2021-07-17
Mancata zona rossa, rimane il segreto. Il Consiglio di Stato beffa la Valseriana
Domenico Arcuri, Giuseppe Conte, Roberto Speranza (Ansa-iStock)
Pochi giorni fa il Corriere della Sera ha ricordato le terribili immagini del 2020, quando nella notte del 18 marzo una colonna di camion dell'esercito trasportò nei cimiteri di altre regioni i morti della provincia di Bergamo. Settanta mezzi militari carichi di bare attraversarono in un silenzio irreale la città. Dopo la vittoria della Nazionale a Wembley, le stesse vie percorse dal funereo corteo sono state teatro di altre immagini, ma questa volta di festa. Un simbolo di riscatto, hanno scritto sui social: «È bello, bellissimo». Tutto dimenticato, dunque? No, per niente. Anche noi siamo felici che in via Borgo Palazzo non ci fossero gli autocarri carichi di vittime, ma i tifosi dell'Italia. Tuttavia, nonostante le magnifiche parate di Gigio Donnarumma e l'altrettanto magnifico gol di Leonardo Bonucci, non abbiamo nessuna voglia di archiviare ciò che è accaduto a Bergamo nel marzo dello scorso anno. E credo che insieme a noi, a voler ricordare, ma soprattutto capire, siano in tanti, per di più tra i familiari delle persone scomparse.All'inizio della mia carriera ho lavorato a Bergamo per quattro anni, conosco benissimo la Valseriana da cui è partito il primo focolaio e ad Alzano Lombardo, il cui ospedale è divenuto tristemente famoso anche ai siciliani, sono nate le mie figlie. Dunque, diciamo che, pur non avendo perso nessuno a causa del Covid, ho un motivo per capire come un paese con meno di 15.000 abitanti, famoso per le Cartiere Pigna, quelle che hanno sfornato quaderni per generazioni di studenti, sia diventato la Wuhan italiana. Ovviamente non sono a caccia dell'untore o del paziente zero: sono alla ricerca delle responsabilità. In particolare, di coloro che in quei primi giorni di marzo dello scorso anno, quando si capì che, a differenza di ciò che ci era stato raccontato da Speranza e compagni, il virus era già fra noi, non fecero ciò che era necessario, ovvero chiudere. Per settimane, già all'epoca ci si interrogò sulle ragioni che spinsero le autorità a non dichiarare Alzano e dintorni zona rossa. Erano i giorni dei brindisi solidali, quando Milano e Bergamo non si fermavano, con sindaci e governatori pronti a manifestare vicinanza alla comunità cinese. Erano i giorni in cui Attilio Fontana, avendo indossato davanti alle telecamere una mascherina chirurgica, veniva preso in giro perfino da ministri e capi della Protezione civile. Ma erano soprattutto i giorni in cui a un certo punto ad Alzano arrivarono centinaia di uomini delle forze dell'ordine e dell'esercito. Tutto sembrava pronto per dichiarare zona rossa la Valseriana o per lo meno una parte di essa. Invece, gli uomini in divisa pernottarono per qualche giorno in albergo e poi se ne andarono, salvo ritornare dieci giorni dopo con i camion per caricare le bare e portarle in altre regioni, perché i cimiteri di Bergamo erano al collasso.Ecco, è passato oltre un anno da quei giorni, ma ancora non sappiamo chi ordinò il dietrofront, facendo ritornare in caserma i militari. E purtroppo, nonostante la voglia di capire perché non si intervenne subito ma si preferì tergiversare lasciando che il virus corresse, rischiamo di non saperlo. Già, perché nonostante le molte inchieste, nonostante le molte interrogazioni, lo Stato non ha alcuna intenzione di alzare il velo su quanto accaduto. Il Tar aveva dato ragione ai familiari delle vittime che chiedevano l'accesso agli atti per capire chi avesse deciso di far rientrare i militari senza dichiarare la zona rossa, ma l'Avvocatura dello Stato è ricorsa al Consiglio di Stato e ieri i magistrati amministrativi hanno sentenziato che la decisione del Tar non era ben argomentata, dunque hanno respinto la richiesta. Alzano e dintorni dovevano essere isolati, come accaduto a Codogno o a Vo' Euganeo, già il 2 marzo, ma inspiegabilmente qualcuno decise il contrario. Anzi, costrinse soldati e forze dell'ordine già accampati nei paraggi a levare le tende. Così, a distanza di un anno e quattro mesi, ancora non sappiamo come e perché la Valseriana divenne il lazzaretto d'Italia. E dire che fino a poco tempo fa a Palazzo Chigi dettava legge un uomo come Giuseppe Conte, oggi aspirante leader di un movimento che aveva fatto della trasparenza una delle sue ragioni di crescita. Non erano loro, i grillini, quelli che volevano aprire il Parlamento con un apriscatole per mostrarne i segreti al popolo? Non erano i 5 stelle a volere la diretta streaming per rendere tutto pubblico? Bene, ora hanno un'occasione straordinaria: chiedere la desecretazione di quegli atti, per far sapere ai parenti delle vittime chi preferì girare i tacchi invece di intervenire.