se tale estrazione ricorre in un giorno di festività riconosciuta agli effetti civili su tutto il territorio nazionale, sarà posticipata al primo giorno feriale successivo ovvero, in casi eccezionali, sarà anticipata al primo giorno feriale antecedente, con provvedimento dell’Agenzia delle dogane, garantendo la continuità progressiva dei concorsi. Il Fondo per le emergenze nazionali è incrementato di 50 milioni di euro annui a decorrere dal 2025. La relazione tecnica della manovra dà un’indicazione dell’entità importante del gettito atteso. «Se si confronta la raccolta del gioco attuale con quella di un periodo precedente l’introduzione della quarta estrazione si nota che l’aumento della raccolta settimanale è di circa 4,5 milioni di euro per il Lotto e di circa 3,1 milioni per il Superenalotto». Poi si legge che «si può ipotizzare un utile erariale incrementale annuale di 54 milioni per il Lotto e 51 milioni per il Superenalotto».
Mentre tutti sono chiamati a fare sacrifici, questo non vale per i parlamentari che non solo continuano a salvarsi da qualsiasi iniziativa di spending review, ma vedono addirittura aumentare le loro disponibilità. Il fondo per le iniziative parlamentari, il cosiddetto «tesoretto», è finanziato con 120 milioni nel 2025 che salgono a 200 milioni «a decorrere dal 2026». La giustificazione di tale elargizione, come riportato dal testo della manovra, è che serve «per far fronte a esigenze indifferibili che si manifestano nel corso della gestione».
La parola ora passa al Parlamento dove c’è da aspettarsi il solito «assalto alla diligenza» che preferibilmente si concentrerà sui tagli.
Il Fondo sanitario sale di 2,5 miliardi. Ma niente maxi piano di assunzioni
Luci e ombre nei 20 articoli dedicati alla Sanità previsti dalla legge di bilancio. Aumento contrattuale per il personale, incentivi per i giovani medici specializzandi, rifinanziamento delle tariffe ospedaliere aggiornate dopo ben 20 anni e «premi» per le Regioni che si mettono in regola con lo smaltimento delle liste d’attesa sono i pilastri portanti per questo settore della manovra. Manca però il piano triennale di maxi assunzioni, i 30.000 nuovi medici e infermieri fortemente reclamati dalle strutture e sui quali il ministro Orazio Schillaci si era speso particolarmente alla luce dell’aumento del fabbisogno negli ospedali per la forte ondata di prepensionamenti post Covid e la fuga dei giovani medici all’estero. Ma la coperta del bilancio è corta e, facendo una scala delle priorità, il Tesoro ha pensato di mettere più soldi nelle tasche del personale sanitario e gratificare con un aumento il lavoro svolto nei Pronto soccorso, prima trincea del servizio sanitario nazionale particolarmente sotto pressione.
Vediamo il dettaglio. Innanzitutto la conferma che le spese sanitarie (come quelle per i mutui per la casa) sono escluse dal tetto della revisione delle detrazioni. Nel testo si legge che «sono escluse dal computo dell’ammontare complessivo degli oneri e delle spese le spese sanitarie detraibili così come sono esclusi gli oneri sostenuti in dipendenza di prestiti o mutui contratti fino al 31 dicembre 2024».
Il Fondo per il servizio sanitario nazionale cresce nel 2025 per un importo pari a 1,302 miliardi (più il miliardo stanziato dalla manovra di bilancio dell’anno scorso), per poi salire a 5,078 miliardi per il 2026, a 5,780 miliardi per il 2027, a 6,663 miliardi per il 2028, a 7,725 miliardi per il 2029. I fondi andranno in parte ai rinnovi contrattuali del personale sanitario nazionale e del personale convenzionato e in parte per il «perseguimento degli obiettivi sanitari di carattere prioritario e di rilievo nazionale». A questa ultima voce sono destinati 928 milioni per il 2026, 478 milioni per il 2027 e 528 milioni annui a decorrere dal 2028.
In particolare, ai rinnovi contrattuali del periodo 2028-2030 andranno 883 milioni per il 2028, 1,94 miliardi per il 2029 e 3,11 miliardi a decidere dal 2030.
Aumenta l’indennità per chi lavora nei Pronto soccorso, sia medici sia infermieri, con lo stanziamento di 50 milioni lordi nel 2025 e nel 2026, nel limite di 15 milioni di euro per la dirigenza medica e 35 milioni per il personale. Dal 2026 si passa a 100 milioni di euro annui.
Sale anche una voce della busta paga di tutti i sanitari e cioè quella dell’indennità di specificità: per i medici crescerà di 50 milioni per il 2025 e di 327 milioni dal 2026, mentre per gli infermieri cresce di 35 milioni nel 2025 e 285 milioni a decorrere dal 2026, infine per gli altri operatori socio sanitari di 15 milioni nel 2025 e 150 milioni dal 2026.
Uno dei problemi maggiori del settore è la fuga dei giovani medici. Oltre quindi agli aumenti contrattuali, vengono incentivate le specializzazioni. La parte fissa del trattamento economico per gli specializzandi è aumentata del 5% (circa 100 euro) mentre per quelle branche che oggi vengono scelte meno la parte variabile crescerà del 50%. Si tratta tra le altre di medicina d’urgenza (quella del Pronto soccorso), radioterapia, chirurgia generica a geriatria, genetica medica e malattie infettive e tropicali, medicina nucleare, virologia, nefrologia e biometria. Gli attuali contratti di formazione per il primo e secondo anno passano da 25.000 euro l’anno a 26.135 e a 27.285 per le specializzazioni sopra indicate e i contratti per il terzo, quarto e quinto anno passano da 26.000 euro a 27.135, ovvero a 28.785 per quelle particolari branche.
Attenzione è riservata alle liste d’attesa. Nella manovra ci sono premialità per 50 milioni nel 2025 e 100 milioni dal 2026 in poi destinate alle Regioni che riusciranno a mettersi in regola sugli adempimenti per le liste d’attesa. Più risorse, pari a 110 milioni annui, a decorrere dal 2024 e di ulteriori 10 milioni dal 2025.
Aumenta il tetto di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie dalle strutture private accreditate che cresce di 0,5 punti nel 2025 (61,5 milioni) e un punto dal 2026 (123 milioni). Viene aggiornato il tariffario delle prestazioni ospedaliere dopo 20 anni (i cosiddetti Drg) stanziando 77 milioni nel 2025 e 1 miliardo a decorrere dal 2026 (350 milioni per la riabilitazione e 650 milioni per la parte ospedaliera). Si vincolano 50 milioni per l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza. E si finanzia anche il piano pandemico 2025-2028: 50 milioni nel 2025, 150 milioni per il 2026 e 300 milioni a decorrere dal 2027.
Ma per il sindacato le risorse nella manovra sono «briciole» e la risposta è la manifestazione e lo sciopero del 20 novembre. Anaao assomed, Cimo-Fesmed e Nursing up in una nota congiunta accusano il governo di «cambiare le carte in tavola rispetto a quanto proclamato mesi fa. Dall’aumento di 1,3 miliardi del Fondo sanitario nel 2025 distante dai 3,7 miliardi annunciati, all’assenza del piano assunzioni». Critiche agli aumenti dell’indennità: «Agli infermieri arriverebbero per il 2025 circa 7 euro e per il 2026 circa 80 euro. Peraltro risorse legate, per la maggior parte, a un contratto da discutere tra almeno due anni». Sotto tiro pure le maggiori risorse agli specializzandi, «insufficienti a convincere i giovani medici».
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Disco verde alla manovra. Aiuti alle famiglie e taglio del cuneo. La riforma delle tax expenditures impone lo stop ai diktat verdi.I sacrifici saranno distribuiti su tre anni, ma sarà possibile modularli in modo flessibile.Aumenti per medici, infermieri e specializzandi, soprattutto per chi sceglie branche meno gettonate. Premi alle Regioni che tagliano le liste di attesa. I camici bianchi chiedono più risorse: sciopero il 20 novembre.Lo speciale contiene tre articoli.Alla fine il testo della manovra è arrivato in Aula. Ha ricevuto la bollinatura e sebbene con un giorno di ritardo si piazza tra i record delle tempistiche di un governo. Almeno negli ultimi 15 anni. Si tratta di un perimetro di 30 miliardi con un importante taglio al deficit e due grandi focus. L’attenzione ai lavoratori con un taglio del cuneo che agevola chi incassa meno di 40.000 euro lordi all’anno e coinvolge circa 1,3 milioni di dipendenti in più rispetto agli anni scorsi. Altro pilastro sono la famiglia e la natalità. Qui l’esecutivo ha messo 1,5 miliardi di euro. C’è il bonus bebè confermato e una serie di agevolazioni, ovviamente correlate all’Isee del contribuente. Le pensioni minime anche se solo del 2,2% sono state alzate e ci sono fondi per agevolare chi si ferma al lavoro e non va in pensione. Questa manovra ha dunque due aspetti molto positivi e uno che ci porta a una prece per quella che un tempo si chiamava borghesia. Il primo elemento positivo è l’attenzione alla famiglia e al lavoro. L’Italia ne ha certo bisogno nella speranza di scongiurare un poco la tremenda deriva della denatalità. Il secondo elemento tocca la componente tecnica della finanza pubblica. L’approccio draghiano che Giancarlo Giorgetti sta portando avanti sembra essere molto apprezzato dai mercati. E c’è da scommettere che lo sarà pure da Bruxelles. Meno debito, meno deficit, rating in miglioramento e grande attenzione ai nostri titoli di Stato. Quanto è successo ieri, ad esempio, è una rarità per l’Italia. A fronte di una offerta di 13 miliardi di Btp, la domanda è arrivata a 200. Ben 15 volte tanto. La corsa? Dovuto all’immagine che i fondi e le agenzie Usa stanno dipingendo del nostro Paese. Certo, alla finanza internazionale interessa il ritorno sugli investimenti e sapere che il governo è stabile. Un discorso diverso è invece la discrasia del mercato interno. I consumi che non salgono e gli stipendi al palo alla pari della produttività. L’export che traina il Pil e l’avanzo di bilancio compensano però in modo disarticolato il settore industriale che soffre. Non è un caso se il Paese sta assistendo a una apparente schizofrenia giuslavoristica. Mentre sale il numero degli occupati, aumenta anche il numero delle ore di cassa integrazione. Il manifatturiero ne fa ampio uso. Investe meno in nuove tecnologie e usa la forza lavoro come ammortizzatore. Qui ci si riallaccia alla questione del cuneo fiscale. Mentre resta aperta un’altra questione quella dei consumi interni. La manovra appena bollinata infatti colpisce tagliando le detrazioni e le deduzioni chi guadagna più di 75.000 euro all’anno. Nel dettaglio il testo recita: «Per i soggetti con reddito complessivo superiore a 75.000 euro gli oneri e le spese per i quali è prevista una detrazione dall’imposta lorda, dal presente testo unico o da altre disposizioni normative, considerati complessivamente, sono ammessi in detrazione fino a un ammontare calcolato moltiplicando l’importo base determinato ai sensi del comma 2 in corrispondenza del reddito complessivo del contribuente per il coefficiente indicato nel comma 3 in corrispondenza del numero di figli, compresi i figli nati fuori del matrimonio riconosciuti, adottivi, affidati o affiliati, presenti nel nucleo familiare del contribuente». Tradotto, la cifra più alta ammessa in detrazione sarà 14.000 euro. Solo 8.000 per chi ha un reddito superiore ai 100.000 euro. «Sono escluse dal computo dell’ammontare complessivo: le spese sanitarie detraibili; gli oneri detraibili sostenuti in dipendenza di prestiti o mutui contratti fino al 31 dicembre 2024, nonché le rate delle spese detraibili sostenute fino al 31 dicembre 2024», prosegue l’articolo appena approdato in Aula. Ma a stupire (anche se le parole di Giorgetti sulla casa sono state sempre critiche) è l’altra fetta di detrazioni che man mano si vanno riducendo colpendo il bene primario degli italiani: la casa. L’articolo 8 della manovra insiste infatti sulle detrazioni innalzando alcune voci al 50% ma solo per il 2025 e abbassando altre voci al 36% per gli anni successivi. Si introduce un tetto a 96.000 euro di lavori e alcune valutazioni saranno da ricalcolare rispetto alle spese del 2023. Insomma, si scivola sulla solita mania della retroattività. A farne le spese sono anche i lavori riguardanti l’efficientamento energetico e il miglioramento sismico degli edifici. Il quadro che emerge è quello di un marcato ridimensionamento di un sistema di incentivi, in atto da più di un quarto di secolo, che ha visto negli anni il sostegno trasversale di tutte le forze politiche in risposta a esigenze di interesse generale: contrasto al sommerso, maggiore sicurezza, tutela dell’ambiente. Sembra che siamo di fronte a una svolta fiscale importante. Apre a un ultimo interrogativo. Il governo ha due anni di tempo per ottemperare alle normative Ue sulla casa green. Pensare di andare dietro a Bruxelles e tagliare gli incentivi sarebbe un doppio salasso. 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Gli obiettivi di risparmio sono ripartiti tra i ministeri in base al ddl Bilancio, ma è prevista la possibilità di rimodularli in termini di competenza e di cassa anche tra programmi diversi nell’ambito degli stati di previsione della spesa, su proposta dei ministri. Quindi i tagli saranno gestibili in modo flessibile dai singoli dicasteri. Inoltre per potenziare il controllo della finanza pubblica negli enti statali, un rappresentante del ministero dell’Economia guidato da Giancarlo Giorgetti siederà nei collegi di revisione e sindacali. La norma si applicherà solo se il contributo a carico dello Stato è «significativo». Per il momento questo è stabilito a 100.000 euro l’anno in attesa di un dpcm entro marzo 2025. Intanto gli enti non potranno effettuare spese per l’acquisto di beni e servizi superiori a quelle del 2021-2022 e 2023. Anche la Rai dovrà risparmiare. Nel 2025 le spese per il personale e per gli incarichi di consulenza non potranno superare il livello del 2023. mentre nel 2026 dovranno essere ridotte di almeno il 2% rispetto alla media di quelle sostenute nel triennio 2021-2023. La manovra prevede la riduzione dei sussidi ambientali dannosi con la ridefinizione della base imponibile ai fini Irpef del reddito ritraibile dal veicolo aziendale concesso in uso al dipendente. Questi di solito sono tassati come fringe benefit secondo un criterio di determinazione forfettario e in relazione ai valori di emissione del veicolo. La nuova normativa premia i veicoli ibridi plug in e full electric. Novità per il settore dei giochi. Dal 2025 ci sarà una quarta estrazione settimanale aggiuntiva, nella giornata di venerdì, del Lotto e del Superenalotto. Se tale estrazione ricorre in un giorno di festività riconosciuta agli effetti civili su tutto il territorio nazionale, sarà posticipata al primo giorno feriale successivo ovvero, in casi eccezionali, sarà anticipata al primo giorno feriale antecedente, con provvedimento dell’Agenzia delle dogane, garantendo la continuità progressiva dei concorsi. Il Fondo per le emergenze nazionali è incrementato di 50 milioni di euro annui a decorrere dal 2025. La relazione tecnica della manovra dà un’indicazione dell’entità importante del gettito atteso. «Se si confronta la raccolta del gioco attuale con quella di un periodo precedente l’introduzione della quarta estrazione si nota che l’aumento della raccolta settimanale è di circa 4,5 milioni di euro per il Lotto e di circa 3,1 milioni per il Superenalotto». Poi si legge che «si può ipotizzare un utile erariale incrementale annuale di 54 milioni per il Lotto e 51 milioni per il Superenalotto». Mentre tutti sono chiamati a fare sacrifici, questo non vale per i parlamentari che non solo continuano a salvarsi da qualsiasi iniziativa di spending review, ma vedono addirittura aumentare le loro disponibilità. Il fondo per le iniziative parlamentari, il cosiddetto «tesoretto», è finanziato con 120 milioni nel 2025 che salgono a 200 milioni «a decorrere dal 2026». La giustificazione di tale elargizione, come riportato dal testo della manovra, è che serve «per far fronte a esigenze indifferibili che si manifestano nel corso della gestione». La parola ora passa al Parlamento dove c’è da aspettarsi il solito «assalto alla diligenza» che preferibilmente si concentrerà sui tagli. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/manovra-novita-2669469245.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="il-fondo-sanitario-sale-di-25-miliardi-ma-niente-maxi-piano-di-assunzioni" data-post-id="2669469245" data-published-at="1729753169" data-use-pagination="False"> Il Fondo sanitario sale di 2,5 miliardi. Ma niente maxi piano di assunzioni Luci e ombre nei 20 articoli dedicati alla Sanità previsti dalla legge di bilancio. Aumento contrattuale per il personale, incentivi per i giovani medici specializzandi, rifinanziamento delle tariffe ospedaliere aggiornate dopo ben 20 anni e «premi» per le Regioni che si mettono in regola con lo smaltimento delle liste d’attesa sono i pilastri portanti per questo settore della manovra. Manca però il piano triennale di maxi assunzioni, i 30.000 nuovi medici e infermieri fortemente reclamati dalle strutture e sui quali il ministro Orazio Schillaci si era speso particolarmente alla luce dell’aumento del fabbisogno negli ospedali per la forte ondata di prepensionamenti post Covid e la fuga dei giovani medici all’estero. Ma la coperta del bilancio è corta e, facendo una scala delle priorità, il Tesoro ha pensato di mettere più soldi nelle tasche del personale sanitario e gratificare con un aumento il lavoro svolto nei Pronto soccorso, prima trincea del servizio sanitario nazionale particolarmente sotto pressione. Vediamo il dettaglio. Innanzitutto la conferma che le spese sanitarie (come quelle per i mutui per la casa) sono escluse dal tetto della revisione delle detrazioni. Nel testo si legge che «sono escluse dal computo dell’ammontare complessivo degli oneri e delle spese le spese sanitarie detraibili così come sono esclusi gli oneri sostenuti in dipendenza di prestiti o mutui contratti fino al 31 dicembre 2024». Il Fondo per il servizio sanitario nazionale cresce nel 2025 per un importo pari a 1,302 miliardi (più il miliardo stanziato dalla manovra di bilancio dell’anno scorso), per poi salire a 5,078 miliardi per il 2026, a 5,780 miliardi per il 2027, a 6,663 miliardi per il 2028, a 7,725 miliardi per il 2029. I fondi andranno in parte ai rinnovi contrattuali del personale sanitario nazionale e del personale convenzionato e in parte per il «perseguimento degli obiettivi sanitari di carattere prioritario e di rilievo nazionale». A questa ultima voce sono destinati 928 milioni per il 2026, 478 milioni per il 2027 e 528 milioni annui a decorrere dal 2028. In particolare, ai rinnovi contrattuali del periodo 2028-2030 andranno 883 milioni per il 2028, 1,94 miliardi per il 2029 e 3,11 miliardi a decidere dal 2030. Aumenta l’indennità per chi lavora nei Pronto soccorso, sia medici sia infermieri, con lo stanziamento di 50 milioni lordi nel 2025 e nel 2026, nel limite di 15 milioni di euro per la dirigenza medica e 35 milioni per il personale. Dal 2026 si passa a 100 milioni di euro annui. Sale anche una voce della busta paga di tutti i sanitari e cioè quella dell’indennità di specificità: per i medici crescerà di 50 milioni per il 2025 e di 327 milioni dal 2026, mentre per gli infermieri cresce di 35 milioni nel 2025 e 285 milioni a decorrere dal 2026, infine per gli altri operatori socio sanitari di 15 milioni nel 2025 e 150 milioni dal 2026. Uno dei problemi maggiori del settore è la fuga dei giovani medici. Oltre quindi agli aumenti contrattuali, vengono incentivate le specializzazioni. La parte fissa del trattamento economico per gli specializzandi è aumentata del 5% (circa 100 euro) mentre per quelle branche che oggi vengono scelte meno la parte variabile crescerà del 50%. Si tratta tra le altre di medicina d’urgenza (quella del Pronto soccorso), radioterapia, chirurgia generica a geriatria, genetica medica e malattie infettive e tropicali, medicina nucleare, virologia, nefrologia e biometria. Gli attuali contratti di formazione per il primo e secondo anno passano da 25.000 euro l’anno a 26.135 e a 27.285 per le specializzazioni sopra indicate e i contratti per il terzo, quarto e quinto anno passano da 26.000 euro a 27.135, ovvero a 28.785 per quelle particolari branche. Attenzione è riservata alle liste d’attesa. Nella manovra ci sono premialità per 50 milioni nel 2025 e 100 milioni dal 2026 in poi destinate alle Regioni che riusciranno a mettersi in regola sugli adempimenti per le liste d’attesa. Più risorse, pari a 110 milioni annui, a decorrere dal 2024 e di ulteriori 10 milioni dal 2025. Aumenta il tetto di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie dalle strutture private accreditate che cresce di 0,5 punti nel 2025 (61,5 milioni) e un punto dal 2026 (123 milioni). Viene aggiornato il tariffario delle prestazioni ospedaliere dopo 20 anni (i cosiddetti Drg) stanziando 77 milioni nel 2025 e 1 miliardo a decorrere dal 2026 (350 milioni per la riabilitazione e 650 milioni per la parte ospedaliera). Si vincolano 50 milioni per l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza. E si finanzia anche il piano pandemico 2025-2028: 50 milioni nel 2025, 150 milioni per il 2026 e 300 milioni a decorrere dal 2027. Ma per il sindacato le risorse nella manovra sono «briciole» e la risposta è la manifestazione e lo sciopero del 20 novembre. Anaao assomed, Cimo-Fesmed e Nursing up in una nota congiunta accusano il governo di «cambiare le carte in tavola rispetto a quanto proclamato mesi fa. Dall’aumento di 1,3 miliardi del Fondo sanitario nel 2025 distante dai 3,7 miliardi annunciati, all’assenza del piano assunzioni». Critiche agli aumenti dell’indennità: «Agli infermieri arriverebbero per il 2025 circa 7 euro e per il 2026 circa 80 euro. Peraltro risorse legate, per la maggior parte, a un contratto da discutere tra almeno due anni». Sotto tiro pure le maggiori risorse agli specializzandi, «insufficienti a convincere i giovani medici».
Monterosa ski
Dopo un’estate da record, con presenze in crescita del 2% e incassi saliti del 3%, il sipario si alza ora su Monterosa Ski. In scena uno dei comprensori più autentici dell’arco alpino, da vivere fino al 19 aprile (neve permettendo) con e senza gli sci ai piedi, tra discese impeccabili, panorami che tolgono il fiato e quella calda accoglienza che da sempre distingue questo spicchio di territorio che si muove tra Valle d’Aosta e Piemonte, abbracciando le valli di Ayas e Gressoney e la Valsesia.
Protagoniste assolute dell’inverno al via, le novità.
A Gressoney-Saint-Jean il baby snow park Sonne è fresco di rinnovo e pronto ad accogliere i piccoli sciatori con aree gioco più ampie, un nuovo tapis roulant per prolungare il divertimento delle discese su sci, slittini e gommoni, e una serie di percorsi con gonfiabili a tema Walser per celebrare le tradizioni della valle. Poco più in alto, a Gressoney-La-Trinité, vede la luce la nuova pista di slittino Murmeltier, progetto ambizioso che ruota attorno a 550 metri di discesa serviti dalla seggiovia Moos, illuminazione notturna, innevamento garantito e la possibilità di scivolare anche sotto le stelle, ogni mercoledì e sabato sera.
Da questa stagione, poi, entra pienamente in funzione la tecnologia bluetooth low energy, che consente di usare lo skipass digitale dallo smartphone, senza passare dalla biglietteria. Basta tenerlo in tasca per accedere agli impianti, riducendo così plastica e attese e promuovendo una montagna più smart e sostenibile, dove la tecnologia è al servizio dell’esperienza.
Sul fronte di costi e promozioni, fioccano agevolazioni e formule pensate per andare incontro a tutte le tasche e per far fronte alle imprevedibili condizioni meteorologiche. A partire da sci gratuito per bambini sotto gli otto anni, a sconti del 30 e del 20 per cento rispettivamente per i ragazzi tra gli 8 e i 16 anni e i giovani tra i 16 e i 24 anni , per arrivare a voucher multiuso per i rimborsi skipass in caso di chiusura degli impianti . «Siamo più che soddisfatti di poter ribadire la solidità di una destinazione che sta affrontando le sfide di questi anni con lungimiranza. Su tutte, l’imprevedibilità delle condizioni meteo che ci condiziona in modo determinante e ci spinge a migliorare le performance delle infrastrutture e delle modalità di rimborso, come nel caso dei voucher», dice Giorgio Munari, amministratore delegato di Monterosa Spa.
Introdotti con successo l’inverno scorso, i voucher permettono ai titolari di skipass giornalieri o plurigiornalieri, in caso di chiusure parziali o totali del comprensorio, di avere crediti spendibili in acquisti non solo di nuovi skipass e biglietti per impianti, ma anche in attività e shopping presso partner d’eccellenza, che vanno dal Forte di Bard alle Terme di Champoluc, fino all’avveniristica Skyway Monte Bianco, passando per ristoranti di charme e botteghe artigiane.
Altra grande novità della stagione, questa volta dal respiro internazionale, l’ingresso di Monterosa Ski nel circuito Ikon pass, piattaforma americana che raccoglie oltre 60 destinazioni sciistiche nel mondo.
«Non si tratta solo di un’inclusione simbolica», commenta Munari, «ma di entrare concretamente nei radar di sciatori di Stati Uniti, Canada, Giappone o Australia che, già abituati a muoversi tra mete sciistiche di fama mondiale, avranno ora la possibilità di scoprire anche il nostro comprensorio». Comprensorio che ha tanto da offrire.
Sotto lo sguardo dei maestosi 4.000 del Rosa, sfilano discese sfidanti anche per i più esperti sul carosello principale Monterosa Ski 3 Valli - 29 impianti per 52 piste fino a 2.971 metri di quota - e percorsi più soft, adatti a principianti e bambini, nella ski area satellite di Antagnod, Brusson, Gressoney-Saint-Jean, Champorcher e Alpe di Mera; fuoripista da urlo nel regno imbiancato di Monterosa freeride paradise e tracciati di sci alpinismo d’eccezione - Monterosa Ski è il primo comprensorio di sci alpinismo in Italia. Il tutto accompagnato da panorami e paesaggi strepitosi e da un’accoglienza made in Italy che conquista a colpi di stile e atmosfere genuine. Info: www.monterosaski.eu.
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Dal foyer della Prima domina il nero scelto da vip e istituzioni. Tra abiti couture, la presenza di Pierfrancesco Favino, Mahmood, Achille Lauro e Barbara Berlusconi - appena nominata nel cda - spiccano le assenze ufficiali. Record d’incassi per Šostakovič.
Non c’è dubbio che un’opera dirompente e sensuale, che vede tradimenti e assassinii, censurata per la sua audacia e celebrata per la sua altissima qualità musicale come Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Dmítrij Šostakóvič, abbia influenzato la scelta di stile delle signore presenti.
«Quando preparo gli abiti delle mie clienti per la Prima della Scala, tengo sempre conto del tema dell’opera», spiega Lella Curiel, sessanta prime al suo attivo e stilista per antonomasia della serata più importante del Piermarini. Così ogni volta la Prima diventa un grande esperimento sociale, di eleganza ma anche di mise inopportune. Da sempre, la platea ingioiellata e in smoking, si divide tra chi è qui per la musica e chi per mostrarsi mentre finge di essere qui intendendosene. Sul piazzale, lo show comincia ben prima del do di petto. Le signore scendono dalle auto con la stessa espressione di chi affronta un red carpet improvvisato: un occhio al gradino e uno ai fotografi. Sono tiratissime, ma anche i loro accompagnatori non sono da meno, alcuni dei quali con abiti talmente aderenti che sembrano più un atto di fede che un capo sartoriale.
È il festival del «chi c’è», «chi manca» ma tutti partecipano con disinvoltura allo spettacolo parallelo: quello dei saluti affettuosi, che durano esattamente il tempo di contare quanti carati ha l’altro. Mancano sì il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio, il presidente del Senato e il presidente della Camera ma gli aficionados della Prima, e anche tanti altri, ci sono tutti visto che è stato raggiunto il record di biglietti venduti, quasi 3 milioni di euro d’incasso.
Sul palco d'onore, con il sindaco Beppe Sala e Chiara Bazoli (in nero Armani rischiarato da un corpetto in paillettes), il ministro della Cultura Alessandro Giuli, l’applaudita senatrice a vita Liliana Segre, il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana accompagnato dalla figlia Cristina (elegantissima in nero di Dior), il presidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso, i vicepresidenti di Camera e Senato Anna Ascani e Gian Marco Centinaio e il prefetto di Milano Claudio Sgaraglia. Nero imperante, quindi, nero di pizzo, di velluto, di chiffon ma sempre nero. Con un tocco di rosso come per l’abito di Maria Grazia compagna di Giuseppe Marotta («è un vestito di sartoria, non è firmato da nessun stilista»), con dettagli verdi scelti da Diana Bracco («sono molto rigorosa»). Tutto nero l’abito/cappotto di Andrée Ruth Shammah («metto sempre questo per la Prima con i gioielli colorati di mia mamma»). E così quello di Fabiana Giacomotti molto scollato sulla schiena («è di Balenciaga, l’ultima collezione di Demna»).
Ma esce dal coro Barbara Berlusconi, la più fotografata, in un prezioso abito di Armani dalle varie sfumature, dall’argento al rosso al blu («ho scelto questo abito che avevo già indossato per celebrarlo»), accompagnata da Lorenzo Guerrieri. Fresca di nomina nel cda della Scala (voluta da Fontana), si è soffermata con i giornalisti. «La scelta di Šostakovič - afferma - conferma che la Scala non è solo un luogo di memoria: è anche un teatro che ha il coraggio di proporre opere che fanno pensare, che interrogano il pubblico, lo sfidano, e che raccontano la complessità del nostro tempo. La Lady è un titolo "ruvido", forte, volutamente impegnativo, che non cerca il consenso facile. È un'opera intensa, profonda, scomoda, ma anche attualissima per i temi che propone». E aggiunge: «Mio padre amava l'opera e ho avuto il piacere di accompagnarlo parecchi anni fa a una Prima. Questo ruolo nel cda l'ho preso con grande impegno per aiutare la Scala a proseguire nel suo straordinario lavoro». Altra componente del cda, Melania Rizzoli, in nero vintage dell’amica Chiara Boni, arrivata con il figlio Alberto Rizzoli. In nero Ivana Jelinic, ad di Enit, agenzia nazionale del Turismo. In blu firmato Antonio Riva, Giulia Crespi moglie di Angelo, direttore della Pinacoteca di Brera. In beige Ilaria Borletti Buitoni con un completo confezionato dalla sarta su un suo disegno. Letteralmente accerchiati da giornalisti, fotografi e telecamere Pierfrancesco Favino con la moglie Anna Ferzetti, Mahmood in Versace («mi sento regale») e Achille Lauro che dice quanto sia importante che l’opera arrivi ai giovani. Debutto lirico per Giorgio Pasotti mentre è una conferma per Giovanna Salza in Armani e ospite abituale è l’artista Francesco Vezzoli.
Poi, in 500, alla cena di gala firmata dallo chef 2 stelle Michelin nella storica Società del Giardino Davide Oldani. E così la Prima resta quel miracolo annuale in cui tutti, almeno per una sera, riescono a essere la versione più scintillante (e leggermente autoironica) di sé stessi.
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Guido Guidesi (Imagoeconomica)
Le Zis si propongono come aree geografiche o distretti tematici in cui imprese, startup e centri di ricerca possano operare in sinergia per stimolare l’innovazione, generare nuova occupazione qualificata, attrarre capitali, formare competenze avanzate e trattenere talenti. Nelle intenzioni della Regione, le nuove zone dovranno funzionare come poli stabili, riconosciuti e specializzati, ciascuno legato alle vocazioni produttive del proprio territorio. I progetti potranno riguardare settori differenti: manifattura avanzata, digitalizzazione, life science, agritech, energia, materiali innovativi, cultura tecnologica e altre filiere considerate strategiche.
La procedura di attivazione delle Zis è così articolata. La Fase 1, tramite manifestazione di interesse, permette ai soggetti coinvolti di presentare un Masterplan, documento preliminare in cui vengono indicati settore di specializzazione, composizione del partenariato, governance, spazi disponibili o da realizzare, laboratori, servizi tecnologici e prospetto di sostenibilità. La proposta dovrà inoltre includere la lettera di endorsement della Provincia competente. Ogni Provincia potrà ospitare fino a due Zis, senza limiti invece per le candidature interprovinciali. La dotazione economica disponibile per questa fase è pari a 1 milione di euro: il contributo regionale finanzia fino al 50% delle spese di consulenza per la stesura dei documenti necessari alla Fase 2, fino a un massimo di 100.000 euro per progetto.
La Fase 2 è riservata ai progetti ammessi dopo la valutazione iniziale. Con l’accompagnamento della Regione, i proponenti elaboreranno il Piano strategico definitivo, che dovrà disegnare una visione a lungo termine con orizzonte al 2050. Il programma di sviluppo indicherà le azioni operative: attrazione di nuove imprese e startup innovative, apertura o potenziamento di laboratori, creazione di infrastrutture digitali, percorsi formativi ad alta specializzazione, incubatori e servizi condivisi. Sarà inoltre definito un modello economico sostenibile e un sistema di monitoraggio basato su indicatori misurabili per valutare impatti occupazionali, tecnologici e competitivi.
I soggetti autorizzati alla presentazione delle candidature sono raggruppamenti pubblico-privati con imprese o startup come capofila. Possono partecipare enti pubblici, Comuni, Province, camere di commercio, università, centri di ricerca, enti formativi, fondazioni, associazioni e organizzazioni del terzo settore. Regione Lombardia avrà il ruolo di coordinatore e facilitatore. All’interno della direzione generale sviluppo economico sarà istituita una struttura dedicata al supporto dei territori: un presidio tecnico incaricato di orientare, assistere e valorizzare le progettualità, monitorando l’attuazione e la coerenza con gli obiettivi strategici.
Nel corso della presentazione istituzionale, l’assessore allo Sviluppo economico, Guido Guidesi, ha dichiarato: «Cambiamo per innovare. Le Zis saranno il connettore dei valori aggiunti di cui già disponiamo e che metteremo a sistema, ecosistemi settoriali che innovano in squadra tra aziende, ricerca, formazione, istituzioni e credito. Guardiamo al futuro difendendo il nostro sistema produttivo con l’obiettivo di consegnare opportunità ai giovani». Da Confindustria Lombardia è arrivata una valutazione positiva. Il presidente Giuseppe Pasini ha affermato: «Attraverso le Zis si intensifica il lavoro a favore delle imprese e dei territori. Apprezziamo la capacità di visione e la volontà di puntare sui giovani».
Ogni territorio svilupperà la propria specializzazione, puntando su filiere già forti o sulla creazione di nuovi segmenti tecnologici. Il percorso non prevede limiti settoriali ma richiede sostenibilità economica e capacità di generare ricadute occupazionali misurabili.
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