2023-12-25
Quella mano della Clinton dietro il Russiagate
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È stato condannato a quattro di anni carcere l’ex dirigente dell’Fbi Charles McGonigal per aver collaborato con l’oligarca russo sotto sanzioni americane, Oleg Deripaska. I fatti, va detto, risalgono a dopo che il diretto interessato aveva lasciato il Bureau nel 2018. È comunque da notare che proprio McGonigal fu uno degli agenti che contribuì all’apertura di Crossfire Hurricane: la controversa indagine federale sulla presunta collusione tra Donald Trump e i russi.A rivelarlo fu, in una deposizione al Senato nel settembre 2020, il Deputy Assistant Director dell'Fbi Jonathan Moffa. Costui raccontò che, nel luglio 2016, era stato McGonigal a inviargli via email un «rapporto» che «poi servì come base per aprire il caso». Crossfire Hurricane fu avviata il 31 luglio 2016 e si protrasse fino a maggio 2017, quando venne inaugurata l’indagine di Bob Mueller che si sarebbe conclusa a marzo 2019. Inoltre, secondo documenti resi pubblici dal Senato, McGonigal inviò a marzo 2017 un messaggio, in cui scriveva: «Il nostro team sta attualmente parlando di Russia con CP». Il riferimento era a Carter Page: un consigliere di Trump che era stato messo sotto sorveglianza dall’Fbi. L’aspetto interessante è che Deripaska era stato colpito da sanzioni statunitensi nel 2018, cioè ai tempi dell’amministrazione Trump. Tutto questo, mentre nel team di Crossifre Hurricane avevano operato agenti federali orientati in senso politicamente ostile allo stesso Trump: basti ricordare i controversi messaggi dell’allora agente Peter Strzok, in cui – parlando con la sua amante Lisa Page – scrisse in riferimento all’allora candidato repubblicano: «Lo fermeremo». Un messaggio, questo, risalente ad agosto 2016, quando era ormai ufficiale che il duello per le presidenziali americane sarebbe stato tra lo stesso Trump e Hillary Clinton.Quella Clinton che aveva contribuito a finanziare il controverso Dossier dell’ex spia britannica Christopher Steele: un documento, in larga parte infondato, che l’Fbi usò comunque per ottenere i mandati di sorveglianza ai danni proprio di Carter Page. Ebbene, è interessante ricordare che, come sottolineato nel 2019 dal New Yorker, Steele e Deripaska avevano avuto dei legami in passato. «Deripaska [...] aveva assunto uno studio legale americano, che a sua volta aveva assunto Steele, per aiutarli a rintracciare milioni di dollari che l'oligarca credeva gli fossero stati rubati da Paul Manafort, un ex socio in affari di Deripaska che stava per diventare il manager della campagna presidenziale di Trump», riportò la testata. Non solo. Secondo il rapporto del procuratore speciale, John Durham, una delle principali fonti del dossier fu Igor Danchenko: un soggetto che, tra il 2009 e il 2011, fu sotto indagine dell’Fbi per sospetti legami con i servizi russi. Danchenko era a sua volta in contatto con un’altra fonte di Steele: parliamo di Charles Dolan, un dirigente del Partito democratico che fu consigliere della Clinton durante la sua campagna presidenziale del 2008. Danchenko era inoltre stato presentato a Steele da Fiona Hill: colei che, dopo aver lasciato l’amministrazione Trump, testimoniò contro l’allora presidente repubblicano durante l’indagine per impeachment ai suoi danni, guadagnandosi così il pubblico elogio della stessa Hillary Clinton. Insomma, sembra proprio che dietro il Russiagate continui a spuntare la manina dell’ex first lady.