2022-01-15
Manine amiche all’Inps per truccare le carte
Sott’inchiesta due impiegati dell’ente accusati di aver concesso Cigs e riposo anticipato a chi non aveva requisiti.Per truccare la rendita vitalizia di alcuni ex dipendenti di Gedi due funzionari romani dell’Inps intercettavano le pratiche e, con un facile artificio informatico, le trattavano a loro piacimento. Dall’inchiesta sui prepensionamenti illeciti, che secondo la Procura di Roma avrebbe orchestrato Gedi e che coinvolge personale ed ex dipendenti del gruppo, salta fuori che pure nell’Istituto di previdenza c’erano delle manine a disposizione del colosso dell’editoria. Una vera e propria beffa per l’Inps, visto che l’indagine giudiziaria parte proprio da una segnalazione del dg Massimo Cioffi. Sul registro degli indagati, infatti, sono finiti anche due dipendenti di due sedi romane dell’Istituto di previdenza: Mauro Gennari e Giuseppe Piergentili. Il primo della filiale di Monteverde, il secondo di Roma Eur. Secondo l’accusa i due «inserivano e lavoravano nei sistemi informativi dell’istituto previdenziale le pratiche di ex dipendenti di diverse società del gruppo Gedi, nonostante le stesse fossero di competenza di altre filiali». In pratica, stando alla ricostruzione degli investigatori, in alcuni casi veniva modificata «artatamente la residenza, al fine di avocare alla propria filiale la competenza territoriale». Una volta assicurato questo passaggio, i due avrebbero «agevolato gli stessi» facendo «figurare falsamente il possesso dei requisiti […] utili al fine di fruire indebitamente della Cigs (la Cassa integrazione guadagni straordinaria, ndr) e quindi del beneficio del collocamento a riposo anticipato riservato ai lavoratori del settore editoria, mediante la presentazione di domande di riscatto di periodi contributivi supportate da documentazione falsa». In questo modo, secondo l’accusa, l’Inps, che erogava quindi ai fortunati i relativi ratei di pensione in realtà non spettanti, sarebbe stata indotta in errore. Ma ne avrebbe anche subito un danno. Al contrario, i fortunati, avrebbero ottenuto quello che i magistrati definiscono un profitto «ingiusto e ingente». E, così, su circa 60 istanze di riscatto presentate da dipendenti del gruppo Gedi, «ben 40 sono state lavorate nelle sedi Inps di Roma»: la Eur 7001 ne ha trattate 21, Roma Monteverde 7002, invece, 19. Le «40 pratiche in questione», si legge negli atti dell’inchiesta, coincidenza, «risultano lavorate tutte dai due impiegati», nonostante la competenza territoriale dei due uffici non corrispondesse a quella di residenza di coloro che presentarono l’istanza. A Piergentili i pm contestano di aver «indebitamente lavorato undici pratiche di competenza di altre sedi, per le quali ha illecitamente trasferito la residenza»; mentre le pratiche sotto la lente per Gennari sono 17 e per quattro di queste sarebbe stata alterata la residenza «verso indirizzi fittizi». La procedura usata nella filiale dell’Eur appare anche più raffinata: «A corredo delle istanze lavorate [...] sono stati prodotti, quali giustificativi dei rapporti di lavoro asseritamente svolti, attestati sostitutivi di libretti di lavoro tutti autenticati, per copia conforme all’originale, presso i medesimi uffici anagrafici dell’XI Municipio (attuale VIII) del Comune di Roma e dai medesimi ufficiali di anagrafe». Questi ultimi, che sarebbero due, non risultano indagati anche se i magistrati romani ipotizzano che «abbiano autenticato copie fotostatiche senza vedere l’originale». A Monteverde invece il sotterfugio sarebbe stato perpetrato in un modo che i pm definiscono «più grossolano», producendo «quali giustificativi dei rapporti di lavoro asseritamente svolti, attestati sostitutivi di libretti di lavoro quasi tutti […] recanti timbri per copia conforme all’originale relativi a Gruppo editoriale l’espresso Spa o Rotocolor Spa». Le conclusioni degli inquirenti sulle pratiche evase da Piergentili sono durissime: «Tutte le pratiche oggetto di riscatto esaminate dalla pg sono risultate relative a lavori mai svolti, giustificati solamente attraverso copie conformi falsificate di attestati sostitutivi di libretti di lavoro». Copie definite come «palesemente inattendibili», perché i periodi di lavoro riportati non corrisponderebbero a quelli registrati nella banca dati della stessa Inps.